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La più antica opera in legno trovata in Africa: Giorgio Manzi spiega a Fanpage.it perché è eclatante

In un sito archeologico dello Zambia, in Africa, è stata rinvenuta una complessa struttura in legno di 476.000 anni, la più antica mai scoperta. Il paleoantropologo Giorgio Manzi ci racconta perché è una scoperta eccezionale, così significativa per comprendere meglio gli antenati da cui discendiamo.
Intervista a Giorgio Manzi
Paleoantropologo, docente presso il Dipartimento di Biologia Ambientale dell'Università Sapienza di Roma
A cura di Andrea Centini
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A sinistra il professor Giorgio Manzi, a destra la struttura in legno di 476.000 anni e i suoi scopritori. Credit: Wikipedia / Larry Barham, University of Liverpool
A sinistra il professor Giorgio Manzi, a destra la struttura in legno di 476.000 anni e i suoi scopritori. Credit: Wikipedia / Larry Barham, University of Liverpool

Nel sito archeologico di Kalambo Falls, nello Zambia (Africa), un team di ricerca britannico ha fatto una scoperta eccezionale. Gli scienziati dell’Università di Liverpool e dell’Università di Aberystwyth guidati dal professor Larry Barham, infatti, hanno rinvenuto una struttura in legno complessa che secondo le analisi di datazione fu costruita ben 476.000 anni fa. Ciò significa molto prima che Homo sapiens emergesse, circa 180.000 anni dopo. Pertanto un nostro lontano antenato era già in grado di creare strumenti con questo materiale, servendosi magari di altri strumenti in pietra. Gli esperti ipotizzano che la struttura, realizzata a incastro da un certosino artigiano, potesse servire a contenere le frequenti alluvioni, oppure fungesse da panchina per costruire altri manufatti. È semplicemente straordinario, visto che ha quasi mezzo milione di anni.

“Questa scoperta ha cambiato il modo in cui penso ai nostri primi antenati. Dimenticate l'etichetta ‘età della pietra', guardate cosa stavano facendo queste persone: hanno creato qualcosa di nuovo e di grande dal legno. Hanno usato la loro intelligenza, immaginazione e abilità per creare qualcosa che non avevano mai visto prima, qualcosa che non era mai esistito prima”, ha dichiarato con entusiasmo il professor Barham, che insegna presso il Dipartimento di Archeologia ed Egittologia dell'ateneo di Liverpool. “Hanno trasformato l’ambiente circostante per rendere la vita più facile, anche solo costruendo una piattaforma su cui sedersi in riva al fiume per svolgere le faccende quotidiane. Queste persone erano più simili a noi di quanto pensassimo”, ha aggiunto lo scienziato. Per capire meglio la portata di questa scoperta, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature, Fanpage.it ha contattato il professor Giorgio Manzi, docente presso il Dipartimento di Biologia Ambientale dell'Università Sapienza di Roma. Ecco cosa ci ha raccontato.

Credit: Larry Barham, University of Liverpool
Credit: Larry Barham, University of Liverpool

Professor Manzi, innanzi tutto le chiediamo perché è così importante dal punto di vista scientifico questa struttura in legno di 476.000 anni

Ci sono vari motivi. Innanzitutto conferma una cosa che che sappiamo da tempo: creature vicine a noi – uso questa espressione un po' larga per intendere addirittura l'australopiteco e sicuramente i primi rappresentanti del genere Homo, come Homo habilis – non solo erano produttrici di strumenti in pietra, quelli del Paleolitico, ma usavano questi strumenti per produrre altri strumenti. Quindi è una specie di catena di montaggio, chiamiamola così, che siamo gli unici a realizzare sul pianeta. Ci sono altre forme di vita che utilizzano o addirittura producono da sé degli strumenti, per esempio gli scimpanzé, o i castori che costruiscono le dighe, per restare in tema legno. Ma gli esseri umani e i loro antenati sono gli unici che da uno strumento ne producono un altro, un altro ancora e così via. Magari su supporti diversi: in pietra, in corno, in legno etc etc. Questo è il primo dato importante.

Il secondo?

Il secondo è che il legno, purtroppo, come altri materiali deperibili, quasi mai si trova nei siti archeologici. Sono state trovate tracce di uso del legno anche molto più antiche di questi 476.000 anni fa, ma appunto tracce. Magari qualche piccolo strumento appuntito. Qualcosa di più sostanzioso, attorno a 400.000 anni dal presente, la troviamo in Europa in giacimenti di torba, un materiale che conserva in modo speciale i reperti organici e fra essi il legno. Sono le famose lance di Schöningen. È un sito in Germania dove tra il 1994 e il 1998 furono rinvenute queste lance bellissime, alte un paio di metri. Sono lunghe, appuntite in cima e indurite anche col fuoco. Ci sono pure altre strutture probabilmente lignee di cui sono rimaste soltanto le basi in pietra. Un sito europeo importante da questo punto di vista, del quale si era un po' discusso, è Terra Amata, nella Francia Meridionale. Qui è stato trovato un acciottolato disposto in modo particolare, tale da far pensare alla base di una tenda, probabilmente fatta di legno e frasche.

Terzo motivo di interesse è che qui siamo di fronte a qualcosa di davvero speciale. Non siamo davanti a un'ipotesi di architettura, come quella di Terra Amata, e non siamo di fronte a dei piccoli oggetti, come delle punte.

