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La nuova teoria “bacio e cattura” spiega come fa Plutone ad avere la sua gigantesca luna Caronte

Ricercatori dell’Università dell’Arizona hanno proposto una nuova e affascinante teoria su come il pianeta nano Plutone ha acquisito Caronte, la sua enorme luna. Secondo gli astronomi si è verificato un evento che hanno chiamato “bacio e cattura”.
A cura di Andrea Centini
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Plutone e Carone. Credit: NASA/JHUAPL/SwRI
Plutone e Carone. Credit: NASA/JHUAPL/SwRI

Gli scienziati hanno proposto una nuova, affascinante teoria sulla cattura della grande luna Caronte da parte del pianeta nano Plutone. Fino ad oggi si pensava a un impatto gigante simile a quello di Theia – grande come Marte – contro la Terra primordiale, dal quale nacque la Luna. In pratica, dopo il gigantesco scontro spaziale, parte della Terra venne liquefatta e i detriti di roccia fusa distribuiti in orbita attorno al pianeta; col tempo tali detriti si unirono e raffreddarono sino a dar vita al satellite naturale (ciò spiegherebbe anche la somiglianza nella composizione tra la Luna e il nostro pianeta). Come indicato, gli astronomi immaginavano una situazione analoga anche per Caronte e Plutone, tuttavia sarebbe accaduto qualcosa di diverso, un evento di collisione che gli scienziati hanno definito “bacio e cattura”.

Va innanzitutto tenuto in considerazione che le coppie Terra – Luna e Plutone – Caronte sono molto diverse. Caronte è infatti enorme rispetto al pianeta nano con cui orbita: il suo diametro è di 1.200 chilometri, praticamente la metà di Plutone (poco meno di 2.400 chilometri). La Luna, d'altro canto, è molto più piccola rispetto alla Terra, dato che hanno rispettivamente un diametro di 3.470 chilometri e oltre 12.700 chilometri. Plutone è inoltre circondato da oggetti di grandi dimensioni, come Eris, Haumea e altri della Fascia di Kuiper. Proprio questa caratteristica di non aver liberato il proprio spazio da oggetti di grandi dimensioni è stata fondamentale nel suo declassamento deciso dall'Unione Astronomica Internazionale (UAI) nel 2006. Fino ad allora Plutone era considerato a tutti gli effetti il nono pianeta del Sistema solare; ma nell'estate di quell'anno gli scienziati decisero di declassificarlo a pianeta nano (non senza polemiche).

C'è anche un'altra differenza tra le due coppie da tenere in considerazione. Plutone e Caronte sono oggetti più piccoli che orbitano al limite esterno del Sistema solare, un luogo freddo e remoto, dunque sono fondamentalmente composti da roccia e ghiaccio. La Luna e la Terra sono invece molto più grandi e calde. La caratteristica strutturale "gelida" mal si sposa con le dinamiche dell'impatto gigante, con la formazione di pasta fusa e fluida di roccia in grado di dar vita a una luna così grande e strettamente associata gravitazionalmente al pianeta nano. È proprio qui che entra in gioco la teoria del “bacio e cattura”.

Plutone e Caronte legati dopo l'impatto del "bacio e cattura". Credit: Università dell'Arizona, Robert Melikyan, Adeene Denton
Plutone e Caronte legati dopo l'impatto del "bacio e cattura". Credit: Università dell'Arizona, Robert Melikyan, Adeene Denton

Secondo gli scienziati che l'hanno proposta, infatti, dopo l'impatto i due corpi celesti che hanno dato vita a Pluto e Caronte non avrebbero generato il flusso di roccia fusa, bensì sarebbero rimasti attaccati l'uno all'altro per un certo periodo di tempo, formando una sorta di gigantesco pupazzo di neve spaziale. A quel punto, col passare del tempo, si sarebbero allontanati, ma restando sempre fortemente uniti gravitazionalmente (la cattura) “come due pattinatori su ghiaccio che girano tenendosi per mano”. A proporre questa interessante teoria, che spiega anche la posizione orbitale di Caronte rispetto a Plutone, è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Lunar and Planetary Laboratory dell'Università dell'Arizona, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dello Space Research and Planetary Science dell'Università di Berna (Svizzera).

I ricercatori, coordinati da Robert Melikyan e Adeene Denton, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver “dato in pasto” i dati strutturali di Caronte e Plutone a un supercomputer dell'ateneo di Tucson. “Plutone e Caronte sono diversi: sono più piccoli, più freddi e fatti principalmente di roccia e ghiaccio”, ha spiegato in un comunicato stampa la dottoressa Denton, riferendosi al confronto con la coppia Luna – Terra. “Quando abbiamo tenuto conto della reale resistenza di questi materiali, abbiamo scoperto qualcosa di completamente inaspettato. La maggior parte degli scenari di collisione planetaria sono classificati come ‘colpisci e scappa‘ o ‘sfiora e si fonde‘. Ciò che abbiamo scoperto è qualcosa di completamente diverso: uno scenario ‘bacio e cattura' in cui i corpi si scontrano, restano uniti brevemente e poi si separano pur rimanendo legati gravitazionalmente”, ha chiosato l'esperta. Questo processo potrebbe aiutare a comprendere meglio le dinamiche di formazione delle lune. I dettagli della ricerca “Capture of an ancient Charon around Pluto” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Geoscience.

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