video suggerito
video suggerito

Influenza aviaria, oltre 20 milioni di galline ovaiole uccise negli USA: prezzi delle uova alle stelle

Il virus dell’influenza aviaria si sta diffondendo sempre di più negli Stati Uniti (e non solo), dove negli ultimi mesi è stato responsabile della morte di oltre 20 milioni di galline ovaiole. Comprese quelle degli allevamenti biologici. Cosa sta succedendo e quali sono i rischi per l’uomo, dopo il primo caso mortale registrato in Louisiana.
A cura di Andrea Centini
0 CONDIVISIONI
Immagine

Negli ultimi mesi l'epidemia di influenza aviaria che sta circolando diffusamente negli Stati Uniti ha portato alla morte di oltre 20 milioni di galline ovaiole, un numero enorme che sta avendo un impatto significativo anche sul costo delle uova, come indicato dalla ABC. I prezzi del mercato all'ingrosso sono saliti anche di 50 centesimi di dollaro, come avvenuto in California, dove la dozzina ora si paga più di 8 dollari. La situazione risulta particolarmente complessa durante questi mesi invernali, in cui il virus dell'influenza aviaria A (H5N1) ad alta patogenicità (HPAI) circola e resiste nell'ambiente con più facilità grazie al freddo. In estate, ad esempio, la maggiore radiazione solare uccide rapidamente le particelle virali; in questo periodo, d'altro canto, permangono più a lungo sulle superfici e gli oggetti contaminati, favorendo la diffusione e le infezioni. In particolar modo negli spazi ristretti in cui sono confinati gli animali da allevamento.

La maggior parte delle galline non è comunque morta per l'infezione, ma a causa degli abbattimenti di massa che vengono effettuati quando si riscontra la positività all'interno di un allevamento. Anche tanti animali sani vengono eliminati sistematicamente, spesso attraverso schiume o gas inerti che vengono diffusi all'interno dei capannoni, per uccidere velocemente grandi numeri di uccelli contemporaneamente. Non mancano però procedure meccaniche più cruente, che prevedono ad esempio lo schiacciamento. A causa di queste eliminazioni forzate, il Dipartimento dell'agricoltura degli Stati Uniti (USDA) ha affermato in un rapporto che il governo federale ha sborsato oltre 1,25 miliardi di dollari per risarcire gli agricoltori e gli allevatori costretti a uccidere i loro capi. Come indicato nel documento, non sono state interessate solo le ovaiole allevate all'interno dei capannoni, dove sono private della libertà e delle condizioni che garantiscono il benessere animale, ma anche quelle allevate a terra e negli allevamenti biologici. Vengono uccisi sistematicamente anche tacchini, quaglie e altre specie di uccelli di interesse commerciale. E non negli USA.

Dalla fine del 2021, infatti, l'epidemia di influenza aviaria si è trasformata in una panzoozia globale, che colpisce un numero enorme di specie selvatiche e di allevamento. Intere colonie di uccelli marini sono state spazzate via, comprese quelle minacciate di estinzione. Si parla si centinaia di milioni di animali morti in tutto il mondo. Vengono colpiti dal virus anche mammiferi come felini (gatti, tigri, leoni), volpi, orsi, pinnipedi (foche e otarie) e mustelidi (furetti, visoni, ermellini etc etc). Recentemente negli USA l'influenza aviaria si è diffusa anche nei maiali e nei bovini da latte. Il caso delle mucche ha colpito la comunità scientifica perché i virologi ritenevano che questi animali non fossero suscettibili al virus dell'aviaria.

Anche l'essere umano è esposto al rischio di contagio; ad oggi negli Stati Uniti sono stati registrati 66 casi, di cui uno mortale in Louisiana. Al momento i CDC ritengono il rischio per la salute pubblica "basso", a causa del fatto che il virus non infetta bene le cellule umane e quindi non è in grado di innescare un'efficace infezione tra uomo e uomo. Ma secondo recenti studi basterebbe una sola mutazione affinché ciò possa accadere. Diversi ricercatori ritengono che una pandemia di influenza aviaria non è una questione di se, ma di quando. E potrebbe essere molto peggio della pandemia di COVID-19, dato che si stima una mortalità potenziale del patogeno fino al 50 percento.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views