Credit: Larry Barham, University of Liverpool
Credit: Larry Barham, University of Liverpool

In effetti le foto pubblicate dai suoi colleghi mostrano una struttura molto grande

Non solo è grande, ma è ben più complicata di una lancia. Qua siamo davanti a una vera e propria opera artigianale, come la chiameremmo con le parole di oggi, addirittura con un'ipotesi di struttura architettonica vera e propria. Questi incastri che hanno individuato tra due elementi in particolare, sono come quelli che ancora oggi fa un artigiano del legno. O meglio, faceva fino a pochi decenni fa o nell'800, ormai di artigiani ce ne sono pochi. Magari per costruire lo stipite di una porta, l'incastro per una passerella. È chiaro che non sappiamo a che cosa servisse, ma è complessa. È artigianalmente non banale e architettonicamente complessa e misteriosa, se vogliamo usare questo termine quasi eccessivo (ma non troppo).

Abbiamo letto alcune ipotesi riguardo la funzione di questa struttura: una piattaforma per contrastare le frequenti inondazioni nell'area, una panchina per lavorare altri manufatti o addirittura la parte di una casa. Secondo lei di cosa si tratta?

“Casa” mi sembra una parola eccessiva, diciamo una struttura di rifugio, un riparo. I tuareg le chiamano eheren. Potrebbe essere un riparo, non un edificio né una porta per entrare in un edificio, anche piccolo. Giocheremmo un po' troppo di fantasia. Facciamo prima a dire che non sappiamo a cosa servisse, e che nel contesto delle conoscenze che abbiamo su quell'epoca e su quelle popolazioni, è probabile che fossero delle strutture temporanee. Magari per qualche scopo particolare. Questo è il terzo elemento veramente eclatante, cioè che nel contesto di rarissime evidenze in legno nella preistoria, e in presenza del fatto che già potevamo immaginarlo ma adesso abbiamo una delle prove più belle, ora sappiamo che gli uomini facevano con i loro strumenti in pietra altri strumenti di altri materiali. Abbiamo in più una struttura complicata e raffinata.

Credit: Larry Barham, University of Liverpool
Credit: Larry Barham, University of Liverpool

E chi potrebbe averla costruita questa struttura? Homo sapiens (l'uomo moderno) non di certo, visto che è emerso circa 300.000 fa, molto dopo la datazione della struttura

Probabilmente, a mio modo di vedere, l'artefice di questa meraviglia è Homo heidelbergensis. Lo conosciamo meglio soltanto da alcuni decenni. È un po' discusso fra i vari specialisti per il nome, per il fatto che sia un'unica specie. C'è un dibattito in corso. Semplificando, si tratta di una grande specie importante, ancor più per aver dato origine a tre discendenti molto più noti: i Neanderthal in Europa; Homo sapiens (noi) in Africa, dov'è il sito degli artigiani; e i Denisova. C'è una specie di tridente che si dirama da questa specie ancestrale. È la stessa per cui noi – io e Fabio di Vincenzo assieme a colleghi cinesi – abbiamo ipotizzato un'origine in Africa legata una forte strozzatura demografica. È tutto in un articolo pubblicato un paio di settimane fa su Science. Abbiamo ipotizzato che Homo heidelbergensis sia comparso in Africa circa 900.000 anni fa, ben prima della struttura in legno, come risultato di una strozzatura demografica importante che è stata individuata dagli algoritmi dei nostri colleghi cinesi. Proprio da questa strozzatura genetica e demografica sarebbe scaturita una nuova specie con “nuove risorse”, biologiche ed ecologiche, tali da consentirle di diffondersi, di andar via verso l'Eurasia, e di conseguenza poi di dare origine ai Neanderthal e ai Denisova, e a noi Homo sapiens in Africa.

Le due storie sono dunque molto collegate

Sì, perché la nuova specie ha delle risorse in più dei suoi antenati, avendo superato quella strozzatura fortissima attorno a 800.000 anni fa. È scaturita da questa crisi e questo dramma epocale. Magari aveva anche le nuove risorse del saper lavorare meglio il legno.

Credit: Larry Barham, University of Liverpool
Credit: Larry Barham, University of Liverpool

Avete ipotizzato la causa di questa strozzatura demografica?

Il clima, probabilmente. All'epoca deve essere stato particolarmente duro. Intorno a 1 milione di anni fa i cicli glaciali hanno iniziato a colpire ripetutamente il pianeta, a nord del Mediterraneo sotto forma di vera e propria glaciazione, mentre giù in Africa, dove c'è stata questa strozzatura, con fasi di grande aridità. Quindi frammentazione dell'ambiente, riduzione delle risorse, di cibo e di popolazione.

Dunque è stata questa la spinta evolutiva ad aver dato vita alle tre specie, fra le quali la nostra

Secondo la biologia evoluzionistica le grandi novità evolutive avvengono proprio in piccole popolazioni isolate. Quindi una strozzatura genetica di questo tipo, paradossalmente nella sua drammaticità, è stata generativa.

Erano nomadi o stanziali coloro che hanno costruito la struttura in legno? Da qualche parte ho letto che questa opera potrebbe suggerire una certa stanzialità dei suoi artefici

Erano relativamente nomadi. Lo erano nella misura in cui lo sono tutti i cacciatori – raccoglitori. Dipende molto dal contesto, dal momento, e non c'è una vera e propria regola. Però sono tendenzialmente a nomadismo annuale. Si muovono sul territorio per ritrovarsi negli stessi posti alla stagione successiva. Passano l'estate da una parte e l'inverno da un'altra, proprio inseguendo le risorse naturali, perché il cacciatore-raccoglitore vive di ciò che offre la natura. Possono anche avere delle strutture che si ritrovano l'anno dopo nello stesso posto, ma popolazioni stanziali verranno molto dopo, ma molto dopo.

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