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Influenza, ottobre 2024 e casi in Italia: sintomi e come capire che non è Covid: le indicazioni di Pregliasco

L’influenza stagionale 2024-2025 fa registrare i primi focolai in Italia, dopo il caso di Novara, altre persone contagiate in Lombardia: secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, quella di quest’anno può essere una stagione intensa: “Attenzione a sintomi come febbre alta, interessamento delle vie respiratorie e un sintomo generale che la contraddistinguono dal Covid”.
Intervista al prof. Fabrizio Pregliasco
Virologo dell'Università Statale e Direttore sanitario dell’Irccs ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano
A cura di Valeria Aiello
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Il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università Statale e direttore sanitario dell’Irccs ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano
Il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università Statale e direttore sanitario dell’Irccs ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano

Primi casi di influenza stagionale 2024-2025 ad ottobre in Italia, ma anche sindromi simil-influenzali che quest’anno possono causare “14,5 milioni di contagi, con un picco che arriverà quando il freddo sarà intenso e prolungato, presumibilmente nel periodo tra Natale e Capodanno”: secondo il professor Fabrizio Pregliasco dell’Università Statale e direttore sanitario dell’Irccs ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano, quest’anno rischiamo una stagione influenzale intensa, come quella che ha colpito l’Australia nella stagione che lì si è da poco conclusa.

Il riscontro del caso di Novara e dei primi focolai di influenza in Lombardia indicano che la circolazione virale è già iniziata – spiega virologo a Fanpage.it – . Attenzione a sintomi come febbre alta, interessamento delle vie respiratorie e un sintomo generale, che possono farci capire che non è Covid”. Per monitorare la situazione italiana, a partire dal 14 ottobre 2024, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), con il sostegno del Ministero della Salute, ha attivato la sorveglianza epidemiologica RespiVirNet per le sindromi simil-influenzali e dei virus respiratori, avvalendosi del contributo dei medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e della rete dei Laboratori di riferimento regionale. La sorveglianza virologica è invece prevista dall’11 novembre 2024, con i primi dati attesi entro successive 2-3 settimane.

Allora professore, quali sono i sintomi di influenza diversi dal Covid?
L’influenza stagionale si riconosce dalle altre forme respiratorie per tre elementi distintivi: l’inizio improvviso della febbre alta, oltre i 38 °C, almeno un sintomo respiratorio, come naso chiuso, naso che cola o tosse, e almeno un sintomo generale, come possono essere i dolori muscolari o articolari. In presenza di questi tre elementi, possiamo essere praticamente sicuri di avere l’influenza, ma se mancano, è molto probabile che si tratti di un’infezione causata da altri virus, come adenovirus, rinovirus o virus para-influenzali in circolazione.

Il Covid ha però cambiato un po’ le cose, perché l’infezione da Sars-Cov-2 si manifesta con sintomi diversi a seconda dei casi, per cui può determinare una malattia che in alcuni casi può essere simile all’influenza, quindi più pesante, oppure intermedia, magari solo con un po’ di tosse, soprattutto nei giovani e negli adulti sani, ma anche – ed è qui la sua forza – produrre casi asintomatici.

Si parla molto di “variante australiana” ma il primo caso di influenza in Italia è stato causato da un diverso virus influenzale: qual è la differenza?
L’influenza stagionale, indipendentemente dal ceppo virale, si manifesta con sintomi simili, per cui non ci sono differenze di massima tra la malattia causata da un virus influenzale di tipo A (H1N1)pdm – come quello del primo caso italiano di influenza scoperto lo scorso 9 ottobre a Novara – oppure un virus di tipo A (H3N2), come quello circolato in Australia nella stagione che lì si è da poco conclusa, la più pesante degli ultimi otto anni, e che in questi giorni cominciamo a vedere anche noi in Italia, nei primi focolai di influenza in Lombardia.

Al di là del tipo di influenza stagionale, al netto quindi di nuovi ceppi pandemici, come possono ad esempio essere le variati aviarie, sia che si tratti della cosiddetta “variante australiana” A(H3N2) o un altro virus dell’influenza stagionale di tipo A, oppure di un virus influenzale di tipo B, l’influenza si manifesta in modo simile: al massimo, se il virus è più immunoevasivo, può diffondersi di più e causare un impatto più alto, per cui ci sono più casi e, in proporzione, più casi gravi. Non parliamo pertanto di una stagione pesante perché il virus causa una malattia più grave.

Sarà una stagione intensa come quella australiana?
Siamo ancora in una fase preliminare della stagione influenzale vera e propria, in cui circolano anche diversi virus respiratori simil-influenzali che, con gli sbalzi termici i questi giorni, cominciano a farsi sentire. Per cui, anche se abbiamo i primi casi da virus influenzali che ci aspettavamo, per adesso le previsioni hanno tutti i limiti delle ipotesi, che dipendono anche dal meteo.

Se avremo un inverno mite, potrebbe andare meglio ma, se sarà un inverno rigido, come sembra previsto da diversi meteorologi, è molto probabile che anche la nostra stagione influenzale sarà intensa, con 14,5 milioni di casi complessivi che abbiamo visto lo scorso anno e un picco che arriverà quando il freddo sarà più intenso, presumibilmente nel periodo compreso tra Natale e Capodanno.

Come possiamo evitare l’influenza?
L’influenza si previene con il vaccino anti-influenzale, che nella formulazione di quest’anno copre per tutti i ceppi che stiamo cominciando a vedere, quindi variante australiana A (H3N2) e il sottotipo A(H1N1)pdm, ma anche i virus dell’influenza di tipo B. Per i fragili e anziani io consiglio anche un richiamo Covid, mentre per il resto, sappiamo esserci quelle attenzioni di igiene che abbiamo imparato per il Covid, ma che sono difficili da attuare.

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