Influenza 2024, quali sono i sintomi e come riconoscerla: i consigli di Bassetti su vaccini e come evitarla
L’influenza stagionale 2024-2025 e gli altri virus respiratori è molto probabile che causeranno anche quest’anno un boom di contagi in Italia, con migliaia di infezioni già dalle prossime settimane, tra influenza, sindromi simil-influenzali e il rialzo dei casi di Covid, per la diffusione delle nuove varianti. Secondo l’infettivologo Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive al San Martino di Genova, tra novembre e febbraio rischiamo di avere “più di 20 milioni di italiani a letto per l’influenza” con un picco di infezioni che, come negli ultimi due anni, tenderà ad essere sempre più anticipato.
Sintomi come febbre e malessere generale sono i più comuni, ma l’interessamento delle vie respiratorie può portare anche a mal di gola, tosse, raffreddore e, in diversi casi, a infiammazioni polmonari, perché “non dimentichiamoci che l’influenza è uno degli agenti eziologici della polmonite – ricorda Bassetti a Fanpage.it – . Per questo è importante vaccinarsi subito, già oggi”. Oggi, 1° ottobre, partono infatti le campagne di vaccinazione anti-influenzale in diverse Regioni (Lazio, Campania, Lombardia e Toscana) e, nel giro di qualche settimana, i vaccini saranno disponibili per tutti in tutta Italia.
Che stagione influenzale ci aspetta? Sarà boom di casi come in Australia?
Quella australiana è stata una stagione influenzale importante, come del resto lo erano state quelle dei due anni precedenti, quindi è molto probabile che anche noi in Italia avremo una stagione difficile, con tanta diffusione e forme gravi. Il rischio è quello di avere più di 20 milioni di italiani che già dalle prossime settimane e fino a febbraio rischiano di restare a letto per l’influenza.
Questo rappresenta un grande problema, dal punto di vista non solo sanitario, perché una parte di questi 20 milioni saranno persone ad alto rischio, come anziani e immunodepressi che avranno bisogno di assistenza ospedaliera o affolleranno le strutture dei medici di medicina generale, ma anche dal punto di vista sociale ed economico, perché ci saranno tante altre persone che mancheranno dal lavoro, non potranno portare i figli a scuola oppure non andranno a lavorare perché hanno i figli con l’influenza… per citare alcuni degli impatti che un’infezione così diffusa e così diffusibile ha sulla vita di tutti.
Qual è la causa di questa maggiore circolazione dei virus influenzali?
Individuare una singola causa è difficile, anche se qualcuno dice che la maggiore circolazione sia legata all’uso che abbiamo fatto della mascherina durante la pandemia. In questa ipotesi, c’è un piccolo fondo di verità c’è perché, per quasi tre anni, i nostri anticorpi non hanno fatto ginnastica.
Pensiamo ad esempio a un ciclista che non si allena in salita e che, quando deve poi affrontarne una, fa più fatica non avendola mai fatta. Così i nostri anticorpi, non avendo fatto esercizio, fanno più fatica a difenderci, soprattutto nelle persone di alcune fasce di età. Ci sono ad esempio bambini che oggi vanno all’asilo, o addirittura, arrivano a scuola, senza essere venuti mai a contatto con i virus dell’influenza, perché nati tra il 2019 e il 2020, quindi sono cresciuti nel pieno della pandemia: tra uso della mascherina e lockdown, sono rimasti a casa senza aver neppure conosciuto questo virus, per cui rischiano di avere delle forme più gravi e più impegnative di influenza.
Quando ci sarà il picco di infezioni? E da quali fattori dipende?
I fattori sono diversi, ma il principale è certamente legato alla popolazione target, che è la popolazione potenzialmente vulnerabile. Pertanto, meno gente si vaccina – e l’Italia è uno dei Paesi dove ci si vaccina di meno – più è facile che ci possa essere una diffusione maggiore.
Riguardo invece i tempi del picco, bisognerà vedere quando si verificheranno i primi casi di influenza, anche se ciò che abbiamo osservato negli ultimi due anni, è che la stagione influenzale tende ad essere molto anticipata. Rischiamo quindi di avere una circolazione molto intensa già in autunno, con un picco di infezioni intorno a Natale o Capodanno.
Quali sono i tipici sintomi dell’influenza?
I sintomi dell’influenza sono febbre, dolore alle articolazioni, astenia, malessere generale, ma può esserci una componente gastro-enteritica, per cui possono manifestarsi anche diarrea, vomito o nausea, oppure un maggiore interessamento delle vie respiratorie, quindi sintomi come mal di gola, raffreddore, ma anche un quadro di polmonite, perché non dimentichiamoci che l’influenza è uno degli agenti eziologici della polmonite.
Come facciamo a capire che si tratta di sintomi di influenza e non di Covid? Serve fare il tampone?
Personalmente ritengo che dobbiamo cercare di rieducare la gente ad evitare di utilizzare i tamponi, per qualunque tipo di malattia si stia parlando. Torniamo a quando i medici facevano i medici e i pazienti facevano i pazienti, per cui non diamo raccomandazioni sull’utilizzo del tampone. Saranno i medici a valutare in quali circostanze è appropriato fare il tampone.
Cosa bisogna fare per evitare l’influenza?
Basta vaccinarsi. In Italia sono disponibili già da oggi e lo saranno nelle prossime settimane, a seconda della regione in cui si vive, i vaccini aggiornati a quelli che saranno i virus influenzali che più frequentemente circoleranno quest’anno.
Perché in Italia ci si vaccina poco?
Credo che questo accada perché non si è capita l’importanza delle vaccinazioni, come conseguenza della cattiva comunicazione, che c’è sempre stata e che in questi anni ha fatto prevalere la cattiva informazione. Su questo abbiamo responsabilità noi come medici ma ce l’hanno anche le istituzioni, che non sono riuscite a dare una linea chiara su cosa rappresentino i vaccini e perché debbano essere utilizzati. E mi riferisco all’informazione che, anche nel passato, è arrivata dal Ministero della Salute e da chi avrebbe dovuto fare in modo che le fake news sui vaccini girassero meno.
In Italia è poi anche molto diffuso il concetto di super-uomo, nel senso che in molti pensano di essere invulnerabili, per cui dicono “io che mi vaccino a fare, tanto non l’ho mai avuta”, che è anche la frase peggiore che un medico possa sentire da un paziente con una polmonite da influenza, che in realtà la sta dicendo proprio perché in quel momento ce l’ha. Da questo scaturisce anche il modo peggiore di iniziare a fare prevenzione, ovvero vaccinarsi dopo l’influenza, che è esattamente il contrario di quello che si dovrebbe fare.
Del resto, siamo un Paese di persone che preferiscono fare da loro, lo vediamo con i tamponi, lo vediamo con le cure… ognuno fa un po’ come vuole. Potremmo dire un Paese un po’ ignorante dal punto di vista della salute, sia come propensione alla vaccinazione, sia per quanto riguarda gli esami di prevenzione dei tumori, così come l’uso appropriato dei farmaci: sono tutti esempi che descrivono bene il livello del nostro Paese, purtroppo sia culturalmente che praticamente.