La malattia infettiva più mortale al mondo rischia di peggiorare: la colpa è anche di Donald Trump

"Gli enormi progressi che il mondo ha fatto contro la tubercolosi negli ultimi venti anni sono ora a rischio poiché i tagli ai finanziamenti iniziano a interrompere l'accesso ai servizi di prevenzione, screening e trattamento". L'allarme lanciato dal direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) Tedros Adhanom Ghebreyesusin vista della Giornata mondiale contro la tubercolosi (TBC) del 24 marzo è piuttosto chiaro.
Così come lo è il riferimento, anche se non esplicito, ai pesanti tagli ordinati dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump ai fondi destinati all'Agenzia Statunitense per lo Sviluppo Internazionale (USAID), la principale agenzia statunitense per l'assistenza allo sviluppo internazionale. Sulla questione si è perfino espressa la Corte suprema degli Stati Uniti che ha respinto la richiesta del presidente di bloccare circa due miliardi di dollari destinati all'agenzia.
Cosa sta succedendo
L'OMS non parla di scenari futuri, ma di un'emergenza già evidente: a causa dei tagli ai finanziamenti internazionali infatti 27 Paesi stanno già facendo i conti con una situazione di crisi che rischia di cancellare i risultati ottenuti negli ultimi decenni dalla comunità internazionale nella lotta a quella che oggi, dopo una breve parentesi in cui è diventata la seconda dopo il Covid-19, è tornata a essere la malattia infettiva più mortale al mondo.
Sebbene in Paesi come l'Italia con un tasso d'incidenza ormai basso – ogni anno registriamo circa 4.000 nuovi casi – possa sembrare una malattia del passato, la tubercoli è ancora oggi una delle dieci principali cause di morte al mondo. La maggior parte dei casi – spiega il portale dell'Istituto superiore di sanità (Iss) – si concentrano in trenta Paesi ad alta incidenza, nel Sud Est Asiatico, nel Pacifico Occidentale e in Africa. Si stima che 2021 si sono ammalate di tubercolosi circa 10,6 milioni di persone in tutto il mondo (1,2 milioni sono Bambin). Circa 1,6 milioni di persone sono morte. In occasione della giornata del 25 marzo, anche Medici Senza Frontiere si unisce all'appello di OMS ribadendo i potenziali rischi del taglio dei finanziamenti USA in uno scenario mondiale già grave in cui "ogni tre minuti un bambino muore di tubercolosi".
Negli ultimi 25 anni l'impegno internazionale nella cura e prevenzione della tubercolosi ha salvato la vita a 79 milioni di persone in tutto il mondo, ma ora "i tagli ai finanziamenti – avverte Ghebreyesus – iniziano a interrompere l'accesso ai servizi per la prevenzione, lo screening e il trattamento per le persone con tubercolosi", aggravando un contesto internazionale su cui già pesano la crescente resistenza ai farmaci, soprattutto in tutta Europa, e i conflitti in Medio Oriente, Africa ed Europa orientale.
L'allarme riguarda soprattutto i paesi della regione africana, seguiti da quelli nel Sud-est asiatico e nel Pacifico occidentale: i problemi nella fornitura di farmaci rischiano di compromettere la continuità delle cure per le persone malate, i tagli alle risorse umane non permettono un'adeguata attività di sorveglianza e monitoraggio, minando anche il funzionamento dei servizi diagnostici. Nove Paesi – avverte l'OMS – hanno già segnalato un fallimento dell'approvvigionamento di farmaci e delle catene di approvvigionamento dei farmaci per la tubercolosi.
Il problema dei tagli ai finanziamenti
La lotta alla tubercolosi richiede uno sforzo internazionale importante, che già negli anni passati non si avvicinava nemmeno da lontano l'obiettivo: nel 2023 – spiega l'Oms – è stato coperto solo il 26% dei 22 miliardi di dollari che servirebbero ogni anno per garantire le operazioni di prevenzioni e cura della tubercolosi in tutto il mondo.
Si capisce quindi come le cose potrebbero precipitare – già in parte sta succedendo – in seguito al brusco taglio agli aiuti umanitari annunciato da Trump: qualche settimana dopo essersi insediato alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti ha annunciato l'uscita degli Stati Uniti dall'OMS, di cui rappresenta il principale finanziatore. Qui la virologa Ilaria Capua aveva spiegato a Fanapge.it le possibili conseguenze. Anche in Italia la Lega ha presentato un disegno di legge per seguire la stessa strada.
A inizio febbraio, Elon Musk, a capo del Doge, ha annunciato lo smantellamento dell'USAID, definendola "un'organizzazione criminale". Il 27 febbraio Trump ha dato il colpo di grazia all'USAID, azzerando il 92% dei finanziamenti destinati a 10.000 progetti umanitari all'estero. Un'operazione che – sostiene Trump – farebbe risparmiare alle casse degli Stati Uniti 60 miliardi di dollari. Il 10 marzo lo ha confermato il segretario di Stato Marco Rubio su X: "Dopo una revisione di sei settimane, stiamo ufficialmente cancellato l'83% dei programmi dell'USAID".
Le conseguenze su malaria e AIDS
"Stiamo eliminando notevoli sprechi causati da decenni di deriva istituzionale" ha detto Trump, ma quelli che il presidente definisce "sprechi" sono – avvertono le organizzazioni umanitarie – risorse vitali per milioni di persone del mondo. Non parliamo solo dell'impatto sulla tubercolosi, ma anche della battuta di arresto che stanno già subendo programmi internazionali vitali di contrasto a malattie potenzialmente mortali se non curate, come la malaria e l'AIDS. Tra quelli bloccati almeno in parte c'è anche il PEPFAR (Piano di Emergenza del Presidente per il Soccorso contro l’AIDS), che insieme "all'interruzione improvvisa dell'assistenza sanitaria e umanitaria – avverte Medici Senza Frontiere – sta già causando una crisi senza precedenti per milioni di persone vulnerabili".