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La metà degli animali della Terra rischia l’estinzione a causa dell’uomo: è peggio del previsto

Un’indagine condotta su decine di migliaia di specie animali, in rappresentanza di tutti i vertebrati e degli insetti, ha determinato che la metà delle specie della Terra è in declino e rischia di scivolare verso l’estinzione. E la colpa è solo nostra.
A cura di Andrea Centini
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Secondo un nuovo e approfondito studio la metà delle specie animali presenti sulla Terra è in declino e sta scivolando verso il rischio di estinzione. È una dato molto più allarmante di quello che emerge dalla Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), l'organo più autorevole che valuta la tenuta della biodiversità a livello globale. Secondo questo elenco, infatti, le specie a rischio estinzione sono il 28 percento, tuttavia la recente indagine ha applicato un nuovo metodo che amplia sensibilmente la capacità di determinare se una specie sia effettivamente a rischio o meno. Grazie a questo approccio gli scienziati hanno dimostrato che il 33 percento delle specie considerate “al sicuro” e “non minacciate” dall'IUCN è in realtà anch'esso in declino. È l'ennesima prova della sesta estinzione di massa in corso, ma in questo caso non ci sono asteroidi o eruzioni vulcaniche catastrofiche a mietere vittime, come nel caso dei dinosauri non aviani sterminati 66 milioni di anni, alla fine del Cretaceo. C'è infatti un solo responsabile e lo conosciamo molto bene, visto che parliamo di noi stessi, l'Homo sapiens (che ha già fatto fuori 260.000 specie in 500 anni).

A determinare che la metà delle specie animali rischia l'estinzione è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati della Queen's University di Belfast (Regno Unito), che hanno collaborato a stretto contatto con una collega della Facoltà di Scienze Ambientali presso l'Università di Scienze della Vita di Praga (Repubblica Ceca). I ricercatori, coordinati dal professor Daniel Pincheira-Donoso, docente di Biologia Evolutiva presso il MacroBiodiversity Lab della Scuola di Scienze Biologiche dell'ateneo britannico, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver messo a punto un nuovo metodo statistico in grado di valutare la densità delle popolazioni di decine di migliaia di specie di tutto il pianeta. I biologi ne hanno contemplate oltre 71.000, in rappresentanza dei cinque principali gruppi di animali vertebratimammiferi, uccelli, pesci, anfibi e rettili – e degli insetti. L'analisi di questo cospicuo campione può essere una solida rappresentanza di larga parte delle specie animali conosciute al mondo, pari a circa 1,8 milioni (la metà delle quali coperta da insetti).

Incrociando tutti i dati in loro possesso, il professor Pincheira-Donoso e colleghi hanno determinato che il 48 percento delle specie è in declino e dunque è a potenziale rischio estinzione. “Le estinzioni sono precedute da un progressivo declino della popolazione nel tempo che lascia ‘impronte' demografiche che possono allertarci sulle traiettorie delle specie verso l'estinzione”, hanno spiegato i biologi nell'abstract dello studio. È interessante notare che la IUCN riporta l'1 percento delle specie estinte. Tra le specie sicuramente destinate a estinguersi ma ancora viventi vi è la tartaruga gigante dal guscio molle dello Yangtze (Rafetus swinhoei), della quale l'ultima femmina è morta proprio all'inizio di questo mese. Delle specie restanti valutate dagli scienziati, il 49 percento è considerato stabile mentre il 3 percento è in aumento. Come indicato, circa 1 / 3 delle specie considerate al sicuro dalla Lista IUCN sono in realtà minacciate. È interessante notare che la maggior parte delle specie in declino si trova ai tropici, mentre quelle stabili o in aumento si trovano nelle aree temperate del pianeta.

Secondo gli autori dello studio a catalizzare la riduzione drastica delle popolazioni degli animali vi è principalmente la distruzione / frammentazione dell'habitat naturale da parte dell'uomo, per costruire nuovi insediamenti, infrastrutture, piantagioni, allevamenti etc etc. Ma giocano un ruolo significativo anche i cambiamenti climatici, il commercio di animali selvatici, la caccia di frodo, la ricerca di “ingredienti miracolosi” per le medicine tradizionali – soprattutto asiatiche -, l'inquinamento, l'uso di pesticidi e molto altro ancora. Tutto questo sta comportando una vera e propria erosione globale della biodiversità. Come spiegato in un comunicato stampa dell'Università di Belfast, questo processo è stato “ampiamente identificato tra le sfide più urgenti per l'umanità nei prossimi decenni, minacciando il funzionamento degli ecosistemi da cui dipende la vita, la produzione alimentare, la diffusione delle malattie e persino la stabilità dell'economia globale”.

“Questo nuovo metodo di studio e analisi su scala globale fornisce un quadro più chiaro su la reale portata dell'erosione globale della biodiversità che l'approccio tradizionale non può offrire. Il nostro lavoro è un drastico allarme sull'attuale portata di questa crisi che ha già impatti devastanti sulla stabilità della natura nel suo insieme e sulla salute e il benessere umani”, ha dichiarato il professor Pincheira-Donoso. “Quasi la metà degli animali sulla Terra per i quali sono disponibili valutazioni sono attualmente in declino. A peggiorare le cose, molte delle specie animali che si pensa non siano a rischio di estinzione, in realtà stanno progressivamente diminuendo”, gli ha fatto eco la dottoressa Catherine Finn, coautrice dello studio. I dettagli della ricerca “More losers than winners: investigating Anthropocene defaunation through the diversity of population trends” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Biological Reviews.

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