La scelta di Charley e Anna: “Dalla morte del nostro maialino Pumba è nato un rifugio per animali”
Cos'è una famiglia convenzionale? Per Charley Rama e Anna Baldato, una giovane coppia della provincia di Vicenza, è quella in cui c'è spazio per ogni animale in difficoltà, non solo quelli che siamo abituati a considerare domestici, come cani e gatti. La loro storia sui social – oggi hanno una community di oltre 600.000 follower solo su Instagram – inizia qualche anno fa con l'adozione di Pumba, un maialino vietnamita affetto da una malattia genetica, che in pochi mesi ha conquistato migliaia di persone, e continua tutt'oggi.
Nel mezzo sono successe tante cose, tra cui due libri e tanti altri animali salvati da morte certa: oggi, Pumba non c'è più, ma in sua memoria, a fine 2023 i due ragazzi hanno aperto un rifugio per animali che porta il suo nome. Si chiama Oasi Pumbino e oggi ospita circa 25-30 animali tra galli, galline, oche, pecore, capre, asinelli e maiali. Anche sul loro profilo @charleyeanna, i due ragazzi continuano a raccontare la loro vita: oltre alla piccola Diana, la loro prima figlia nata solo qualche mese fa, con loro ci sono anche un maialino, Maky, due cani, Pongo e Liupa, e la gattina Alaska Çell.
La loro storia è l'esempio raro di una scelta radicale che, a differenza di quanto accade di solito sui social, non ha mai attirato odio o creato fazioni. "È importante – scrive Charley in un post su Instagram – cominciare a pesare quello che si fa, quello che si mangia e quello che si dice perché in ogni cosa c’è sempre qualcuno che può soffrire". A Fanpage.it ha raccontato com'è nato tutto e cosa significa oggi per una coppia di giovani scegliere di essere un'eccezione.
Da Pumba al rifugio che porta il suo nome. È stato un percorso difficile?
Non la definirei una scelta difficile, è successo tutto in modo molto naturale. Pumba è arrivato in un momento della mia vita particolare, quando mia mamma si è ammalata di cancro, e dal momento in cui è entrato nella mia vita, l'ha cambiata, cambiando me stesso e la mia visione del mondo. Ovviamente ero già sensibile al tema dei diritti degli animali, ma Pumbino mi ha dato il colpo di grazia. Conoscerlo ha fatto la differenza.
In Italia non è ancora considerato convenzionale prendere un maialino come animale domestico. Questo vi ha mai portato delle critiche?
Sicuramente è un gesto percepito come nuovo e lo era ancora di più tre anni fa, quando abbiamo adottato Pumbino, ma in realtà non abbiamo mai ricevuto grandi critiche.
Eppure sui social gli hater non mancano. Secondo te perché con voi non è successo?
Penso che a fare la differenza sia stato il nostro modo di comunicare la nostra scelta di vita. Io non ho mai studiato comunicazione, anzi fino a qualche tempo fa ero una persona introversa e timida, anche se oggi non lo diresti. Ma lo stress psicologico e l'ansia di perdere mia madre da un momento all'altro erano così forti che avere Pumba al mio fianco era troppo più importante delle critiche, comunque poche, che ricevevo. E il fatto di non curarmene troppo mi ha spinto ad avere una comunicazione spontanea al 100%. Secondo me è questa autenticità, priva di giudizio, ad avere fatto appassionare molte persone alla nostra storia e ai nostri animali.
Molti contenuti che vogliono sensibilizzare su queste tematiche, come l'importanza di mangiare meno carne, vengono spesso attaccati.
Non sto dicendo che gli altri sbagliano, ma quello che credo abbia aiutato le persone a incuriosirsi prima a Pumba e poi alla nostra famiglia sia il fatto che noi non giudichiamo mai nessuno. Oggi tra i vari social ci seguono milioni di persone e ovviamente non sono tutte vegane e vegetariane.
Penso che le persone che guardano i nostri video, lo facciano con un tono di leggerezza, ma questo non significa che non arrivi il messaggio. Paradossalmente, forse le persone vedono di più la sofferenza che questi animali normalmente subiscono in questo modo piuttosto che quando le incolpi per loro azioni.
Quando Pumba è morto, molte persone ti hanno scritto di aver smesso di mangiare carne grazie a lui. Cosa hai pensato?
Tutti i giorni incontro persone che mi raccontano di aver smesso di mangiare carne o di essere diventate vegane dopo aver conosciuto la storia di Pumba e mi ringraziano per averli aiutati ad aprire gli occhi. Non è mia intenzione giudicare il lavoro degli altri, ma penso – e ripeto è un mio punto di vista – che una certa comunicazione che sembra giudicare le persone per le scelte che fanno sia a volte respingente. Far sentire le persone in colpa per qualcosa che ancora non hanno compreso non porta a nulla.
Cosa vuoi raccontare con i tuoi social?
Io semplicemente provo a instillare un ragionamento, mostrando cos'è davvero un animale se viene posto nelle condizioni di vivere la sua vita. Mi riferisco agli animali oggi considerati non tradizionalmente domestici, come i maiali. Nessuno davvero li conosce al di fuori del contesto in cui li abbiamo sempre pensati, ovvero come animali da mangiare. Ad esempio, chi sa che i maiali sono più intelligenti dei cani dal punto di vista del problem solving o più puliti?
E come pensi di farlo capire alle persone?
Mostrare che tutti gli animali, dalla gallina alla pecora, hanno un potenziale può forse portare a un cambiamento, anche piccolo. Con il nostro agnellino, Wilson, abbiamo toccato molti cuori: in tanti follower ci hanno scritto che grazie a lui hanno smesso di mangiare carne da agnello. Certo, è un piccolo passo, ma il cambiamento può avvenire anche per piccoli passi, non per forza dall'oggi al domani. Con la mia compagna Anna è stato così: quando ci siamo conosciuti, da ragazzini, lei era una carnivora convinta. Io non le ho mai suggerito di diventare vegana, eppure lo ha scelto lei spontaneamente, guardando i nostri animali.
Da passione a missione. Come avete deciso di aprire il rifugio Oasi Pumbino?
L'Oasi Pumbino è nata da un dolore fortissimo, quello che ho vissuto alla morte di Pumba. Mi è morto tra le braccia, mentre cercavamo disperatamente un veterinario che potesse aiutarlo – le operazioni sui maiali sono un campo del tutto nuovo – ma non abbiamo fatto in tempo. In quei giorni ero distrutto, ma proprio da quel dolore ho deciso di aprire insieme ad Anna un rifugio per animali in memoria di Pumba e di mia madre, i due esseri viventi che hanno plasmato di più la mia personalità. Pumbino negli ultimi anni e mia mamma da sempre, da quando mi ha messo al mondo.
Cosa sperate di fare con questo nuovo progetto?
Semplicemente voglio restituire tutto il bene e le lezioni di vita che Pumba mi ha trasmesso, continuano a salvare gli animali in difficoltà – ovviamente nel rispetto delle norme di sicurezza stabilite dall'ASL di competenza – e raccontando le loro storie, la loro personalità. L'ho sempre fatto e continuerò a farlo perché credo che far conoscere davvero gli animali sia il primo passo per innescare il cambiamento.