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Covid 19

La seconda dose di richiamo del vaccino Covid dimezza il rischio di ricovero in ospedale

I CDC hanno dimostrato che il secondo booster di vaccino Covid aggiornato contro le sottovarianti BA.4 e BA.5 di Omicron abbatte del 50% il rischio di ricovero.
A cura di Andrea Centini
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La seconda dose di richiamo del vaccino anti Covid abbatte di oltre il 50 percento il rischio di aver bisogno di assistenza medica, finire al pronto soccorso o essere ricoverati in ospedale per la forma severa della COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2. Si tratta dei primi dati concreti che evidenziano l'efficacia dei vaccini aggiornati – nello specifico Pfizer e Moderna – contro il patogeno pandemico per combattere le sottovarianti BA.4 e BA.5 di Omicron, il lignaggio “super mutato” rilevato per la prima volta in Sudafrica circa un anno fa e che ha rapidamente soppiantato la variante Delta nel mondo. Omicron, infatti, è caratterizzata da molteplici mutazioni sulla proteina S o Spike – il grimaldello biologico che permette di invadere le cellule umane – e risulta particolarmente elusiva nei confronti degli anticorpi neutralizzanti, sia quelli innescati da una precedente infezione che quelli legati alla vaccinazione. Proprio per questo sono stati approvati i nuovi vaccini specifici contro le sottovarianti dominanti di Omicron. Ora abbiamo la conferma che sono molto efficaci nel proteggerci dalla malattia grave.

A determinare che il secondo booster (o seconda dose di richiamo) di vaccino aggiornato contro Omicron abbatte di oltre il 50 percento il rischio di ricovero / richiesta di assistenza medica per COVID-19 grave è stato un team di ricerca dei CDC (Centers for Disease Control and Prevention), tra le principali organizzazioni di salute pubblica negli Stati Uniti. I ricercatori, coordinati dal dottor Mark W. Tenford della Divisione Influenza – Centro Nazionale per l'Immunizzazione e le Malattie Respiratorie dei CDC, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i dati di decine di migliaia di pazienti inclusi nel progetto di ricerca VISION Network, volto a proprio a valutare l'efficacia dei vaccini contro il SARS-CoV-2.

Negli USA la seconda dose booster aggiornata è stata introdotta il 1 settembre del 2022, ma non ha fatto breccia come le precedenti. Lo stesso è avvenuto anche in Italia e altrove, dove il tasso di vaccinazione è molto più basso rispetto al ciclo di base / primo richiamo. Il Whashington Post ha evidenziato che solo il 14 percento degli americani papabili si è sottoposto alla seconda dose booster. In Italia i dati del Ministero della Salute indicano che ad oggi, sabato 17 dicembre, si sono sottoposti al secondo richiamo circa 5,5 milioni di persone, pari al 28,58 percento della popolazione potenzialmente soggetta all'iniezione (che ha fatto la terza dose da almeno 4 mesi).

Dall'analisi statistica dei dati i CDC statunitensi hanno dimostrato che il secondo booster ha abbattuto la richiesta di assistenza medica per COVID-19 con sintomi clinici del 56 percento rispetto a chi non si è mai vaccinato; del 31 percento rispetto a chi aveva fatto l'ultima dose di vaccino monovalente (non aggiornato contro Omicron) 2-4 mesi prima; e del 50 percento rispetto a chi aveva fatto l'ultima dose di monovalente da 11 mesi o più. Per quanto concerne i ricoveri in ospedale per COVID-19 grave, la seconda dose ha abbattuto il rischio del 57 percento rispetto a nessuna vaccinazione; del 38 percento rispetto all'ultima dose monovalente fatta 5-7 mesi prima e del 45 percento rispetto all'ultima dose monovalente fatta da almeno 11 mesi. In altri termini, il secondo booster dimezza il rischio di Covid grave.

Questi dati indicano chiaramente due cose: che il vaccino Covid base dopo circa un anno perde molta della sua efficacia contro le sottovarianti elusive di Omicron, ma anche che il booster aggiornato offre una significativa protezione contro il rischio di Covid grave. Ciò è particolarmente prezioso in un momento in cui si stanno diffondendo molti casi di influenza aggressiva e di infezione da virus respiratorio sinciziale umano (RSV), la cosiddetta triplendemia che sta mettendo in difficoltà molti ospedali.

“In questo inverno di virus respiratori impazziti, la cosa migliore che le persone possono fare (soprattutto gli adulti più anziani) è ottenere il richiamo bivalente e il vaccino antinfluenzale (i dati indicano che è abbastanza ben abbinato ai ceppi circolanti quest'anno)!”, ha dichiarato al Washington Post la professoressa Jeanne Marrazzo, direttrice delle malattie infettive presso l'Università dell'Alabama di Birmingham. La scienziata ha sottolineato che la seconda dose è particolarmente preziosa negli over 65, per i quali la protezione extra contro le attuali varianti circolanti rispetto alle dosi monovalenti fatte in passato arriva persino al 70 – 80 percento.

A causa delle festività natalizie in arrivo e dell'inevitabile aumento degli incontri tra le persone, la professoressa Marrazzo ha sottolineato che chi vuole proteggersi dal patogeno pandemico deve vaccinarsi al più presto. La massima protezione dei vaccini si raggiunge infatti circa un paio di settimane dopo l'inoculazione, anche se cominciano a fare effetto già poco dopo l'iniezione, stimolando il sistema immunitario. I dettagli della ricerca “Early Estimates of Bivalent mRNA Vaccine Effectiveness in Preventing COVID-19–Associated Emergency Department or Urgent Care Encounters and Hospitalizations Among Immunocompetent Adults — VISION Network, Nine States, September–November 2022” sono stati pubblicati nel database “Morbidity and Mortality Weekly Report (MMWR)” dei CDC.

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