La quarta dose di vaccino Covid abbatte di oltre 4 volte il rischio di malattia grave
La quarta dose di vaccino anti Covid abbatte sensibilmente il rischio di infezione e malattia grave rispetto alle tre dosi. È quanto emerso da un nuovo studio – non ancora sottoposto a revisione paritaria – condotto da Israele, pioniere nella campagna vaccinale contro il coronavirus SARS-CoV-2. Il Paese mediorientale è stato infatti il primo al mondo ad autorizzare l'inoculazione di un secondo richiamo o booster (la quarta dose, appunto) in specifiche fasce della popolazione, quelle maggiormente esposte al rischio di infezione e COVID-19 severa: i cittadini con età uguale o superiore ai 60 anni, gli operatori sanitari e i soggetti fragili con sistema immunitario compromesso. L'obiettivo era contrastare l'ondata di variante Omicron (B.1.1.529) che sta ancora investendo numerosi Paesi, sebbene le curve epidemiologiche stanno dando chiari segnali di rallentamento. A un mese esatto dalle prime somministrazioni delle quarte dosi, iniziate il 2 gennaio 2022, sono stati pubblicati i primi risultati che ne dimostrano l'efficacia.
A determinare che un secondo richiamo riduce sensibilmente il rischio di infezione e COVID-19 grave è stato un team di ricerca guidato da scienziati del Weizmann Institute of Science, che hanno collaborato con i colleghi del Technion – Israel Institute of Technology, dell'Università Ebraica di Gerusalemme, del Ministero della Salute israeliano, dell'Istituto Gertner di epidemiologia e politica sanitaria dello Sheba Medical Center e della Facoltà di Medicina dell'Università di Tel Aviv. I ricercatori, coordinati dal professor Yinon M. Bar-On, docente presso il Dipartimento di Scienze vegetali e ambientali dell'istituto Weizmann, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato statisticamente i dati epidemiologici relativi al periodo compreso tra il 15 gennaio e il 27 gennaio 2022, al culmine dell'ondata di Omicron, coinvolgendo circa 1,2 milioni di cittadini israeliani con età uguale o superiore ai 60 anni. Nello specifico, hanno messo a confronto il tasso di infezione (diagnosticata con tampone molecolare) e di COVID-19 grave tra coloro che avevano ricevuto la quarta dose di vaccino Covid da almeno 12 giorni, coloro che avevano ricevuto la quarta dose da 3 – 7 giorni e chi aveva ricevuto solo le tre dosi. Ricordiamo che Israele – come l'Italia – effettua i booster solo con i vaccini a mRNA (RNA messaggero), ovvero lo Spikevax di Moderna e il Comirnaty di Pfizer-BioNTech. La quarta dose è stata somministrata ad almeno quattro mesi dalla terza e nello studio sono stati valutati solo i casi Pfizer.
Incrociando tutti i dati è emersa chiaramente l'efficacia protettiva della quarta dose rispetto a chi ne aveva ricevute solo tre. Il tasso di infezione nelle persone che avevano ricevuto un solo richiamo, infatti, risultava doppio rispetto a chi aveva fatto la quarta dose da 12 giorni o più (tasso ridotto di un fattore 2,0). Un risultato analogo è emerso nel confronto con chi aveva ricevuto la quarta dose da 3 -7 giorni (tasso ridotto di un fattore 1,9). Per quanto concerne il tasso di COVID-19 grave, nei cittadini con quattro dosi da almeno 12 giorni e da 3 – 7 giorni è risultato ridotto di 4,3 volte e di 4,0 volte rispettivamente, in confronto a chi aveva ricevuto solo tre dosi. Lo studio conclude dunque che il secondo richiamo o booster è efficace nel prevenire sia l'infezione che la malattia grave.
Questi risultati potrebbero spingere alcuni Paesi a rivedere le proprie strategie vaccinali, sebbene al momento non è prevista una quarta dose e alcuni scienziati ritengono che possa essere persino controproducente. Come indicato a Fanpage.it dal virologo Fabrizio Pregliasco, una quarta dose potrebbe essere resa disponibile prima del prossimo autunno per le categorie fragili e gli operatori sanitari, ma legata a un vaccino aggiornato contro la variante Omicron (qualora venisse approvato). Lo schema non sarebbe dissimile da quello per contrastare l'influenza. I dettagli della ricerca israeliana “Protection by 4th dose of BNT162b2 against Omicron in Israel” sono stati caricati nel database online MedRxiv, in attesa della revisione fra pari e la pubblicazione su una rivista scientifica.