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La cannabis associata a un rischio di tumori della testa e del collo 3,5 volte superiore: lo studio

Uno studio che ha analizzato i dati di oltre 116.000 consumatori di cannabis ha determinato che la droga è associata a un aumento del rischio dei tumori della testa e del collo del 350 percento. I risultati dovranno essere confermati da studi più approfonditi, ma non sono da sottovalutare.
A cura di Andrea Centini
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Per la prima volta uno studio di grandi dimensioni ha trovato un'associazione statisticamente significativa tra l'uso della cannabis e l'insorgenza del cancro, più nello specifico dei tumori della testa e del collo. Secondo quanto emerso, i consumatori assidui della droga hanno un rischio complessivo circa 3,5 volte superiore di sviluppare queste neoplasie, che colpiscono laringe, faringe, ghiandole salivari, tiroide, cavo orale e altri tessuti. Per alcuni specifici tumori le probabilità aumentano sensibilmente: per quello alla laringe, ad esempio, è stato determinato un rischio superiore di 8,39 volte (IC al 95%, 4,72-14,90). Poiché si è trattato di un semplice studio associazione saranno necessarie ulteriori e più approfondite indagini per far emergere eventuali rapporti di causa – effetto, inoltre la ricerca presenta alcuni limiti nella raccolta dei dati, ma il campione elevato di partecipanti e la forte correlazione statistica non sono da sottovalutare.

A determinare che la cannabis può aumentare di 3,5 volte il rischio di tumori della testa e del collo è stato un team di ricerca statunitense guidato da scienziati dell'Università della California Meridionale, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di chirurgia della testa e del collo dell'Università della California di Los Angeles (UCLA) e del Dipartimento di Pediatria e Dipartimento di Prevenzione delle Malattie dell'Università di Stanford. I ricercatori, coordinati dal professor Ryan S. Chung, docente presso la Scuola di Medicina “Keck” dell'ateneo californiano, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto uno studio di coorte multicentrico mettendo a confronto le cartelle cliniche di forti consumatori di cannabis con una popolazione abbinata di non consumatori. Nello specifico, si sono concentrati sui dati di persone che nel corso degli ultimi 20 anni si sono recate al pronto soccorso con sintomi fisici e psicologici legati al consumo di cannabis, che ad esempio impedivano loro di smettere (dipendenza). In tutto, hanno individuato 116.000 forti consumatori della sostanza stupefacente, dei quali 51.000 donne (il 44 percento) e con un'età media inferiore ai 17 anni (16,8 anni). Nessuno di loro aveva una storia di tumori alla testa e al collo.

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Scandagliando un database con le cartelle cliniche di circa 4 milioni di non utilizzatori di cannabis, il professor Chung e colleghi hanno individuato una popolazione da abbinare a quella dei consumatori. Incrociando tutti i dati è emerso chiaramente che chi usava cannabis aveva un rischio sensibilmente superiore di sviluppare i tumori della testa e del collo, come indicato pari a circa 3,5 volte superiore (RR, 3,49; IC al 95%, 2,78-4,39). Più nello specifico, è emerso che nei consumatori di cannabis il rischio di cancro orale era 2,50 volte superiore (IC al 95%, 1,81-3,47), di cancro orofaringeo 4,90 superiore (IC al 95%, 2,99-8,02) e della laringe 8,39 volte maggiore (IC al 95%, 4,72-14,90). Complessivamente è emerso che il rischio di tumori della testa e del collo nei consumatori di cannabis è leggermente inferiore rispetto a quello evidenziato nei consumatori di alcol e di tabacco, ma comunque significativo.

È doveroso ricordare che si è trattato di uno studio di associazione senza determinare rapporti di causa-effetto, per questo gli autori dello studio sottolineano l'importanza di condurre indagini più approfondite non solo per confermare l'associazione statistica, ma anche per far emergere i meccanismi biologici che scatenano l'insorgenza delle malattie oncologiche. Va inoltre sottolineato che ci sono alcuni limiti nei dati raccolti; non si conosce ad esempio il metodo di consumo degli utilizzatori di cannabis (fumatori o altro) né la presenza di infezioni da papillomavirus (HPV) e l'uso dettagliato di alcol e tabacco, tutti fattori di rischio in grado di esacerbare le probabilità di sviluppare questi tumori.

Inoltre, che fossero consumatori abituali e assidui di cannabis è stato supposto dal fatto che si fossero recati nelle strutture mediche (oltre sessanta quelle coinvolte) a seguito di disturbi emersi dopo il consumo della droga, come la dipendenza, senza valutare esattamente tempi e modalità. Ciò, comunque, non riduce la significatività dei risultati. Recentemente è stato determinato che la cannabis può salvare la vita agli utilizzatori di eroina e altri oppioidi, inoltre un primo studio sull'uomo ha determinato che il cannabigerolo o CBG – un cannabinoide poco conosciuto della cannabis – può ridurre ansia e stress. I dettagli della nuova ricerca “Cannabis Use and Head and Neck Cancer” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata JAMA Otolaryngology – Head & Neck Surgery.

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