La pandemia “invisibile” dilaga tra i bambini: in aumento autolesionismo e pensieri suicidi
L'ultima ondata della pandemia di COVID-19, guidata dalla variante Omicron (B.1.1.529) del coronavirus SARS-CoV-2, è quella che sta avendo le conseguenze maggiori su bambini e adolescenti, con un incremento significativo dei contagi e dei ricoveri (anche in terapia intensiva) rispetto alle precedenti. Le ospedalizzazioni non stanno crescendo perché il ceppo emerso in Sudafrica risulta più aggressivo con i piccoli (anzi, è noto che la Omicron è meno virulenta delle precedenti), ma semplicemente perché le infezioni stanno dilagando, a causa dell'estrema trasmissibilità, oltre cinque volte rispetto alla Delta. Va anche tenuto presente che le fasce più giovani non sono ancora sufficientemente coperte dal vaccino, approvato solo di recente per questa categoria. Nonostante il peggioramento epidemiologico, la COVID-19 (l'infezione provocata dal patogeno pandemico) interessato solo marginalmente bambini e adolescenti dal punto di vista clinico, con un numero di casi severi – e purtroppo anche alcuni decessi – sensibilmente inferiore rispetto agli adulti. Ma la pandemia ha comunque colpito indirettamente – e con una violenza inaudita – i più piccoli, diffondendo disturbi mentali e deteriorando le condizioni di chi già ne soffriva. A catalizzare questa “pandemia invisibile” nei bambini non solo la paura di contrarre il virus e, in molti casi, la perdita di genitori, nonni e zii, ma anche le restrizioni, che hanno abbattuto la routine scolastica, le attività sociali e sportive con i propri compagni. Senza dimenticare le drammatiche conseguenze economiche su molte famiglie.
“Sono stati uno dei gruppi più colpiti dalle restrizioni”, ha dichiarato a El Pais il dottor Ricardo Ibarra, direttore di Platform for Children, un ente che gestisce oltre settanta organizzazioni per la tutela dei diritti dei bambini. “Da adulti abbiamo una visione nostalgica della nostra stessa infanzia, molto idealizzata, e ne sottovalutiamo i problemi. Ci sono alcuni stereotipi che rimangono nella nostra mentalità collettiva, come ad esempio che i bambini siano fatti di plastilina. E non è così. I bambini soffrono; ci sono bambini che soffrono molto. Dobbiamo metterci nella loro situazione, nei loro occhi”, ha chiosato. I dati del “Barometro sull'Infanzia 2021” dell'UNICEF, basato su interviste a poco meno di 10mila bambini, stanno lì a dimostrare l'impatto devastante della pandemia di COVID-19 sui piccoli. Basti pensare che il coronavirus SARS-CoV-2 rappresenta oggi la principale preoccupazione per quattro bambini e adolescenti su dieci (tra 11 e i 18 anni). Nel 2019 era la scuola. L'economia, che nel 2019 si trovava al settimo posto, per i piccoli oggi è al secondo posto; un segnale delle devastanti conseguenze della pandemia sul bilancio economico delle famiglie. Tutto questo si è riflesso inevitabilmente anche sul benessere psicologico ed emotivo. La soddisfazione della vita è stata mediamente quantificata in sette punti su dieci, un dato non troppo negativo, tuttavia i piccoli che oggi provano molta più tristezza sono passati dal 50,8 percento del 2019 al 61 percento del 2021. Quelli che invece si sentono soli sono passati dal 31 percento al 39,4 percento. Un incremento di circa 10 punti percentuali nel giro di soli due anni.
L'isolamento, l'aumento delle tensioni a casa, la didattica a distanza, la separazione forzata dagli amici, dai parenti e dai luoghi del cuore, la paura di contagiarsi, la socialità negata – così importante per la formazione scolastica e personale – sono diventati catalizzatori di ansia, depressione e in alcuni casi del disturbo da stress post traumatico. Anche la convivenza forzata con genitori violenti ha avuto un impatto drammatico. “Duplicano i casi di emergenze psichiatriche infantili, disturbi alimentari sempre più gravi, casi di ansia, disturbi ossessivo-compulsivi, depressione e autolesionismo e tentativi di suicidio negli adolescenti. Sono aumentate anche le violenze sui minori, i maltrattamenti e gli abusi. L'uso degli schermi nei bambini e nei giovani è salito alle stelle”, ha affermato a El Pais il professor Quique Bassat, pediatra ed epidemiologo presso il Global Health Institute di Barcellona. Nei bambini che non soffrivano di alcun disturbo mentale si sono palesati sintomi ansiosi, difficoltà a dormire, ipocondria, tristezza e vulnerabilità, ha dichiarato la psichiatra infantile e dell'adolescenza Gemma Español dell'ospedale Vall d'Hebron (Barcellona). Gli effetti sono stati particolarmente significativi in coloro che avevano una predisposizione alle malattie mentali, mentre chi già ne soffriva a causa della pandemia ha avuto un'esacerbazione degli stessi.
Un recente rapporto di Save the Children ha rilevato che il 4 percento dei bambini e degli adolescenti tra i 4 e i 14 anni oggi soffre di disturbi mentali, contro l'1,1 percento del 2017. Il dato è praticamente quadruplicato. Come sottolineato dalla professoressa Diana Díaz, psicologa e direttrice della linea di assistenza e chat per minori della fondazione Anar, nel 2020 la sua organizzazione ha trattato oltre 400 casi di pensieri suicidari e tentativi di suicidio, con un incremento del 145 percento rispetto al 2019. Ha gestito anche oltre 200 casi di autolesionismo, con un incremento del 180 percento rispetto all'anno precedente allo scoppio della pandemia. Sono aumentati anche i casi di abusi (+ 21 percento rispetto al 2019), a causa del fatto che bambini e adolescenti sono costretti a trascorrere più tempo tra le mura domestiche con famigliari violenti. A esacerbare la sofferenza anche le difficoltà economiche di molte famiglie: in Spagna i minori che vivono in nuclei senza reddito sono passati dall'1,5 percento del 2008 (anno della grave crisi economica) al 2,8 percento del 2021. In pratica, sono raddoppiati. Inoltre quasi il 16 percento dei minori vive in famiglie che hanno difficoltà a coprire le spese per l'abitazione. Non è chiaro per quanto tempo gli effetti della pandemia si faranno sentire, ma gli esperti concordano che i problemi di salute mentale dureranno ancora a lungo e avranno conseguenze a lungo termine, soprattutto se non si agirà in maniera estesa e concreta sull'assistenza psicologica di tutti (adulti compresi) e su quella economica delle famiglie più svantaggiate.