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La Namibia ucciderà elefanti, zebre e ippopotami per sfamare la popolazione a causa della siccità

Oltre settecento tra zebre, gnu, ippopotami, elefanti africani, impala e altri animali verranno uccisi in Namibia per ottenere carne da distribuire alla popolazione affamata. Nel Paese è in corso la peggiore siccità degli ultimi 100 anni ed è andato esaurito l’84 percento delle risorse alimentari.
A cura di Andrea Centini
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Elefanti africani
Elefanti africani

Il governo della Namibia ha annunciato che farà uccidere centinaia di animali selvatici per sfamare la popolazione. Tra le specie coinvolte per ottenere la carne vi sono elefanti africani, ippopotami e zebre. Il motivo di questa difficile decisione risiede nel fatto che il Paese dell'Africa meridionale affacciato sull'Oceano Atlantico è attualmente travolto da una siccità estrema, che l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) non ha esitato a definire la “peggiore degli ultimi 100 anni”. A causa del crollo delle disponibilità idriche è andato esaurito l'84 percento delle riserve alimentari ed è stato calcolato che circa la metà della giovanissima popolazione namibiana fino a settembre “sperimenterà elevati livelli di insicurezza alimentare”. Si parla di 1,4 milioni di persone.

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Queste premesse drammatiche hanno spinto le autorità locali ad approvare l'abbattimento degli animali selvatici, non solo per ottenere la carne da distribuire alla popolazione, ma anche per diminuire la pressione dei pascoli e ridurre i conflitti tra la fauna selvatica e l'essere umano, esacerbati proprio dalla devastante siccità. Gli animali, non trovando acqua, per sopravvivere si spostano infatti nelle aree antropizzate dove possono distruggere raccolti, depositi di cibo e causare incidenti. Chiaramente non ne hanno alcuna colpa, sono le prime vittime di tutto questo, ma secondo il governo namibiano l'unico modo per risolvere il gravissimo problema della mancanza di cibo e quello del conflitto in atto è abbattere un certo numero di esemplari.

Impala
Impala

Ad annunciare la decisione con un comunicato stampa è stato il Ministero dell'Ambiente, delle Foreste e del Turismo della Namibia, nel quale è stato sottolineato che il prelievo delle risorse naturali e dunque della fauna selvatica per il sostentamento dei cittadini è previsto dalla costituzione. A farne le spese saranno 723 animali, dei quali 300 zebre, 100 antilopi alcine o elani, 100 gnu striati, 83 elefanti africani, 60 bufali, 50 impala e 30 ippopotami.

Particolarmente interessante è il caso degli elefanti, che saranno prelevati non solo dai parchi, ma anche da zone in cui l'avvicinamento alle aree antropizzate ha creato i maggiori problemi. Il ministero ha indicato con estrema precisione numeri e località dove i pachidermi dovranno essere prelevati. Ad esempio, dodici saranno uccisi a Kamanjab e Fransfontein nella regione di Kunene; dieci nella regione di Omusati; otto nell'area di Grootfontein quattro a Kalkveld e altri tre da EkuloLyanazi, Okasheshete e Uukanga.

Antilopi alcine
Antilopi alcine

Per l'uccisione degli animali il governo namibiano ha ingaggiato cacciatori professionisti e organizzazioni impegnate nei safari, che avranno il compito di abbattere gli esemplari nel modo più rapido e indolore possibile. Il prelievo, in una condizione di siccità e carenza di cibo così eccezionale, “contribuirà a gestire l'attuale pressione del pascolo e la disponibilità di acqua riducendo il numero di animali selvatici in alcuni parchi e aree comunali in cui riteniamo che i numeri superino il pascolo e l'acqua disponibili”, ha spiegato il ministero namibiano.

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Secondo gli esperti di World Weather Attribution la causa di questa devastante siccità non sarebbe dovuta al cambiamento climatico, o meglio, non solo ad esso. Sarebbe principalmente legata al fenomeno climatico naturale El Niño, che ha un effetto riscaldante ed è dunque in grado di ridurre le precipitazioni. Se si tiene conto che la Namibia è già di per sé un Paese molto arido, l'impatto di una siccità prolungata può essere catastrofico sulla disponibilità di acqua e cibo, come evidenziano i dati dell'ONU. Ciò non toglie che il riscaldamento globale legato alle emissioni di CO2 (anidride carbonica) delle attività umane sia in grado di esacerbare anche fenomeni come El Niño, rendendoli molto più intensi e dunque dannosi. Soprattutto per situazioni già in precario equilibrio.

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