Il vulcano in Islanda sta per eruttare: cosa sta succedendo e quali sono i rischi
Un vulcano in Islanda è pronto a eruttare e i circa 4.000 abitanti della città di Grindavik sono stati obbligati dalle autorità a lasciare le proprie abitazioni. Secondo quanto affermato dall'Ufficio meteorologico islandese (IMO) il rischio di eruzione è considerato elevato e l'evento si starebbe per manifestare nel giro di giorni o addirittura ore. Alcuni flussi sembrano aver già raggiunto la superficie. A essere coinvolto è il vulcano di tipo efflusivo Fagradalsfjall, sito nella penisola di Reykjanes a circa una quarantina di chilometri dalla capitale Reykjavik. La regione è stata colpita da un intenso sciame sismico con circa 1.500 terremoti nelle ultime 48 ore, alcuni di intensità molto elevata che hanno provocato grosse crepe nelle strade proprio a Grindavik, ubicata sulla costa sud-occidentale dell'isola.
La penisola di Reykjanes è funestata da un'intensa attività sismica da diversi anni e a partire dal 2021 sono state già registrate tre eruzioni nei pressi del vulcano Fagradalsfjall: una a marzo del 2021, una nell'agosto del 2022 e l'ultima a luglio del 2023. La differenza con ciò che sta accadendo adesso è che tutte si sono verificate lontane dalle infrastrutture o dai centri abitati; il nuovo evento sta invece minacciando seriamente la città di Grindavik e altri piccoli centri, che potrebbero essere completamente distrutti dalla lava. Particolarmente a rischio il porto. Anche la centrale geotermica di Svartsengi – che fornisce elettricità e acqua a decine di migliaia di persone – è minacciata dal fenomeno naturale.
Alla luce della situazione sabato 11 novembre 2023 le autorità locali, oltre ad aver ordinato l'evacuazione di massa, hanno istituito dei rifugi e dichiarato lo stato di emergenza. All'inizio di questa settimana era stata chiusa per scopi precauzionali anche la località termale geotermica Blue Lagoon, una popolare meta turistica. L'ultima eruzione avvenuta a luglio si era verificata proprio non lontana dalla struttura ricettiva, in una nuova fessura che gli esperti hanno chiamato Litli-Hrutur.
Ma la situazione è precipitata nelle ultime ore e ormai ci si attende il peggio; ci sono infatti pochi dubbi sul fatto che la roccia fusa riesca a fuoriuscire in superficie, favorita anche dalle fratture della crosta terrestre prodotte dalla recente e distruttiva attività sismica, con i terremoti più forti superiori a magnitudo 4. Gli esperti si aspettano in questo sistema sismi fino a 5.5 di magnitudo (ricordiamo che la magnitudo è in scala logaritmica e ogni punto in più aumenta di 30 volte la potenza di un terremoto). “Non penso che passi molto tempo prima di un'eruzione, ore o pochi giorni. La possibilità di un'eruzione è aumentata in modo significativo”, ha dichiarato alla televisione statale statale islandese RUV Thorvaldur Thordarson, docente di vulcanologia presso l'Università dell'Islanda.
Il rischio è legato al fatto che il magma, come riporta l'ultimo aggiornamento dell'Ufficio meteorologico islandese pubblicato la sera di sabato 11 novembre, si trova ad appena 800 metri al di sotto della superficie. “La posizione esatta di un possibile sito di eruzione è sconosciuta, ma la lunghezza di 15 km e l'orientamento dell'argine danno una buona indicazione delle possibili fonti”, spiegano gli esperti dell'IMO. Secondo i ricercatori il magma potrebbe emergere sul versante meridionale dell'argine, appena al di fuori della città Grindavik. Ciò mette a repentaglio le infrastrutture e le abitazioni della città, come indicato già evacuata.
Perché stavolta non si rischia un prolungato stop del traffico aereo
I rischi dell'eruzione non si limitano alla potenziale distruzione dei centri abitati. Il Fagradalsfjall potrebbe infatti emettere dei gas tossici come il biossido di azoto, pericolosi anche per chi si trova a distanza significativa dall'area interessata dalla fuoriuscita del magma, inoltre la lava può favorire lo scioglimento del ghiaccio e di conseguenza possibili inondazioni catastrofiche, catalizzate anche dalla distruzione di dighe e ponti. Non si esclude anche la chiusura dello spazio aereo, anche se nel momento in cui stiamo scrivendo l'aeroporto di internazionale di Keflavik opera regolarmente; secondo gli esperti dell'IMO l'eruzione non dovrebbe comportare grandi dispersioni di cenere o fumo, quindi dovrebbe avere un impatto limitato sui voli. Ciò significa che non dovrebbe ripresentarsi il caso straordinario del vulcano Eyjafjallajökull (sito sotto un ghiacciaio) avvenuto nel 2010, che provocò l'interruzione del traffico aereo per giorni a causa delle intense ed altissime emissioni.