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Insolito segnale radio ripetuto sfida la scienza, sembra provenire da una galassia “morta” da tempo

Il segnale radio, noto come lampo radio veloce (FRB 20240209), si è ripetuto 22 volte tra febbraio e luglio 2024: gli astronomi che hanno tracciato la sua origine hanno però scoperto che questo misterioso segnale proviene dai margini di un’antica galassia, distante 2 miliardi di anni luce dalla Terra, dove non ci sarebbe l’energia necessaria per produrre gli impulsi.
A cura di Valeria Aiello
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Una recente scoperta sta mettendo in dubbio la nostra attuale comprensione dell’universo, sfidando le teorie sull’origine dei segnali radio transitori, noti come Fast Radio Burst o FRB, i lampi radio veloci che provengono da regioni del cielo esterne alla Via Lattea. Questi segnali hanno probabilmente origine negli intensi campi magnetici delle magnetar, le stelle di neutroni altamente energetiche, e durano millisecondi, colpendo la Terra da distanza cosmologiche.

Un insolito segnale radio ripetuto, noto come FRB 20240209, sta però sfidando questa teoria perché proviene da un’antica galassia lontana ormai “morta” da tempo, che non dovrebbe contenere l’energia necessaria per produrre tali impulsi. Secondo un nuovo studio pubblicato su The Asrophysical Journal Letters, questi misteriosi segnali radio potrebbero avere un’origine distinta, che non coinvolgerebbe i campi magnetici delle magnetar.

Cos’è il misterioso segnale radio ripetuto FRB 20240209

Il segnale radio FRB 20240209 è un lampo radio veloce, un intenso impulso di onde radio che si è ripetuto 22 volte tra febbraio e luglio 2024: denominato così perché rilevato la prima volta il 9 febbraio 2024, FRB 20240209 è stato scoperto dal Canadian Hydrogen Intensity Mapping Experiment (CHIME), la rete di quattro grandi radiotelescopi situati nella Columbia Britannica, in Canada, che ha localizzato la sua origine in galassia dormiente di 11,3 miliardi di anni, distante 2 miliardi di anni luce dalla Terra.

Galassie così vecchie non dovrebbero però contenere magnetar, le stelle di neutroni altamente magnetizzate, residuo del collasso del nucleo di giovani stelle massicce, che si pensa possano produrre tali impulsi.

Questa anomalia ha spinto gli astronomi a studiare più nel dettaglio quella porzione di cielo, combinando le osservazioni dei telescopi Keck e Gemini North alle Hawaii, che hanno confermato che nel luogo dove hanno avuto origine i segnali radio non c’è nessun’altra galassia vicina e che FRB 20240209 proveniva dai margini di quella galassia “morta”, una regione distante 130.000 anni luce dal centro della galassia stessa.

Per saperne di più di questa insolita galassia ospite, i ricercatori hanno quindi utilizzato computer ad alte prestazioni per eseguire delle simulazioni, scoprendo che la galassia è estremamente luminosa e incredibilmente massiccia, con una massa di oltre 100 miliardi di volte quella del Sole. “Questo è sorprendente ed entusiasmante, poiché ci aspettavamo che i lampi radio veloci avessero origine all’interno delle galassie, spesso in regioni di formazione stellare – ha spiegato uno dei co-autori dello studio, il ricercatore Vishwangi Shah della McGill University di Montreal – . La posizione di questo FRB così lontana dalla sua galassia ospite che solleva interrogativi su come eventi così energetici possano verificarsi in regioni in cui non si formano nuove stelle”.

Secondo il team, è probabile che FRB 20240209A abbia avuto origine all’interno di un denso ammasso globulare. Tali ammassi sono siti promettenti per magnetar, che potrebbero formarsi attraverso altri meccanismi associati a stelle più vecchie, ad esempio tramite la fusione di due stelle di neutroni o dal collasso di una nana bianca sotto la sua stessa gravità.

L’origine di questo FRB ripetuto in un ammasso globulare è lo scenario più probabile per spiegare perché questo segnale ripetuto proviene da una regione ai margini dalla sua galassia ospite – ha aggiunto Shah – . Non sappiamo con certezza se nella posizione dell’FRB sia presente un ammasso globulare e abbiamo presentato una proposta per utilizzare il telescopio spaziale James Webb della NASA/ESA/CSA per osservazioni di follow-up”.

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