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Kate Middleton e la chemioterapia preventiva: quando i farmaci antitumorali sono usati contro la recidiva

La chemioterapia adiuvante o precauzionale viene somministrata per ridurre il rischio di recidiva associato a un certo tipo di neoplasia. In un recente messaggio social la principessa del Galles Kate Middleton ha raccontato che ha iniziato questo tipo di trattamento dopo che le è stata diagnosticata una forma tumorale non meglio specificata. L’oncologo Camillo Porta spiega in cosa consiste e a cosa serve.
Intervista a Prof. Camillo Porta
Docente di Oncologia presso l'Università Aldo Moro di Bari
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Dopo mesi di silenzio, la principessa del Galles Kate Middleton ha rivelato in un messaggio ufficiale pubblicato sull'account Instagram della famiglia reale di aver scoperto di avere un tumore subito dopo l'intervento all'addome subito a gennaio. La principessa non ha fornito ulteriori dettagli sul tipo di tumore che le è stato diagnosticato, ma ha cercato di rassicurare gli inglesi (e non solo), dicendo che si sta curando e sta raccogliendo tutte le forze per affrontare al meglio questo periodo della sua vita.

Nello specifico Middleton ha detto che dopo l'intervento chirurgico alla London Clinic, grazie al quale i medici hanno rilevato la presenza di cellule tumori, ha iniziato a sottoporsi alla "chemioterapia preventiva". Il termine medico corretto è "chemioterapia adiuvante" o "precauzionale" e consiste nella somministrazione dei farmaci antitumorali solitamente impiegati nella chemioterapia, ma con uno scopo preventivo. A Fanpage.it il professor Camillo Porta, docente di Oncologia presso l'Università Aldo Moro di Bari, ha spiegato in cosa consiste questa tipologia di chemioterapia, quando vi si ricorre e quali sono le differenze rispetto agli altri possibili utilizzi dei farmaci chemioterapici.

Cosa significa chemioterapia adiuvante o precauzionale?

Quando si parla di terapia adiuvante o precauzionale si intende un trattamento di chemioterapia somministrata dopo un intervento chirurgico con cui la massa tumorale è stato rimossa radicalmente e con l'obiettivo di prevenire eventuali recidive, ovvero che il tumore ricompaia in futuro. In realtà, anche altre forme di terapie oncologiche possono essere applicate con questa finalità, come l'immunoterapia, la radioterapia o la terapia ormonale.

Cosa cambia rispetto alla chemioterapia non preventiva?

Rispetto alla chemioterapia utilizzata non a scopo preventivo, in quella adiuvante il trattamento non cambia, ma a essere diversi sono gli obiettivi: non ridurre i sintomi o allungare le aspettative di sopravvivenza, ma ridurre il rischio di recidiva e quindi contribuire a curare il paziente.

Quando si procede con la chemioterapia precauzionale?

La scelta di somministrare o meno la chemioterapia adiuvante dipende dalla valutazione di diversi fattori e variabili, in primis dal rischio di recidiva associato alla neoplasia trattata. Questo comprende diversi fattori, come le dimensioni del tumore, i risultati dell'esame istologico e altre caratteristiche specifiche della patologia trattata. Fatte queste valutazioni, nei pazienti ad alto rischio di recidiva, e per quei tumori in cui sappiamo che la chemioterapia somministrata in via precauzionale ha dimostrato di ridurre le possibilità che il tumore si ripresenti, allora si procede con il trattamento.

Quindi quali sono i casi in concreto in cui si ricorre a questo trattamento?

In sintesi, possiamo dire che i presupposti per ricorrere alla chemioterapia precauzionale sono che il tumore sia stato asportato chirurgicamente in maniera completa, che ci sia un elevato rischio di recidiva in base a una serie di parametri anatomici e biologici, e infine che ci sia la prova provata – ovvero dati a sostegno – che il trattamento sia in grado di ridurre questo rischio nella maggioranza dei pazienti.

Nelle modalità di somministrazione quindi non cambia nulla?

Esatto. I farmaci impiegati sono normalmente gli stessi e anche negli stessi dosaggi di quelli utilizzati nella chemioterapia utilizzata non a scopo precauzionale, ovvero in caso di malattia metastatica, che è l'altro caso tipico in cui si ricorre ai farmaci chemioterapici, quindi anche gli effetti collaterali possibili sono uguali a quelli che si osserverebbero in caso di somministrazione non a fine preventivo. L'unica differenza interessa la durata.

La chemioterapia adiuvante dura meno?

In media, possiamo dire che la durata della chemioterapia adiuvante rispetto alla chemioterapia nel paziente metastatico è più breve.

Quanto può durare allora?

Ci sono degli schemi prestabiliti in base ai quali le terapie precauzionali – non solo la chemioterapia – che ne indicano la durata di prassi: possono durare per un anno, cinque anni o dieci anni. A seconda del tipo di tumore o del rischio, più o meno alto, che la malattia possa dare esito a una recidiva.

È adatta a tutti i tipi di tumore?

Gli studi condotti finora e i dati di cui disponiamo dimostrano che ci sono tumori rispetto ai quali l'efficacia di ridurre il rischio di recidiva associata alla chemioterapia è molto elevato, altri in cui è presente, ma in modo più modesto, e altre ancora in cui invece non sono stati dimostrati effetti preventivi. Quindi in presenza di queste neoplasie non si ricorre alla chemioterapia preventiva, se non in ambito sperimentale.

Oggi sono tanti i  tumori rispetto ai quali la chemioterapia si è dimostrata idonea in media a prevenire le recidive ci sono anche diverse neoplasie piuttosto invasive, come il tumore al seno, quello al colon-retto, al polmone, pancreas, reni e vescica.

E le altre terapie adiuvanti, quando sono consigliate?

La premessa per proporre una terapia adiuvante a un paziente è che ci siano dati a sostegno dell'efficacia del trattamento considerato di ridurre, almeno nella media, i casi di recidiva. La scelta della tipologia del trattamento dipende da tanti fattori: il tipo di tumore, lo stadio di avanzamento, l'organo interessato, le dimensioni, interessamento linfonodale e altri fattori biologici.

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