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La pillola anti Covid di Pfizer è efficace contro la variante Omicron: lo dimostrano 3 studi

Diversi esperimenti condotti in laboratorio hanno mostrato che il Paxlovid, la pillola anti Covid di Pfizer, mantiene la sua efficacia anche contro Omicron.
A cura di Andrea Centini
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La pillola anti Covid di Pfizer è efficace anche contro la variante Omicron (B.1.1.529) del coronavirus SARS-CoV-2, principale responsabile dell'attuale ondata di casi di COVID-19. Si tratta di una notizia estremamente positiva, non solo perché precedenti studi avevano rilevato che il PAXLOVID – il nome commerciale del farmaco – è in grado di abbattere del 90 percento il rischio di ricovero in ospedale e morte se assunta entro cinque giorni dalla comparsa dei sintomi, ma perché si temeva che la pillola avrebbe potuto non essere efficace contro la nuova variante emersa in Sudafrica, a causa delle numerose mutazioni (delle quali oltre 30 proteina S o Spike). Il colosso farmaceutico americano ha tuttavia annunciato in un comunicato stampa che tre diversi studi hanno dimostrato il mantenimento delle potenti proprietà antivirali (in vitro) del principale principio attivo della pillola, il Nirmatrelvir, che va somministrato due volte al giorno per cinque giorni in combinazione con il Ritonavir. È comunque doveroso sottolineare che tutte e tre le ricerche devono ancora essere caricate anche su server di pre-stampa; solo successivamente verranno sottoposte a revisione paritaria e pubblicate su una rivista scientifica. Vediamo i tre studi nel dettaglio.

Nella prima indagine gli scienziati hanno testato il Nirmatrelvir contro l'Mpro, un enzima che il coronavirus SARS-CoV-2 sfrutta per replicarsi all'interno delle cellule. I test sono stati condotti contro enzimi di diverse varianti di preoccupazione (VoC), evidenziando che in tutti i casi il principio attivo si è dimostrato un “potente inibitore del suo bersaglio”. Il valore del Ki del farmaco, che indica la sua capacità di legarsi a un determinato enzima, come specificato da Pfizer era di circa 1 nanomolare, sia per la variante Omicron che per il ceppo originale che ha colpito gli Stati Uniti all'inizio della pandemia (chiamato USA-WA1/2020). Ne consegue che il farmaco mantiene la sua capacità di bloccare la replicazione virale anche in presenza delle numerose mutazioni che caratterizzano la variante Omicron.

Nel secondo studio i ricercatori hanno testato il principio attivo della pillola anti Covid contro diverse varianti di preoccupazione, al fine di verificare l'abbattimento della carica virale all'interno di alcune cellule. I valori sono stati misurati attraverso l'analisi della reazione a catena della polimerasi (PCR), la tecnica utilizzata per verificare se nei tamponi è presente l'RNA virale e dunque diagnosticare l'infezione. Dai test è emerso che l'attività antivirale del Nirmatrelvir si mantiene robusta contro tutte le varianti, compresa la variante Omicron. Nel terzo e ultimo studio, condotto da Pfizer in collaborazione con gli scienziati dell'autorevole Icahn School of Medicine at Mount Sinai (Icahn Mount Sinai) di New York, sono stati condotti esperimenti per verificare la concentrazione di principio attivo necessaria per inibire l'infezione della metà, osservando che non ne serviva di più per combattere la Omicron rispetto ad altre varianti.

Tutti questi risultati, che ribadiamo debbono essere ancora sottoposti a revisione tra pari e pubblicati su una rivista scientifica, suggeriscono la notevole efficacia contro la nuova variante, non dissimile da quella osservata contro i ceppi precedenti. “Abbiamo progettato specificamente PAXLOVID per mantenere la sua attività contro i coronavirus, così come contro le attuali varianti di preoccupazione con mutazioni prevalentemente sulla proteina spike. A seguito dei risultati clinici, che mostrano che PAXLOVID ha ridotto il rischio di ospedalizzazione o morte di quasi il 90% rispetto al placebo per i pazienti ad alto rischio se trattati entro cinque giorni dall'esordio dei sintomi, siamo incoraggiati da questi risultati iniziali di laboratorio”, ha dichiarato il dottor Mikael Dolsten, MD, a capo della ricerca scientifica di Pfizer. “Questi dati suggeriscono che la nostra terapia orale contro la COVID-19 può essere uno strumento importante ed efficace nella nostra continua battaglia contro questo virus devastante e le attuali varianti di preoccupazione, inclusa la Omicron altamente trasmissibile. I risultati in vitro continueranno a essere convalidati”, ha concluso il dottor Dolsten. Non resta che attendere la conferma dei risultati e l'approvazione della pillola anche nel nostro Paese, considerata assieme ai vaccini – dei quali non è un'alternativa – un'arma estremamente preziosa nella lotta alla pandemia.

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