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Cambiamenti climatici

La crisi climatica non è neutra rispetto al genere, colpisce più le donne: il report dell’ONU

Un nuovo rapporto dell’ONU mostra che il cambiamento climatico ha un impatto estremamente negativo sulla salute e sui diritti delle donne, ciò nonostante solo pochi Paesi hanno inserito misure ad hoc nei piani di azione per mitigare le conseguenze del riscaldamento globale.
A cura di Andrea Centini
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Il cambiamento climatico è considerato la principale minaccia esistenziale per l'umanità e siamo sempre più vicini a superare un riscaldamento di 1,5° C rispetto all'epoca preindustriale. Oltre questa soglia, che secondo le previsioni dovrebbe essere oltrepassata entro il prossimo decennio, gli esperti si attendono conseguenze drammatiche e irreversibili praticamente ovunque sulla Terra, sotto molteplici punti di vista. Carestie, siccità, ondate di calore mortali, diffusione di malattie tropicali, fenomeni atmosferici sempre più frequenti e catastrofici, intere regioni sommerse dall'innalzamento del livello del mare, migrazioni di massa, perdita della biodiversità, incendi devastanti e possibili guerre globali per risorse e territorio sono solo alcuni degli impatti più significativi legati alla crisi climatica. Ma già oggi, con circa 1,2° C di riscaldamento, ne abbiamo le conseguenze costantemente davanti agli occhi.

Sebbene il cambiamento climatico coinvolga l'intera umanità, a soffrirne di più sono (e saranno) le popolazioni in via di sviluppo, che già oggi stanno pagando un carissimo prezzo, pur non avendo praticamente contribuito alle emissioni di CO2 e di altri gas climalteranti catalizzatrici del riscaldamento globale. E in queste comunità ad essere particolarmente colpite sono le donne, come evidenziato dal recente rapporto “Taking Stock: Sexual and Reproductive Health and Right in Climate Commitments” pubblicato da esperti dello UN Population Fund (UNFPA) – il Fondo dell'ONU per la Popolazione – in stretta collaborazione con scienziati britannici dell'Università Queen Mary di Londra. I ricercatori si sono concentrati sugli impegni presi dai singoli Paesi volti a contrastare e mitigare l'impatto del cambiamento climatico, i cosiddetti contributi determinati a livello nazionale (NDC) che determinano l'azione climatica di chi ha ratificato l'Accordo di Parigi sul Clima del 2015. Proprio quello in cui si stabilì che la cosa migliore da fare per evitare le conseguenze peggiori del cambiamento climatico è contenere le emissioni di CO2 e altri gas a effetto serra, al fine di evitare il superamento di 2° C di riscaldamento rispetto all'epoca preindustriale, con l'obiettivo più virtuoso fissato in 1,5° C (la soglia considerata oggi cruciale dagli scienziati).

Nel nuovo rapporto dell'ONU è stato indagato l'impatto dei cambiamenti climatici su salute, genere, riproduzione, maternità e altre tematiche, facendo emergere che donne e ragazze ne risultano particolarmente colpite (e poco si fa per tutelarle). Diversi studi hanno rilevato che le ondate di calore hanno un impatto negativo sulla gravidanza, incrementando il rischio di aborto, parti prematuri e natimortalità (cioè bambini che vengono alla luce senza vita). Secondo uno studio pubblicato sul British Medical Journal, per ogni grado di temperatura in più aumenta del 5 percento il rischio di parto pretermine, mentre le ondate di calore lo catalizzano del 16 percento. Aumenta anche il rischio di diabete gestazionale nelle madri e di stress nei bambini appena nati, come evidenziano i livelli elevati di cortisolo nel sangue del cordone ombelicale dei neonati.

La crisi climatica si manifesta anche con disastri ambientali che impediscono o limitano l'accesso ai servizi sanitari, favorendo la diffusione di malattie alla stregua del colera e altre patologie particolarmente gravi in gravidanza. Come evidenziato dal report dell'ONU, le conseguenze degli eventi estremi si ripercuotono particolarmente sulle ragazze, che in diversi Paesi vengono costrette dalle famiglie a sposarsi precocemente poiché in tempo di crisi hanno meno risorse per mantenerle. Tutto questo incrementa anche la spirale della violenza di genere.

Nonostante sia nota questa sproporzione nell'impatto della crisi climatica, pochi Paesi hanno inserito misure ad hoc nei piani climatici per proteggere la salute e i diritti delle donne. Dei 119 paesi che hanno messo a punto gli NDC, solo in 38 hanno riferimenti a servizi sanitari materni e per i neonati, mentre poco più di una dozzina fanno riferimento alla violenza di genere. “Se guardiamo al piano d'azione per le donne e le ragazze, i piani nazionali mostrano che c'è ancora molto lavoro da fare”, ha dichiarato al Guardian la dottoressa Angela Baschieri, tra le autrici del rapporto e consulente dell'UNFPA. “Sappiamo che il cambiamento climatico colpisce in modo sproporzionato le donne e non è neutro rispetto al genere, quindi è necessario affrontare tali lacune e impatti”.

Tra gli esempi virtuosi citati nel report quello di nove Paesi – tra i quali El Salvador, Sierra Leone e Guinea – che hanno incluso nei propri piani misure politiche per contrastare la violenza di genere, mentre Paesi come Benin, Paraguay e Seychelles e Benin si stanno impegnando a mettere a punto un sistema sanitario in grado di sopportare l'impatto della crisi climatica, consentendo ad esempio parti in sicurezza e cure per le donne in gravidanza anche nei momenti di crisi. Ma c'è ancora moltissimo lavoro da fare e serve un piano di azione globale e coordinato per impedire che questi sforzi, per quanto virtuosi, vengano vanificati dalla costante immissione di gas climalteranti. È fondamentale agire direttamente sulla fonte del problema per evitare le conseguenze più catastrofiche della crisi.

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