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La Pinna nobilis riappare nel mare di Taranto: l’iconico mollusco sterminato da misteriose infezioni

Esemplari vivi di Pinna nobilis sono stati avvistati nel Mar Piccolo di Taranto. La specie ha subito un tracollo dal 2016 ed è in pericolo critico di estinzione.
A cura di Andrea Centini
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Due esemplari vivi di Pinna nobilis. Credit: wikipedia
Due esemplari vivi di Pinna nobilis. Credit: wikipedia

Alcuni esemplari vivi di Pinna nobilis, il più grande mollusco bivalve del Mar Mediterraneo, sono stati avvistati nel fondale del Mar Piccolo di Taranto, una laguna costiera di una ventina di chilometri quadrati a nord della città pugliese. A fotografare e filmare gli animali, come riportato dalla sezione di Bari di Repubblica, sono stati i volontari dell'associazione “Mare per Sempre” e gli uomini e le donne della Capitaneria di Porto. Si tratta di una notizia estremamente positiva, visto il delicatissimo stato di conservazione in cui riversa questa meravigliosa specie. Non a caso la Pinna nobilis è classificata come in pericolo critico di estinzione (codice CR) nella Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), il più autorevole ente che si occupa dello stato di salute della biodiversità.

Credit: wikipedia
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Come specificato in un comunicato stampa dall'Istituto di ricerca sulle acque (IRSA) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), le minacce cui è sottoposto questo mollusco sono molteplici, nonostante le rigide misure di protezione. Fra esse “la pesca eccessiva, il degrado degli habitat (in particolare delle praterie di Posidonia oceanica), i danni causati dalle attività di diporto e il cambiamento climatico”. Tuttavia, dal 2016, le popolazioni di Pinna nobilis sono andate incontro a un misterioso e improvviso tracollo, iniziato lungo le coste mediterranee della Spagna con mortalità delle popolazioni dall'80 al 100 percento. Il drammatico fenomeno si è rapidamente esteso al resto del Mare Nostrum e nel 2018 ha colpito anche il mare innanzi a Taranto, dove viveva una florida popolazione di questi animali, conosciuti anche con i nomi di nacchere, cozze penne o sture. Anche qui si registrarono tassi di mortalità prossimi al 100 percento, ha scritto l'IRSA. Gli scienziati hanno determinato che gli eventi di moria di massa erano legati a infezioni di alcuni batteri e in particolar modo di un protozoo specie-specifico chiamato Haplosporidium pinnae, una specie nuova per la scienza.

Come spiegato a Repubblica dal presidente dell'associazione tarantina Mare per Sempre, nel 2015 la florida popolazione di Pinna nobilis del Mar Piccolo (con migliaia di esemplari censiti) fu descritta nello studio scientifico “Recent observations of Pinna Nobilis in the Mar Piccolo basin (Gulf of Taranto, Mediterranean Sea)”, pubblicato sulla rivista scientifica specializzata Mediterraneansea. Poi, dal 2016, “la popolazione ha subito un grave tracollo a causa di un'infezione prodotta da un protozoo ed altre patologie ancora in fase di studio”, ha scritto Casale. La nuova scoperta di diversi esemplari vivi nel bacino pugliese, dove l'IRSA studia la specie da molti anni, è indubbiamente una splendida notizia che fa ben sperare sulla ripresa dell'iconico e gigantesco mollusco.

La Pinna nobilis ha un aspetto inconfondibile e la sua conchiglia può raggiungere il metro di lunghezza, sebbene la dimensione media sia di circa il 40 percento inferiore. Il mollusco può vivere per una ventina d'anni ed è noto sin dall'antichità per il bisso marino, filamenti sottili e robusti che permettono all'animale di ancorarsi al substrato del fondale. In epoche antiche questa robusta fibra tessile organica veniva impiegata per realizzare indumenti e ornamenti di pregio, spesso destinati ai nobili.

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