Influenza, Covid ed RSV: cos’è la triplendemia prevista per i prossimi mesi e come proteggersi
Con l'arrivo della stagione fredda i patogeni respiratori (e non solo) sono avvantaggiati per molteplici ragioni, proprio per questo tra l'autunno e l'inverno si verificano i picchi di patologie influenzali e parainfluenzali, caratterizzate da tosse, febbre, mal di gola, dolori articolari e altri sintomi tipici. Tra la fine del 2022 e l'inizio del 2023, tuttavia, verrà a crearsi una situazione praticamente inedita, che negli Stati Uniti hanno deciso di chiamare con il poco rassicurante nome di “triplendemic”, triplendemia nel nostro idioma. Come suggerisce il termine, si tratta della coesistenza di tre patologie distinte, la cui diffusione simultanea nei prossimi mesi potrebbe mettere a dura prova i sistemi sanitari di molti Paesi, Italia compresa. Le malattie coinvolte sono tutte respiratorie: l'influenza, normalmente provocata dai virus dell'influenza di Tipo A e B; la COVID-19 scatenata dal coronavirus SARS-CoV-2; e le infezioni ascrivibili al virus respiratorio sinciziale umano (RSV). I virus responsabili circolano contemporaneamente da quando è scoppiata la pandemia di Covid, dunque perché per l'imminente stagione fredda si teme uno scenario inedito, tanto da coniare il nome di triplendemia?
Le ragioni sono diverse, ma tutte intimamente legate alla pandemia di COVID-19 e alle misure prese negli ultimi anni per contenere la diffusione del SARS-CoV-2. I lockdown, il distanziamento sociale, l'uso delle mascherine, lo smart working, la didattica a distanza e la migliore attenzione all'igiene delle mani, giusto per citare le misure più note, non solo hanno ridotto i contagi del patogeno pandemico, ma hanno anche – letteralmente – abbattuto le epidemie stagionali di influenza, oltre ad aver tenuto a bada l'RSV. Quest'ultimo è un virus che, in base ai dati dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), solo in Italia provoca oltre 20mila ricoveri e circa 3000 decessi. Per rendersi conto dell'impatto delle misure draconiane anti Covid sull'influenza, basta citare i dati dell'Australia: nel 2019, prima dello scoppio della pandemia, il sistema sanitario australiano registrò oltre 60mila casi, nel 2020 soltanto 107. In pratica, l'influenza è stata cancellata.
Come tutti sappiamo le misure anti Covid sono state eliminate praticamente tutte: le persone oggi possono viaggiare e incontrarsi senza limiti, mentre il distanziamento sociale è diventato un lontano ricordo. Sono "conquiste" raggiunte anche grazie alla significativa campagna vaccinale. Ma questo inverno potrebbero comunque emergere spiacevoli sorprese sulle curve di ricoveri e decessi per Covid, a causa della combinazione di vari fattori: misure preventive assenti; circolazione di ceppi super elusivi come le sottovarianti di Omicron; e immunità in discesa per molte persone. Non tutti, infatti, hanno fatto i richiami di vaccino raccomandati per la propria fascia d'età / condizione di salute.
Ma stiamo parlando di triplendemia, non dell'ennesima, subdola ondata di Covid. In parole molto semplici, gli altri due virus rischiano di essere più problematici del solito poiché possono profittare dell'assenza delle misure che a lungo li hanno messi (quasi) a tacere. Uno dei rischi principali è rappresentato dal fatto che i nostri sistemi immunitari – e in particolar modo quelli dei bambini più piccoli – in questi tre anni non sono stati allenati alla consueta esposizione stagionale ai patogeni, pertanto sia l'RSV che i ceppi influenzali potrebbero sfruttare spiragli favorevoli per diffondersi più agevolmente e provocare infezioni più severe. Come indicato dal New York Times il virus respiratorio sinciziale umano sta già provocando molti accessi negli ospedali pediatrici, con bambini colpiti da infezioni acute, bronchioliti e polmoniti. Anche l'influenza può causare infezioni molto gravi e scatenare epidemie in grado di mettere in difficoltà i sistemi sanitari. Solo in Italia, in condizioni normali, secondo i dati dell'ISS l'influenza e le sue complicazioni provocano mediamente 8mila morti all'anno.
Nello scenario attuale, dunque, la triplendemia è tutt'altro che da sottovalutare, per questo medici e scienziati stanno raccomandano di vaccinarsi sia contro la Covid (con tutte le dosi previste per la propria fascia) che contro l'influenza. Purtroppo ancora non esiste un vaccino contro l'RSV, anche se le case farmaceutiche ci stanno lavorando e sono a buon punto. Come spiegato a Repubblica dal dottor Giovanni Maga, direttore del Centro Nazionale delle Ricerche di Pavia, anche se l'allarme triplendemico arriva dagli Stati Uniti, esso vale per tutti i Paesi. “La probabilità di contrarre potenzialmente le tre patologie, ossia Covid, influenza e Rsv, non è delle più insignificanti, e questo deve essere oggetto di molta attenzione”, spiega Maga. “Teniamo conto – prosegue – che i bimbi non sono vaccinati contro SARS-CoV-2, e lo sono poco contro l'influenza, sebbene il vaccino in quest'ultimo caso sia disponibile (si può fare dai 6 mesi) e raccomandato soprattutto nei più piccoli perché nelle scuole e negli asili è facile infettarsi. Ma la risposta alla vaccinazione non è elevata spesso perché i genitori ne sottovalutano l'importanza”. Vaccinazione, prevenzione e attenzione nei comportamenti saranno dunque fondamentali anche nei prossimi mesi, per tutti.