La pillola anti Covid “Paxlovid” abbatte il rischio di malattia grave e morte per variante Omicron
Diversi studi hanno dimostrato che la pillola anti Covid di Pfizer “Paxlovid” è efficace nel prevenire malattia grave e morte nei pazienti a rischio di sviluppare complicanze per l'infezione da coronavirus SARS-CoV-2, come anziani, immunocompromessi, obesi e in generale persone con altre fragilità. L'Agenzia Europa per i Medicinali (EMA) e la Food and Drug administration (FDA) statunitense, non a caso, hanno approvato il Nirmatrelvir-ritonavir – i principi attivi del Paxlovid – proprio nei soggetti adulti positivi al tampone che hanno maggiori probabilità di peggiorare. Ma la maggior parte di queste indagini è stata condotta quando non era ancora dominante la variante Omicron, emersa in Sudafrica alla fine del 2021 e da allora diffusasi in tutto il mondo, anche grazie alle sue sottovarianti super elusive e trasmissibili. Ora un nuovo studio ha dimostrato che il Paxlovid è in grado di prevenire infezione grave e morte anche nei pazienti infettati dalla Omicron, vaccinati e con potenziali interazioni farmacologiche.
A verificare l'efficacia della pillola anti Covid di Pfizer contro la variante Omicron nei pazienti vaccinati è stato un team di ricerca canadese guidato da scienziati dell'agenzia Public Health Ontario e dell'ICES Central, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Facoltà di Farmacia Leslie Dan e della Scuola di Salute Pubblica Dalla Lana School of Public Health dell'Università di Toronto; del Li Ka Shing Knowledge Institute of St. Michael’s Hospital e di altri istituti. Gli scienziati, coordinati dal dottor Kevin Schwartz, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto uno studio di coorte con l'intera provincia canadese dell'Ontario, nel quale sono stati coinvolti tutti i residenti di età superiore ai 17 anni che avevano un tampone molecolare positivo al coronavirus SARS-CoV-2, risultato tale tra il 4 aprile e il 31 agosto dello scorso anno (in piena ondata Omicron).
La coorte finale comprendeva in tutto quasi 180mila pazienti con Covid, dei quali 168.669 non trattati col Paxlovid (pari al 95 percento) e circa 9mila (il 5 percento) che avevano ricevuto la pillola di Pfizer. La coorte comprendeva principalmente persone con più di 70 anni di età, che avevano ricevuto il vaccino e presentavano potenziali interazioni farmacologiche (a differenza di un precedente studio controllato e randomizzato che aveva valutato un più generico impatto del farmaco). Incrociando tutti i dati è emersa chiaramente l'efficacia dei principi attivi nirmatrelvir-ritonavir nel prevenire la forma grave della COVID-19, la malattia provocata dal SARS-CoV-2. Nello specifico, attraverso un'analisi statistica di regressione logistica, i ricercatori hanno determinato che i pazienti trattati con Paxlovid avevano un rischio praticamente dimezzato di finire in ospedale o morire per l'infezione rispetto a quelli non trattati. L'occorrenza di ricovero o morte era infatti del 2,1 percento, contro il 3,7 percento rilevato nel gruppo non trattato con il farmaco antivirale, un inibitore della proteasi progettato per bloccare il processo di replicazione. Complessivamente, per ogni 62 persone trattate col Paxlovid si è evitato un caso di COVID-19 grave.
“Il nostro studio, insieme a precedenti studi clinici e ricerche osservazionali, supporta l'efficacia di nirmatrelvir-ritonavir nel ridurre i ricoveri ospedalieri per COVID-19 e la morte per tutte le cause”, ha affermato in un comunicato stampa il dottor Schwartz. “Questo studio evidenzia l'importanza del tampone per il SARS-CoV-2 se si hanno sintomi e l'accesso a Paxlovid per coloro che sono a rischio di COVID-19 grave. Se risulti positivo alla COVID-19, hai oltre 60 anni di età, o se hai altri fattori di rischio per infezione grave, come condizioni mediche croniche o sei sottovaccinato, contatta il tuo medico o la farmacia entro 5 giorni dall'inizio dei sintomi e chiedi informazioni su Paxlovid”, ha chiosato lo scienziato. I dettagli della ricerca “Population-based evaluation of the effectiveness of nirmatrelvir–ritonavir for reducing hospital admissions and mortality from COVID-19” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The Canadian Medical Association Journal (CMAJ).