In Europa il 2022 è stato l’anno più secco e il secondo più caldo della storia: i dati di Copernicus
Gli scienziati del Copernicus Climate Change Service (C3S) hanno pubblicato l'European State of the Climate (ESOTC) 2022, un approfondito rapporto sul monitoraggio climatico dell'intero continente europeo. È uno documento prezioso che fornisce una panoramica ampia e dettagliata su diversi parametri cardine; si spazia dalle temperature agli incendi, passando per precipitazioni, portata dei fiumi, umidità del suolo, distribuzione / scioglimento del ghiaccio e molto altro ancora. L'obiettivo centrale è informare le istituzioni e i decisori politici – ma anche i semplici cittadini europei – sull'impatto dei cambiamenti climatici in modo chiaro ed esaustivo, favorendo lo sviluppo di misure atte a contrastare il riscaldamento globale. I dati, elaborati dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF) per conto della Commissione europea, evidenziano una situazione drammatica, con un trend di peggioramento legato alla costante immissione di anidride carbonica (CO2) e altri gas a effetto serra – come il metano – nell'atmosfera terrestre.
Tra i dati più significativi del rapporto vi sono quelli relativi alle temperature. Il 2022 è stato infatti il secondo anno più caldo mai registrato nel nostro continente, con una temperatura di 0,9° C al di sopra della la media storica. Inoltre nel quinquennio tra il 2018 e il 2022 si è arrivati a 2,2° C rispetto all'epoca preindustriale. Per quanto concerne il 2022, a pesare è stata soprattutto l'estate torrida, la più calda di sempre per il “Vecchio Continente”, con ben 1,4° C sopra la media e tra 0,3 e 0,4° C più calda dell'estate record precedente, quella del 2021. Poiché per il 2023 si ritiene concluso l'effetto del La Nina, un fenomeno opposto al El Nino e che determina un raffreddamento del pianeta, si ipotizza che l'estate 2023 possa essere ancor più "rovente". Il caldo estremo registrato nella tarda primavera e in estate “ha provocato condizioni pericolose per la salute umana”, spiegano gli esperti di Copernicus, la missione cogestita dalla Commissione Europea e dall'Agenzia Spaziale Europea.
Le ondate di calore peggiori sono state registrate nell'Europa Meridionale, con numero record di giorni da “stress da caldo molto forte”. Nel 2022 la temperatura superficiale dei laghi è stata di 0,46° C più calda rispetto alla media (nel periodo luglio – settembre), con un aumento per decennio stimato in 0,33° C. Anche il Mar Mediterraneo ha registrato continue e preoccupanti fluttuazioni anomale nella temperatura, che continuano a proseguire anche nel 2023. Il "Mare Nostrum" che bolle catalizza il rischio di fenomeni atmosferici violenti sempre più frequenti e devastanti – come i famigerati Medicane, gli uragani mediterranei -, inoltre altera gli equilibri ecologici, le migrazioni degli animali marini, favorisce la deossigenazione e riduce gli stock ittici.
Innanzi a questi dati non c'è da stupirsi che il 2022 è stato anche l'anno più secco nella storia dell'Europa. Maggio è stato il mese con più precipitazioni al di sotto della media, mentre settembre è stato quello con più precipitazioni oltre la media. In inverno sono stati registrati molti giorni in meno di neve rispetto alla media, circa una ventina per un'area molto vasta, ma in alcune località si è arrivati anche a – 50 giorni innevati. I ghiacciai, inoltre, hanno perso massa ovunque, tranne che nella Scandinavia sudoccidentale. L'impatto peggiore sulle Alpi, dove i ghiacciai potrebbero sparire del tutto entro il 2100 (ad alcuni, come quello della Marmolada, resterebbero invece pochi “anni di vita”). Gli scienziati di Copernicus hanno calcolato che i ghiacciai alpini nel 2022 hanno perso uno spessore superiore ai 3,5 metri.
In larga parte dell'Europa si è avuta la primavera più secca in assoluto, che ha contribuito ai gravi eventi siccitosi verificatisi in tanti Paesi, Italia compresa. Si ricordino le immagini del Po in secca, dal quale sono riemersi i resti di animali preistorici e mezzi distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale, ma anche la richiesta del primo razionamento dell'acqua della storia per il Regno Unito, un Paese notoriamente piovoso. Le estati più secche sono state registrate proprio sul territorio UK, in Germania e Penisola Iberica. Complessivamente il 2022 è stato l'anno con più aree d'Europa colpite dalla siccità. Nel momento peggiore il fenomeno ha interessato circa un terzo di tutto il territorio europeo.
L'umidità superficiale del suolo europeo è stata la seconda più bassa dell'ultimo mezzo secolo. Anche i fiumi hanno sofferto moltissimo la carenza di precipitazioni, come già evidenziato dalla situazione drammatica del Po. Il 63 percento dei corsi d'acqua ha avuto una portata inferiore rispetto alla media storica (1991 – 2020). Il mese peggiore in assoluto da questo punto di vista è stato marzo, ma la portata dei fiumi è stata più bassa della media per ben dieci mesi.
Una carenza d'acqua così diffusa si è riflessa anche nel rischio di incendi, che ha determinato il secondo anno peggiore di sempre per l'Europa in termini di ettari andati in fumo. Le condizioni di pericolo di incendio sono state superiori alla media nell'arco di tutto il 2022. Le emissioni legate ai roghi sono state superiori alla media nei primi mesi dell'anno e durante l'estate, con un “picco significativo” a luglio. Tutti questi dati ci ricordano che stiamo vivendo una devastante crisi climatica; se non faremo il possibile per contenere l'aumento della temperatura media rispetto all'epoca preindustriale – ad esempio dicendo addio ai combustibili fossili – andremo incontro a conseguenze catastrofiche per l'intera umanità e gli equilibri ecosistemici del pianeta.