La pugile Imane Khelif non è una persona trans: cosa dicono i dati sul testosterone e cosa vuol dire intersex
La polemica era già nata nei giorni precedenti, prima sui social e poi alimentata perfino da esponenti politici, ma oggi è letteralmente esplosa, dopo che l'azzurra Angela Carini si è ritirata dall'incontro agli ottavi di finale di boxe con la pugile algerina Imane Khelif alle Olimpiadi di Parigi 2024.
Il nocciolo della questione: il sesso di Khelif, che secondo buona parte della destra italiana, tra cui la stessa premier del Consiglio, Giorgia Meloni, non avrebbe dovuto consentirle di partecipare alla gara femminile in quanto non donna. E la sua presenza sul ring contro Carini, che invece non si è espressa sull'ammissione della collega a Parigi 2024, avrebbe reso la gara "impari", costringendo l'azzurra a ritirarsi per paura di ferirsi. Qui vi lasciamo una scheda su quali sono gli sport a maggior rischio infortuni.
La polemica contro l'atleta algerina nasce dal fatto che Khelif sembra rientrare nel caso di una particolare condizione medica, quella delle persone intersex o intersessualità (sebbene lei non lo abbia mai dichiarato ufficialmente). No, non transgender, come molti in questi giorni hanno detto e scritto. Si tratta infatti di due concetti completamente distinti: per "intersex" si definisce una particolare condizione che implica una serie di caratteristiche innate che "non rientrano – spiega l'Istituto superiore di sanità – nelle tipiche nozioni dei corpi considerati femminili o maschili". Uno di questi potrebbe essere l‘iperandrogenismo, che causa una produzione di quantità di testosterone superiore a quanto di norma può fare il corpo femminile, e di cui Khelif è affetta. In questo approfondimento il medico ha spiegato a Fanpage.it i possibili effetti del testosterone alto nelle donne sulla loro forza fisica.
Il caso di Imane Khelif
"Una scena davvero poco olimpica: vergogna a quei burocrati che hanno permesso un match che evidentemente non era ad armi pari". Ha commentato così Matteo Salvini il match durato meno di un minuto tra le due atlete. Ma non è stato l'unico che ha attaccato il Comitato Olimpico Internazionale (Cio) per la sua scelta di ammettere Khelif ai giochi olimpici.
Eppure, il Cio aveva già chiarito che l'atleta – come tutti quelli in gara – ha superato tutti i test e le visite mediche necessarie per poter essere ammessi. Già prima dell'incontro con Carini erano iniziate a circolare voci discriminatorie contro Khelif. In realtà, l'atleta, classe 1999, ha sempre gareggiato nelle competizioni femminili e si è sempre identifica come donna. Lo è su tutti i documenti da sempre (non è infatti una persona trans).
Gli alti livelli di testosterone
Tuttavia, nel 2023, per la prima volta nella sua carriera sportiva ha avuto un problema a causa della sua condizione: è stata squalificata dai Campionati mondiali di pugilato dilettanti femminile 2023. Secondo l'International Boxing Association (IBA), a cui spettava l'organizzazione dell'evento, l'atleta avrebbe fallito un test di idoneità di genere che aveva dato come risultato la coppia di cromosomi XY – quella tipica del sesso maschile – oltre ad alti livelli di testosterone.
Tuttavia, il Cio ha spiegato la sua scelta di ammettere l'atleta sostenendo che i test e le visite mediche a cui si sottopongono tutti gli atleti per poter essere ammessi alle Olimpiadi avevano dimostrato di rispettare "l'idoneità e le norme di ammissione alla competizione, nonché tutte le norme mediche applicabili", riporta l'Adnkronos. Gli alti livelli di testosterone sarebbero infatti dovuti all'iperandrogenismo, che in una donna causa infatti una produzione anomala di ormoni maschili (androgeni) tra cui c'è anche il testosterone.
Cosa significa essere intersex
L'argomento è complesso e non può essere ridotto a cosa un comune spettatore ritiene giusto o sbagliato. Per questo basiamoci su ciò che dicono le fonti scientifiche. Il Centro di riferimento della Medicina di Genere dell'Istituto superiore di sanità (Iss) spiega che che "intersex è un termine ombrello che include tutte le variazioni innate (ovvero presenti fin dalla nascita) nelle caratteristiche del sesso, caratteristiche che non rientrano nelle tipiche nozioni dei corpi considerati femminili o maschili".
Queste variazioni possono interessare perfino i cromosomi sessuali, i genitali, gli ormoni e l'apparato riproduttivo. Queste caratteristiche difatti rendono le persone che le presentano non categorizzatile secondo il consueto sistema binario maschio/femmina.
Non si tratta di una malattia
Si tratta di una condizione piuttosto rara, che – secondo l’Istituto di Terapia Cognitivo Comportamentale A.T Beck – interesserebbe tra lo 0,05% e il 1,7% della popolazione. Non si tratta però di una malattia. Tuttavia, la Consensus Conference del 2005 decise di coniare l'espressione di "disordini dello sviluppo del sesso" o "Disorders of Sex Development" (DSD) per indicare – spiega l'Iss – le "condizioni congenite in cui lo sviluppo del sesso cromosomico, gonadico o anatomico è atipico".
Una decisione che venne piuttosto criticata, anche da una parte della comunità scientifica, soprattutto per quanto riguarda il termine "disturbi" per una condizione che in realtà non è riconosciuta come patologica.
Ll'intersessualità prevede quindi anche variazioni nei cromosomi sessuali: un articolo pubblicato sulla rivista medica WebMD lo spiega bene parlando di "cromosomi intersessuali". "La maggior parte dei maschi ha un cromosoma X e un cromosoma Y. La maggior parte delle femmine ha due cromosomi X. Tuttavia, a volte, un bambino nasce con diverse disposizioni cromosomiche che influenzano lo sviluppo sessuale". Tra le possibili variazioni, può anche accadere che "le persone intersessuali abbiano cromosomi sessuali tipici di maschi o femmine, ma avere tratti del corpo che non sono tipici di quel sesso".