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Cambiamenti climatici

La mappa del dissesto idrogeologico dell’ISPRA mostra le regioni più a rischio per frane e alluvioni

Nell’ultimo rapporto sul dissesto idrogeologico l’ISPRA ha indicato che il 93,9% dei comuni italiani è a rischio frane, alluvioni ed erosione costiera. La mappa nazionale mostra le aree esposte alla pericolosità maggiore.
A cura di Andrea Centini
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A sinistra la mappa del rischio idrogeologico in Italia (ISPRA), a destra una foto della recente alluvione in Emilia Romagna (Carabinieri)
A sinistra la mappa del rischio idrogeologico in Italia (ISPRA), a destra una foto della recente alluvione in Emilia Romagna (Carabinieri)
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L'Italia è un Paese meraviglioso sotto molteplici punti di vista, impreziosito da una varietà di ambienti naturali e paesaggi invidiata da tutto il mondo. Il merito è della peculiare posizione geografica, che taglia in due il Mar Mediterraneo. Ma lo Stivale è anche estremamente fragile, essendo la nazione europea più esposta alle conseguenze del dissesto idrogeologico. Con questa definizione gli esperti si riferiscono all'insieme di fenomeni che determinano degradazione del suolo e cambiamenti – anche drammatici – alla morfologia del territorio, a causa di eventi naturali come frane, alluvioni ed erosione della costa. Molto spesso sono catalizzati dalle attività umane, come la cementificazione selvaggia senza la doverosa pianificazione e i cambiamenti climatici, anch'essi di origine antropica, a causa delle costanti emissioni di CO2 e altri gas climalteranti in atmosfera. La catastrofe che si è abbattuta nei giorni scorsi sull'Emilia Romagna, costata la vita a 14 persone e responsabile di danni per miliardi di Euro, è solo l'ultima in ordine cronologico di una lunga serie che ha investito l'Italia, proprio a causa del suddetto dissesto idrogeologico. Ricordiamo ad esempio l'alluvione nelle Marche tra il 15 e il 16 settembre 2022, che ha ucciso una dozzina di persone e provocato danni per 2 miliardi di Euro, e quella di Ischia del 26 novembre, anch'essa responsabile di 12 morti.

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Dissesto idrogeologico: un problema storico

Solo tra il 1970 e il 2019, in base ai dati del Centro Nazionale delle Ricerche (CNR-IRPI), le frane e le alluvioni hanno provocato in Italia quasi 1.700 vittime, 60 dispersi, migliaia di feriti e centinaia di migliaia di sfollati. Numeri sconvolgenti, che tuttavia non dovrebbero stupirci, innanzi alla Mappa Nazionale del Dissesto Idrogeologico messa a punto dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA). L'ultimo aggiornamento del rapporto risale al 2021 ed è piuttosto esplicativo nel presentare le condizioni di pericolo in cui versa larga parte del territorio italiano. I numeri, riportati anche in una infografica riassuntiva, sono tanto chiari quanto inquietanti: ben il 93,9 percento dei comuni italiani (7.423 su circa 7.900) è esposto al rischio di frane, alluvioni ed erosione costiera. Più nello specifico, le alluvioni minacciano 6,8 milioni di persone (11,5 percento della popolazione totale), quasi 3 milioni di famiglie, oltre 640.000 industrie e servizi, 34.000 beni culturali e 1,5 milioni di edifici. Per quanto concerne le frane, il rischio interessa il 2,2 percento della popolazione (1,3 milioni di persone), oltre 84.000 industrie e servizi, 12.500 beni culturali e 565.000 edifici. Su un territorio complessivo di poco più di 300.000 chilometri quadrati, quasi un quinto (il 18,4 percento) è inserito nelle classi di massima pericolosità per frane e alluvioni, mentre quasi 850 chilometri di costa (il 18 percento delle coste basse) è vittima di erosione.

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Innanzi a questi numeri è davvero difficile sorprendersi delle devastazioni ricorrenti, con numerosi morti e danni incalcolabili. Basti osservare la cartina dell'Emilia Romagna nella mappa dell'ISPRA “Aree a pericolosità da frana (PAI) e idraulica (Scenari D.Lgs. 49/2010)”. È quasi completamente azzurra, con parti significative in blu scuro. I colori stanno a indicare che è a rischio idraulico elevato e medio per larga parte del suo territorio (oltre 10.000 chilometri quadrati, pari al 45,6 percento del totale). In Italia nessun'altra regione, se non parte della Calabria, presenta un rischio idraulico paragonabile. Quindi in caso di piovosità eccezionale, come quella verificatasi nei giorni scorsi, era ipotizzabile che le esondazioni dei fiumi (lo hanno fatto tutti tranne uno) avrebbero portato a un allagamento potenzialmente catastrofico. Come indicato dal Corriere della Sera, diversi dei preziosissimi bacini di laminazione – o casse di laminazione – per deviare parte del flusso dei fiumi gonfi d'acqua non erano in funzione, poiché non ancora completati. Territori a rischio significativo di alluvione si trovano lungo la costa del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, a nord e a sud della Toscana, sulla costa del Lazio centrale, nel nord della Puglia, nel nord della Campania, nella Sicilia orientale, nella Lombardia orientale, in alcuni siti interni del Piemonte e in diverse zone costiere della Sardegna.

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Anche dal punto di vista del rischio frane secondo i dati dell'ISPRA l'Emilia Romagna è tra le regioni messe peggio, con ben 3.270 chilometri quadrati di territorio a pericolosità elevata (P3) e molto elevata (P4), pari al 14,6 percento del territorio totale. In una situazione analoga di rischio si trovano la Campania (2.600 chilometri quadrati, pari 19,4 percento del territorio); la Liguria (765 chilometri quadrati, pari al 14,1 percento); la Provincia Autonoma di Trento (1.279 chilometri quadrati, pari al 20,6 percento); e la Toscana (3.707 chilometri quadrati, pari al 16,1 percento). La regione più esposta in assoluto al rischio di frane è tuttavia la Valle d'Aosta, con 2.670 chilometri quadrati di territorio minacciati, pari a oltre l'80 percento del totale.

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Negli ultimi anni i fenomeni alluvionali e franosi sono aumentati in frequenza e intensità anche a causa del riscaldamento globale, che di concerto ai fattori antropici diretti – come la sopracitata cementificazione e l'antropizzazione – rendono le conseguenze sempre più drammatiche e disastrose. In Italia godiamo di un territorio prezioso e bellissimo, ma fragile e minacciato, per il quale sono assolutamente necessari interventi strutturali per preservare vite umane, edifici, beni culturali e attività economiche. Il consolidamento degli argini, la costruzione di nuovi bacini di laminazione a monte, la rimozione delle infrastrutture obsolete dai corsi d'acqua (nel 2021 e nel 2022 l'Italia ne ha rimossi zero), la pulizia costante, un uso più sostenibile del suolo e in generale degli spazi naturali sono solo alcune tra le misure da adottare per evitare nuove catastrofi, come quella vissuta nei giorni scorsi.

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