La nuova teoria “bacio e cattura” spiega come fa Plutone ad avere la sua gigantesca luna Caronte
Gli scienziati hanno proposto una nuova, affascinante teoria sulla cattura della grande luna Caronte da parte del pianeta nano Plutone. Fino ad oggi si pensava a un impatto gigante simile a quello di Theia – grande come Marte – contro la Terra primordiale, dal quale nacque la Luna. In pratica, dopo il gigantesco scontro spaziale, parte della Terra venne liquefatta e i detriti di roccia fusa distribuiti in orbita attorno al pianeta; col tempo tali detriti si unirono e raffreddarono sino a dar vita al satellite naturale (ciò spiegherebbe anche la somiglianza nella composizione tra la Luna e il nostro pianeta). Come indicato, gli astronomi immaginavano una situazione analoga anche per Caronte e Plutone, tuttavia sarebbe accaduto qualcosa di diverso, un evento di collisione che gli scienziati hanno definito “bacio e cattura”.
Va innanzitutto tenuto in considerazione che le coppie Terra – Luna e Plutone – Caronte sono molto diverse. Caronte è infatti enorme rispetto al pianeta nano con cui orbita: il suo diametro è di 1.200 chilometri, praticamente la metà di Plutone (poco meno di 2.400 chilometri). La Luna, d'altro canto, è molto più piccola rispetto alla Terra, dato che hanno rispettivamente un diametro di 3.470 chilometri e oltre 12.700 chilometri. Plutone è inoltre circondato da oggetti di grandi dimensioni, come Eris, Haumea e altri della Fascia di Kuiper. Proprio questa caratteristica di non aver liberato il proprio spazio da oggetti di grandi dimensioni è stata fondamentale nel suo declassamento deciso dall'Unione Astronomica Internazionale (UAI) nel 2006. Fino ad allora Plutone era considerato a tutti gli effetti il nono pianeta del Sistema solare; ma nell'estate di quell'anno gli scienziati decisero di declassificarlo a pianeta nano (non senza polemiche).
C'è anche un'altra differenza tra le due coppie da tenere in considerazione. Plutone e Caronte sono oggetti più piccoli che orbitano al limite esterno del Sistema solare, un luogo freddo e remoto, dunque sono fondamentalmente composti da roccia e ghiaccio. La Luna e la Terra sono invece molto più grandi e calde. La caratteristica strutturale "gelida" mal si sposa con le dinamiche dell'impatto gigante, con la formazione di pasta fusa e fluida di roccia in grado di dar vita a una luna così grande e strettamente associata gravitazionalmente al pianeta nano. È proprio qui che entra in gioco la teoria del “bacio e cattura”.
Secondo gli scienziati che l'hanno proposta, infatti, dopo l'impatto i due corpi celesti che hanno dato vita a Pluto e Caronte non avrebbero generato il flusso di roccia fusa, bensì sarebbero rimasti attaccati l'uno all'altro per un certo periodo di tempo, formando una sorta di gigantesco pupazzo di neve spaziale. A quel punto, col passare del tempo, si sarebbero allontanati, ma restando sempre fortemente uniti gravitazionalmente (la cattura) “come due pattinatori su ghiaccio che girano tenendosi per mano”. A proporre questa interessante teoria, che spiega anche la posizione orbitale di Caronte rispetto a Plutone, è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Lunar and Planetary Laboratory dell'Università dell'Arizona, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dello Space Research and Planetary Science dell'Università di Berna (Svizzera).
I ricercatori, coordinati da Robert Melikyan e Adeene Denton, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver “dato in pasto” i dati strutturali di Caronte e Plutone a un supercomputer dell'ateneo di Tucson. “Plutone e Caronte sono diversi: sono più piccoli, più freddi e fatti principalmente di roccia e ghiaccio”, ha spiegato in un comunicato stampa la dottoressa Denton, riferendosi al confronto con la coppia Luna – Terra. “Quando abbiamo tenuto conto della reale resistenza di questi materiali, abbiamo scoperto qualcosa di completamente inaspettato. La maggior parte degli scenari di collisione planetaria sono classificati come ‘colpisci e scappa‘ o ‘sfiora e si fonde‘. Ciò che abbiamo scoperto è qualcosa di completamente diverso: uno scenario ‘bacio e cattura' in cui i corpi si scontrano, restano uniti brevemente e poi si separano pur rimanendo legati gravitazionalmente”, ha chiosato l'esperta. Questo processo potrebbe aiutare a comprendere meglio le dinamiche di formazione delle lune. I dettagli della ricerca “Capture of an ancient Charon around Pluto” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Geoscience.