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Improvviso aumento dell’attività del Sole scatena tempeste geomagnetiche (e regala nuove aurore)

Nell’ultima settimana, il Sole ha mostrato una maggiore attività, con un aumento delle macchie solari e il rilascio di diverse espulsioni di massa coronale: cosa sta succedendo e quali sono gli impatti sulla Terra.
A cura di Valeria Aiello
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Credit: NASA/SDO
Credit: NASA/SDO

In quest’ultima settimana, il Sole sta sperimentando un improvviso aumento di attività, con un incremento significativo del numero di macchie solari e il rilascio di diverse espulsioni di massa coronale su base giornaliera. I dati indicano che il vento solare generato da una di queste espulsioni, probabilmente avvenuta mercoledì 22 novembre, ha già impattato con il campo magnetico della Terra, dando inizio a una tempesta solare, o tempesta geomagnetica, un disturbo temporaneo della magnetosfera terrestre registrato a partire dalla giornata di sabato 25.

Secondo gli esperti dello Space Weather Prediction Center, il centro di previsione meteorologica spaziale della National Oceanic and Atmosferic Administration (NOAA), questo primo fenomeno è stato di intensità “debole-moderata” (G1-G2), il che significa impatti minori alla rete elettrica e alle operazioni dei satelliti ma anche manifestazioni aurorali visibili alle latitudini più elevate, in Alaska, Canada e Europa. Secondo EarthSky, ulteriori espulsioni di massa coronale, di cui una avvenuta oggi, 27 novembre, potrebbero essere dirette verso la Terra, implicando nuove tempeste magnetiche ma anche più aurore nei prossimi giorni.

Aumento di attività del Sole e incremento delle macchie solari: cosa sta succedendo

Il Sole, per quanto ci possa sembra sempre uguale, sperimenta ampie variazioni e attività che influenzano il suo aspetto e il suo comportamento. Questi fenomeni comprendono la formazione delle macchie solari, che sono delle regioni della superficie del Sole che hanno una temperatura inferiore e una forte attività magnetica rispetto all’ambiente circostante, ma anche le espulsioni di massa coronale (CME), chiamate brillamenti, che sono delle enormi eruzioni di plasma ed energia dalla corona solare.

In particolare, le espulsioni di massa coronale sono classificate in quattro categorie distinte: B, C, M e X. I brillamenti di classe B rappresentano le espulsioni relativamente piccole che, quando avvengono nella direzione della Terra, non hanno effetti significativi. Al contrario, i brillamenti di classe C e i più consistenti di classe M hanno il potenziale per indurre blackout radio momentanei mentre i brillamenti di classe X, essendo i più pericolosi, possono causare blackout radio su tutto il pianeta, accompagnati da intense emissioni di radiazioni.

Questa attività solare varia in base al ciclo solare, che è il periodo, lungo in media 11 anni, che intercorre tra il picco minimo e il massimo dell’attività solare. Attualmente, ci troviamo nella fase in cui il Sole sta intensificando la sua attività, il cui picco massimo è previsto tra gennaio e ottobre 2024. Ciò significa che, attualmente, l’attività solare è in aumento, come confermato dal maggior numero di macchie solari, principalmente nelle regioni equatoriali, e dalla più alta frequenza degli altri fenomeni solari, come appunto le espulsioni di massa coronale registrate negli ultimi giorni.

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L'attuale situazione del Sole

In questo contesto di aumento dell’attività solare, i dati più aggiornati indicano che nelle ultime 24 ore (dalle 11:00 UTC di ieri alle 11:00 UTC di oggi, 27 novembre) si sono verificati sei brillamenti di classe C, di cui il più grande (un C2.7) è stato registrato alle 12:52 UTC del 26 novembre 2023. Le osservazioni indicano inoltre un grande numero di macchie solari (attualmente 12 in tutto), tra cui la regione denominata AR3500, che ha prodotto l’espulsione di massa coronale del 26 novembre.

Anche oggi, 27 novembre, si è verificata un’ulteriore espulsione di massa coronale, intorno alle 6:48 UTC, che potrebbe avere una componente diretta verso la Terra e per la quale si attendono i risultati di analisi più dettagliate.

Quali sono gli impatti dell’attività solare sulla Terra

L’attività solare influisce non solo sui fenomeni solari ma ha effetti anche sulla meteorologia spaziale, con impatto sul campo magnetico della Terra: ciò determina la formazione di tempeste geomagnetiche di intensità che varia a seconda dell’entità e della direzione del fenomeno stesso. “Quando una grande tempesta di plasma erutta dal Sole e quella tempesta trasporta un campo magnetico orientato in direzione opposta al campo magnetico terrestre – spiega Huw Morga,, docente di fisica solare dell’Università di Aberystwyth, nel Regno Unito – abbiamo una ‘tempesta perfetta’ e una tempesta geomagnetica più grande”.

Per “grandezza” di una tempesta geomagnetica si intende quindi l’entità dell’interruzione del campo magnetico terrestre dovuto all’impatto delle emissioni solari. L’intensità delle tempeste solari è infatti classificata su una scala da G1 a G5, dove le tempeste G1 e G2 sono le più deboli o moderate, che possono verificarsi regolarmente, anche più volte al mese, senza causare particolari impatti sulla Terra, sebbene possano influenzare le reti elettriche e avere conseguenze su alcune funzioni satellitari come quelle utilizzate per i sistemi GPS e i dispositivi mobili.

Gli impatti maggiori si registrano con le tempeste geomagnetiche di grado G3 (forte) e superiori, come quelle di grado G4 e G5 (acuto ed estremo), le meno comuni, che comprendono problemi sia nello spazio, sia sull’attività dei satelliti, anche per quanto riguarda i sistemi di navigazione GPS e radio a bassa ed alta frequenza, che possono essere soggetti a blackout diffusi che possono persistere anche per giorni.

Tempeste geomagnetiche e aurore polari

I disturbi del campo magnetico terrestre determinano anche la formazione dell’aurora polare che, con le tempeste più intense (già di grado G3), possono spostarsi dalla loro normale residenza, risultando visibili anche a latitudini più basse. Nel caso dell’aurora boreale, visibile nell’emisfero settentrionale, in presenza di tempeste G3, il fenomeno aurorale può essere osservato fino  ai 50° di latitudine, scendendo man mano più a sud all’aumentare dell’intensità della tempesta, fino a raggiungere i 40° di latitudine in presenza di tempeste estreme.

D’altra parte, indipendentemente dall’intensità della tempesta geomagnetica, in presenza di una maggiore attività solare, la probabilità di aurore polari è più alta: gli eventi solari degli ultimi giorni potrebbero quindi determinare più disturbi nel campo magnetico terrestee ciò significherebbe più aurore” come evidenziato anche dagli esperti di EarthSky.

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