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La formica di fuoco è in Italia, trovati 88 nidi in Sicilia: cos’è e perché c’è da preoccuparsi

La specie (Solenopsis invicta) invasiva provoca una puntura velenosa e molto dolorosa che può scatenare reazioni allergiche e, nei casi più gravi, shock anafilattico.
A cura di Valeria Aiello
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Una formica di fuoco (S. invicta) / Credit: Jesse Rorabaugh
Una formica di fuoco (S. invicta) / Credit: Jesse Rorabaugh

La formica di fuoco (Solenopsis invicta), conosciuta anche come formica rossa o RIFA (acronimo inglese di Red Imported Fire Ant), una delle specie più invasive del mondo, è arrivata anche in Italia, insediandosi in Sicilia, dove un team di ricerca ha segnalato la presenza di 88 nidi in un’area di 4,7 ettari vicino a Siracusa. In precedenza, in Europa la formica di fuoco era stata avvistata in almeno tre altre occasioni, in Spagna, Finlandia e Paesi Bassi, ma la scoperta fatta in Sicilia preoccupa gli esperti perché per la prima volta documenta l’insediamento stanziale di una popolazione matura.

La formica di fuoco, la specie invasiva e pericolosa trovata in Sicilia

Originaria del Sud America, la formica di fuoco si è già stabilita e diffusa in gran parte degli Stati Uniti, Messico, Caraibi, Cina, Taiwan e Australia, e la sua eradicazione ha avuto successo solo in Nuova Zelanda. In Sicilia, l’area invasa confina con l’estuario di un fiume, dove le frequenti punture di formiche, segnalate nell’area almeno dal 2019, hanno spinto i ricercatori ad effettuare un sopralluogo e prelevare alcuni campioni. L’indagine ha portato all’identificazione della specie e dell’area invasa, sebbene non sia chiaro come questi insetti abbiano raggiunto il sito.

Secondo Mattia Menchetti dell’Istituto spagnolo di Biologia evoluzionistica, che ha coordinato la ricerca in collaborazione con l’Università di Parma e l’Università di Catania, la vicinanza di uno dei principali porti mercantili dell’isola, il porto di Augusta, distante circa 13 km dal sito, potrebbe essere rilevante per la sua introduzione. Da qui, le formiche di fuoco potrebbero essersi diffuse, colonizzando anche altri siti.

Nello studio, appena pubblicato sulla rivista Current Biology, gli studiosi hanno modellato la distribuzione di questa formica invasiva per prevederne la potenziale diffusione in Italia e in Europa, mostrando che metà delle aree urbane del continente sono già idonee e che il riscaldamento climatico previsto favorirà l’espansione. “Ciò è particolarmente preoccupante perché molte città, tra cui Londra, Amsterdam e Roma (Ostia), hanno grandi porti marittimi, che potrebbero consentire alle formiche di diffondersi rapidamente in più paesi e continenti” ha affermato l’autore senior dello studio, Roger Vila, dell’Istituto di Biologia Evoluzionistica in Spagna.

La puntura velenosa della formica di fuoco

La formica di fuoco può infatti diffondersi molto rapidamente, con impatti notevoli su ecosistemi, agricoltura e salute umana. Il suo nome (S. invicta) deriva dalla sua più famigerata caratteristica, le sue punture velenose, che sono molto dolorose e provocano una sensazione di bruciore, e che in alcuni casi possono provocare reazioni allergiche e, in casi estremi, shock anafilattico. Oltre a un intenso bruciore e gonfiore, seguito dalla formazione di pustole che possono persistere per diversi giorni, i sintomi più comuni del morso di S.invicta includono vertigini, dolore toracico, nausea, sudorazione intensa, bassa pressione sanguigna e difficoltà di respirazione.

Il veleno gioca un ruolo importante nella vita delle formiche di fuoco, perché viene utilizzato per catturare le prede o per difesa. “S. invicta è una delle specie invasive peggiori. Può diffondersi in rapidamente modo allarmante” ha aggiunto Menchetti, ricordando che la specie costituisce inoltre una minaccia per gli animali e il bestiame, in quanto in grado di infliggere gravi lesioni o uccidere gli animali, soprattutto i più giovani o deboli. Senza dimenticare i danni che i formicai, abitati da migliaia di formiche operaie, possono provocare alle radici delle piante e, nelle aree urbane, alle infrastrutture, dove possono causare problemi strutturali fino a provocarne il crollo.

Per fare fronte al rischio di espansione, è in corso la pianificazione dell’eradicazione e il monitoraggio dei siti invasi da parte della Regione Sicilia: il team di ricerca ha dato la propria disponibilità alla consulenza scientifica, basata sugli interventi che hanno funzionato in Nuova Zelanda e gli sforzi attualmente in corso in Cina. Inizialmente, l’intera area verrà ispezionata sistematicamente al fine di identificare i siti già invasi; poi inizierà un piano di trattamento pluriennale per eliminare i nidi e assicurarsi che non ci siano nuove invasioni. “I cittadini in questo possono svolgere un ruolo molto importante – ha precisato Menchetti – . Speriamo che, con il loro aiuto, saremo in grado di coprire un’area più ampia. Questo ci aiuterà a tracciare e individuare tutte le possibili aree invase nella regione”.

L’invito dei ricercatori è ad organizzare gruppi di citizen science in cui le persone cerchino S. invicta e scattino foto se pensano di aver trovato le formiche di fuoco. Saranno poi gli esperti a verificare la specie. “Bisogna avere più consapevolezza su questo problema perché il problema è già in Europa – ha concluso Menchetti – . Abbiamo bisogno di un’azione coordinata e ne abbiamo bisogno adesso”.

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