La Long Covid non risparmia i bambini: con la Omicron il rischio aumenta
Anche se chi contrae l’infezione da variante Omicron ha meno probabilità di sviluppare una forma grave di Covid, il vertiginoso aumento dei contagi, spinto dalla maggiore infettività di questo ceppo virale, preoccupa gli esperti che esortano a non abbassare la guardia sulla logica di una malattia relativamente meno severa. E la possibilità che, di pari passo, possano aumentare anche i tassi di Long Covid, la sindrome post-infezione caratterizzata da sintomi che persistono per mesi e in grado di limitare anche in maniera significativa le attività quotidiane.
Visti infatti i numeri della nuova ondata pandemica e, in particolare, la crescente percentuale di infezioni che riguarda l’età pediatrica, medici e specialisti temono che l’aumento dei casi di Omicron tra i bambini si tradurrà in una nuova pressione non solo sui reparti dedicati alla cura dell’infezione nei più piccoli ma anche sulle strutture sanitarie che accoglieranno i minori che si ritroveranno ad affrontare le conseguenze del virus. Ad oggi, le dimensioni del problema non sono chiare (devono essere ancora valutate a pieno le cifre esatte sulla percentuale di bambini che si sta riprendendo da un’infezione da Omicron) ma l’esperienza maturata con altre varianti del virus non è rassicurante.
“Dalle ondate precedenti riteniamo che i 7-10% dei positivi abbia sviluppato la Long Covid, ma con Omicron, il numero dei contagiati è così alto che, anche se solo l’1% dei bambini infetti si ammalasse di Long Covid, questo causerà più casi pediatrici di Long Covid rispetto a Delta” ha affermato il pediatra israeliano Moshe Ashkenazi che, insieme ai colleghi, si sta preparando ad affrontare la situazione. “Omicron – dice in un’intervista al Times of Israel – sembra essere meno virulenta di altre varianti, ma il semplice numero di infettati significherà che i bambini saranno ricoverati in ospedale. Abbiamo un senso di deja vu dalla prima ondata e ci stiamo attrezzando per una guerra, proprio come abbiamo fatto nelle prime fasi”.
Presso lo Sheba Medical Center di Ramat Gan, vicino a Tel Aviv, il dottor Ashkenanzi e i suoi colleghi hanno allestito un nuovo reparto pediatrico per Omicron che, secondo lo specialista, potrebbe raggiungere la saturazione nel giro di un paio di settimane.
“Purtroppo, l’infezione si sta diffondendo così velocemente che mi aspetto che questo nuovo reparto si riempia entro 10-14 giorni, quindi dovremo aprirne un altro” ha aggiunto Ashkenanzi. Oltre a pediatri e infermieri, in questo nuovo reparto ci saranno clown medici per rallegrare i pazienti più piccoli, mentre i ragazzi in età scolare avranno anche la possibilità di tenere il passo con i compiti scolastici. “Abbiamo una scuola qui, nel nostro ospedale pediatrico, con 110 insegnanti che fanno lezioni in tre lingue diverse, ebraico, arabo e inglese. Abbiamo deciso di tenere lezioni anche nel reparto Covid. Vogliamo davvero creare una situazione in cui l’istruzione fornita sia la stessa degli altri bambini in ospedale”.
Secondo gli ultimi dati del Ministero dell’Istruzione israeliano, il 40% delle classi ha almeno un caso confermato di Covid e circa 76mila studenti e 13mila tra docenti e personale scolastico sono attualmente in isolamento dopo essere risultati positivi. E altri 103mila studenti e oltre 4mila dipendenti sono in quarantena dopo essere entrati in contatto con un caso confermato di Covid. Nel complesso, il 7,2 percento degli studenti e del personale risulta assente.