In tre in ospedale dopo un barbecue, avevano mangiato carne di orso infestata da larve di trichinella
Un barbecue in famiglia, a base di spiedini di carne di orso nero, che si è concluso male per tre persone, finite in ospedale nel giro di pochi giorni con sintomi come febbre, forti dolori muscolari e gonfiore agli occhi. Il primo dei commensali a capire che qualcosa non andava è stato un uomo di 29 anni residente nel Minnesota che, dopo aver cercato una cura per i suoi sintomi, iniziati nel luglio 2022, era stato ricoverato per due volte nell’arco di 17 giorni, prima di scoprire che quella carne di orso, “recuperata” da uno dei commensali nel nord del Saskatchewan, in Canada, era infestata da larve di trichinella, un parassita che invade l’intestino e dà poi origine a vermi adulti (nematodi) in grado di migrare nei muscoli e raggiungere anche il cervello.
La carne era rimasta nel congelatore per un mese e mezzo, prima di essere scongelata e grigliata insieme ad alcune verdure. Essendo però di colore scuro, inizialmente era stata servita per sbaglio al sangue e, solo dopo che alcuni commensali avevano lamentato che era poco cotta, era stata ripassata alla brace e servita di nuovo. Il resto del barbecue si era quindi svolto normalmente e, alla fine, tutti i familiari, in totale nove persone, erano rientrati nelle loro case, in Arizona, Minnesota e South Dakota.
Tre persone in ospedale dopo aver mangiato carne di orso infestata da larve di trichinella
Pochi giorni dopo il barbecue, alcuni membri della famiglia hanno cominciato a sentirsi male, a partire dal 29enne del Minnesota, ricoverato per due volte in ospedale con febbre, forti dolori muscolari, gonfiore intorno agli occhi (edema periorbitale), alti livelli di globuli bianchi (eosinofilia) e altri parametri alterati. Solo durante il suo secondo ricovero, i medici sono venuti a conoscenza del barbecue a base di spiedini di carne di orso nero e hanno sospettato la trichinellosi (o trichinosi), un’infezione causata di trichinella, dei pericolosi nematodi che si trovano nelle fibre muscolari di molti animali carnivori e onnivori, trasmessi all’uomo attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta contenente larve del parassita.
Ogni anno, nel mondo, si verificano 10.000 casi di trichinellosi nell’uomo ma, secondo quanto riportato dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC), negli Stati Uniti sono stati segnalati solo 35 casi nel periodo compreso tra il 2016-2022. La maggior parte è legata al consumo di carne di orso, ma anche di alce e cinghiale o maiale.
Una volta ingerite, le larve presenti nella carne vengono rilasciate e iniziano a invadere l’intestino tenue (la fase gastrointestinale), provocando dolore, diarrea, nausea e vomito, per poi svilupparsi in vermi adulti che danno origine a una nuova generazione di larve e che possono migrare ovunque nell’organismo (fase sistemica), raggiungendo muscoli, cuore e anche il cervello. La fase sistemica può essere caratterizzata da febbre, edema periorbitale, dolore muscolare e infiammazione del cuore e del cervello, a seconda dei distretti colpiti dall’infezione. Le larve possono anche provocare una grave eosinofilia, in particolare quando si spostano nel cuore e nel sistema nervoso centrale.
Le indagini di laboratorio condotte dai medici hanno confermato l’infezione parassitaria nell’uomo e in altri due commensali finiti in ospedale. In totale, sei delle nove persone che avevano partecipato al barbecue hanno mostrato sintomi di trichinellosi, tra cui un bambino di 12 anni e altri due membri della famiglia che avevano mangiato solo le verdure. “Le tre persone ospedalizzate hanno ricevuto un trattamento diretto contro la trichinellosi con albendazolo – hanno precisato i medici nel rapporto pubblicato su Morbidity and Mortality Weekly Report (MMWR) – . Tutte e sei le persone sintomatiche sono guarite. I pazienti non ospedalizzati non hanno ricevuto un trattamento mirato alla trichinellosi perché i loro sintomi si erano risolti solo con cure di supporto”.
Analisi successive, condotte su alcuni campioni della carne di orso che non era stata scongelata, hanno poi mostrato larve mobili di trichinella (più di 800 larve in un grammo di carne) e permesso l’identificazione della trichinella responsabile del focolaio, la Trichinella nativa, una specie diffusa nelle zone artiche e subartiche dell’Asia, Europa e Nord America e pertanto resistente al congelamento, che ha come ospiti principali diversi animali selvatici come orsi, alci, cinghiali e trichechi.
Nel rapporto, i CDC hanno sottolineato quanto possa essere complicato identificare e diagnosticare questi rari casi, ma hanno segnalato l’edema periorbitale e l’eosinofilia come segni clinici chiave della condizione, raccomandando alle persone che consumano carne di selvaggina di mangiarla solo previa adeguata cottura.
“L’unico modo affidabile per uccidere i parassiti della trichinella è la cottura della carne a temperatura interna pari o superiore ai 74 °C , che va verificata con un termometro per la carne – ha precisato l’ente americano – . Come dimostrato in questa epidemia, il colore della carne non è un buon indicatore dell’adeguatezza della cottura”. I CDC raccomandano inoltre “la manipolazione sicura della carne cruda (ovvero, separando la carne cruda o poco cotta e i suoi succhi da altri alimenti, ndr). Questo rapporto e rapporti precedenti suggeriscono che la carne infetta da trichinella può contaminare altri alimenti”.