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La cannabis aiuta davvero il sonno e ora sappiamo perché: possibili nuove terapie per dormire meglio

Un team di ricerca australiano ha determinato che la cannabis aiuta realmente a dormire. Il merito è di un principio attivo chiamato cannabinolo (CNB), derivato dalla degradazione del più noto THC. La molecola, che prolunga sia la fase REM che non-REM, potrebbe essere utilizzata per innovative terapie contro l’insonnia e altri disturbi del sonno.
A cura di Andrea Centini
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Un principio attivo della cannabis – ottenuta dalla lavorazione della canapa, Cannabis sativa – aiuta realmente a dormire, una scoperta che getta le basi per nuove e potenzialmente efficaci terapie per i disturbi del sonno come l'insonnia. È quanto emerso da un nuovo studio che, per la prima volta, ha dimostrato in che modo la sostanza stupefacente è in grado di indurre sonnolenza. È aneddoticamente noto da tempo che la cannabis possa favorire il riposo, tuttavia, nonostante sono già venduti in varie parti del mondo prodotti a base di cannabis come sonniferi, il meccanismo biologico alla base di questo processo non era pienamente compreso e mancava l'evidenza scientifica. Fino ad oggi. Ora sappiamo che il merito è del componente cannabinolo (CB), un cannabinoide con scarse proprietà psicoattive derivato dalla lenta degradazione del tetraidrocannabinolo (THC) – il principale principio psicoattivo della pianta – per effetto di luce, calore e ossigeno. In particolar modo è un suo metabolita a prolungare le due importanti fasi del sonno, REM e non-REM.

A determinare che il cannabinolo presente nella cannabis aiuta a dormire è stato un team di ricerca australiano guidato da scienziati del Lambert Initiative for Cannabinoid Therapeutics dell'Università di Sydney, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Facoltà di Farmacia e del Centro Cervello e Mente dell'ateneo del Nuovo Galles del Sud. I ricercatori, coordinati dal professor dirigente di ricerca presso l'istituto australiano e docente della Scuola di Farmacia, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto specifici esperimenti con modelli murini (ratti). I roditori esposti al cannabinolo purificato e monitorati attraverso dispositivi tecnologici per la polisonnografia hanno evidenziato un prolungamento bifasico del sonno, ovvero sia della fase del sonno profondo o non-rapid eye movement (NREM) che di quella rapid eye movement (REM). La prima è associata al recupero delle energie dopo le ore di veglia e a rafforzare i ricordi, la seconda all'elaborazione delle emozioni e alla manifestazione dei sogni. L'azione del CBN è paragonabile a quella di noto sonnifero, sebbene quest'ultimo non influenzi la il sonno REM.

“Per decenni, il folklore sulla cannabis ha suggerito che la cannabis invecchiata rende i consumatori assonnati attraverso l'accumulo di CBN, tuttavia non c'erano prove convincenti a riguardo”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Arnold. “Il nostro studio fornisce la prima prova oggettiva che il CBN aumenta il sonno, almeno nei ratti, modificando l'architettura del sonno in modo benefico”, ha chiosato l'esperto. Come indicato, il cannabinolo è un derivato del THC che non è rilevabile direttamente nella pianta; origina dalla degradazione del principio psicoattivo. A differenza del THC, i ratti non sono risultati intossicati dal CBN, un dato rilevante anche alla luce di possibili, future terapie per il sonno basate su questo principio attivo, che ha solo un debole effetto “inebriante”. Gli scienziati hanno già avviato la sperimentazione clinica – test sull'uomo – per verificarne gli effetti.

L'effetto positivo sul sonno (e debolmente psicoattivo) del CBN secondo gli esperti è dovuto al legame con i recettori dei cannabinoidi CB1 all'interno cervello; dall'analisi dell'attività cerebrale è emerso che il metabolita 11-idrossi-CBN derivato dalla scomposizione del cannabinolo ha un effetto ancora migliore, pertanto potrebbe essere la molecola prescelta per potenziali terapie in grado di aiutare a combattere i disturbi del sonno come l'insonnia. È doveroso sottolineare che gli esperimenti sono stati condotti sui ratti che evidentemente non sono esseri umani, pertanto i risultati potrebbero non essere confermati. Da valutare anche eventuali problemi di sicurezza legati all'esposizione alla sostanza, comunque debolmente psicoattiva. I dettagli della ricerca “A sleepy cannabis constituent: cannabinol and its active metabolite influence sleep architecture in rats” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Neuropsychopharmacology del circuito Nauture.

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