In Italia 200 cetacei spiaggiati da inizio 2023: non facciamo abbastanza per proteggerli
Dall'inizio del 2023 a oggi, in Italia, si sono spiaggiati quasi 200 cetacei (194 per la precisione). Nella maggior parte dei casi si tratta di delfini. Un dato drammatico, reso ancor più inquietante dal fatto che una quota significativa di questi meravigliosi mammiferi marini muore a causa dell'uomo. I delfini, infatti, tendono a inseguire i pescherecci per profittare dei pesci catturati, rimanendo impigliati nelle reti da pesca o finendo strozzati attraverso il cosiddetto "impigliamento laringeo".
Se non si può fare una colpa ai delfini di essere animali opportunisti, cioè che cercano di trarre il massimo guadagno con il minor dispendio energetico, sicuramente è possibile tenerli lontani dalle imbarcazioni con nasse “intelligenti” , dissuasori acustici e altri sistemi. Purtroppo però in Italia non facciamo ancora abbastanza per proteggerli; non c'è da stupirsi che a febbraio è arrivata una lettera di messa in mora da parte dell'Unione Europea, proprio perché il nostro Paese non ha introdotto misure adeguate per scongiurare le catture accidentali (by-catch), tra le principali cause di morte prematura per molte specie marine, compresi i piccoli cetacei odontoceti. La lettera spalanca le porte a una possibile procedura d'infrazione vera e propria nei confronti dell'Italia della Direttiva Habitat, volta a tutelare la biodiversità e gli ecosistemi.
A tratteggiare la delicata situazione dei nostri delfini è il progetto europeo LIFE DELFI, impegnato in prima linea nella conservazione di questi magnifici animali. I ricercatori hanno riportato i dati relativi alla “Banca Dati Spiaggiamenti”, messa a punto da scienziati del CIBRA dell’Università degli studi di Pavia e dal Museo di Storia Naturale di Milano. Come indicato, negli ultimi 15 mesi i cetacei spiaggiati lungo le coste italiane sono stati 194, dei quali 157 nel 2023 e 37 tra gennaio e marzo del 2024. Per quanto concerne i dati del 2023, del totale di esemplari spiaggiati ben 124 sono delfini. Più nello specifico, sono stati coinvolti 73 tursiopi (Tursiops truncatus) e 51 stenelle striate (Stenella coeruleoalba). I primi sono grossi delfini che vivono principalmente a ridosso della costa, riconosciuti come i delfini per antonomasia (Flipper era un tursiope e la stragrande maggioranza di quelli rinchiusi in acquari e delfinari appartengono a questa specie). Le piccole stenelle vivono invece più a largo, spesso in grandissimi gruppi sociali. Sono note per le spiccate doti acrobatiche e spesso regalano veri e propri spettacoli durante le escursioni di whale watching.
Tursiopi e stenelle striate, maggiormente colpiti da questi incidenti, sono due delle otto specie di cetacei che vivono regolarmente nelle acque italiane. Le altre sono capodoglio, balenottera comune, delfino comune, grampo, globicefalo e zifio. Sebbene meno rappresentate dal punto di vista numerico, non significa che anch'esse non siano minacciate dai fattori antropici. Basti sapere che per le balenottere le reti da pesca "fantasma" e le collisioni con le navi rappresentano la prima causa di morte nel Mar Mediterraneo e non solo. Alla luce dei drammatici dati sugli spiaggiamenti è doveroso agire al più presto con gli innovativi dispositivi in grado di ridurre i rischi, come sottolineato da LIFE DELFI.
“La tendenza dei dati sui cetacei spiaggiati in Italia è costante e non accenna a diminuire. Questo ci conferma la necessità di adottare misure tecniche (sugli attrezzi da pesca ed eventualmente sulle aree) volte alla riduzione delle interazioni fra delfini e attività di pesca. Con LIFE DELFI abbiamo messo a disposizione ricerca scientifica e innovazione tecnologica per monitorare e ridurre il fenomeno delle interazioni tra pesca e delfini attraverso dissuasori acustici, visivi e nuove tipologie di nasse. Inoltre, grazie ai nostri partner abbiamo formato anche dei rescue team, squadre di salvataggio che possono entrare in azione in caso di cetacei in difficoltà in mare o spiaggiati”, ha dichiarato Alessandro Lucchetti, ricercatore del CNR-IRBIM e coordinatore di LIFE DELFI. “Grazie al progetto e alla collaborazione con il CNR-IRBIM stiamo sviluppando una tecnologia del tutto innovativa nel panorama europeo, che consentirà di ottenere nuovi dissuasori acustici interattivi basati sul riconoscimento dei delfini attraverso l’intelligenza artificiale”, gli ha fatto eco David Scaradozzi dell'UNIVPM.
La speranza è che grazie all'introduzione di questi nuovi dispositivi tecnologici e di normative ad hoc possa essere possibile limitare i rischi e abbattere al più presto la mattanza dei cetacei nei nostri mari.