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La sabbia del Sahara torna in Italia: quando saranno i picchi e quali sono i rischi per la salute

Gli esperti sono preoccupati per la frequenza delle nuove ondate. Le osservazioni stanno mostrando un aumento dell’intensità e della frequenza del fenomeno negli ultimi anni, evidenziando l’importanza di un monitoraggio continuo dell’atmosfera per capire come la qualità dell’aria potrebbe cambiare in relazione a questi episodi.
A cura di Elisabetta Rosso
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Cieli gialli e auto coperte da polvere rossa. Una nuova ondata di sabbia del Sahara si sta abbattendo sul Mediterraneo spinta dall'anticiclone africano. È già arrivata in Italia e il picco si verificherà tra mercoledì e giovedì su gran parte del Paese. "Stiamo monitorando l'ultimo episodio di #SaharanDust che colpirà l'Europa nei prossimi giorni con valori elevati di profondità ottica dell'aerosol previsti su Francia, Italia e parti dell'Europa centrale", ha comunicato con un post su X Copernicus, il programma di osservazione della Terra gestito in collaborazione dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dalla Commissione Europea.

Le immagini satellitari condivise dal Programma Copernicus mostrano le possibili traiettorie e le zone che saranno colpite dalla polvere del Sahara. L’asse inclinato dell’anticiclone africano e i venti forti che soffiano da sud stanno spingendo la polvere sahariana verso l'Italia. Secondo le previsioni il picco, nel Centro-Nord, si registrerà da mercoledì a venerdì, nel Sud, invece, si verificherà durante il fine settimana. 

La nuova ondata di polvere del Sahara, che colpirà l'Europa sudorientale e il Mediterraneo orientale rischia anche di peggiorare la qualità dell'aria incidendo sulla salute di milioni di cittadini, come spiega la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima). I soggetti più a rischio sono i bambini, gli anziani, i cardiopatici e chi soffre di malattie respiratorie.

Cos'è la sabbia magnetica che arriva dal Sahara

“La polvere trasportata dal vento contiene un mix di particelle sollevate dalla superficie del suolo, che viene mescolata con l'inquinamento atmosferico di origine antropica mentre si sposta a nord-ovest verso l’Europa e il Regno Unito”, ha spiegato a Reuters la professoressa Barbara Maher, direttrice del Centro per il Magnetismo e Paleomagnetismo ambientale dell'Università di Lancaster.

La sabbia proviene dal deserto del Sahara ed "è rossa perché all'interno si possono trovare ossidi di ferro, che sono magnetici. Per questo motivo, in casi come questo, la sabbia ha un comportamento magnetico. In generale dove ci sono delle rocce rosse che si possono attribuire geologicamente al ferro, allora potremo supporre che siano magnetiche", ha spiegato Riccardo Bertacco, professore ordinario di Fisica al Politecnico di Milano, a Fanpage.it

Il fenomeno ha sollevato nuove ipotesi per le teorie del complotto. C'è chi parla di scie chimiche, chi teme il cloud seeding (l' "inseminazione" delle nuvole per forzare la pioggia, usando spesso ioduro d'argento o anidride carbonica solida). In realtà, si tratta di un fenomeno naturale poco comune.

L'ondata di sabbia del 13 giugno

La sabbia del Sahara era già arrivata il 13 giugno 2024 nel bacino orientale del Mediterraneo. I Paesi maggiormente colpiti sono stati Grecia, Cipro, Bulgaria meridionale, Turchia occidentale e parte dei Balcani. Anche in Italia era già arrivata la polvere del deserto, soprattutto in Sicilia, Calabria, Puglia e Basilicata. Secondo gli esperti il fenomeno potrebbe essere legato a cambiamenti nella circolazione atmosferica, dovuti al riscaldamento globale.

Perché gli esperti sono preoccupati

Gli esperti sono preoccupati per la frequenza delle nuove ondate. “Il trasporto di polvere sahariana attraverso il Mediterraneo verso l’Europa non è insolito", ha spiegato in un comunicato stampa Mark Parrington, scienziato del CAMS. "Le osservazioni stanno mostrando un aumento dell’intensità e della frequenza di questi eventi per alcune parti d’Europa negli ultimi anni, evidenziando l’importanza di un monitoraggio continuo della nostra atmosfera per capire come la qualità dell’aria potrebbe cambiare in relazione a questi episodi”.

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