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Il veleno di un ragno potrebbe prevenire i danni al cuore dopo un infarto: nel 2023 test sull’uomo

Scienziati australiani hanno dimostrato che il veleno ragno dalla ragnatela a imbuto di Darling Downs potrebbe salvare le vite dei pazienti colpiti da infarto.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Università del Queensland
Credit: Università del Queensland

Una molecola presente nella tossina di un velenosissimo ragno australiano potrebbe salvare la vita alle persone colpite da infarto e ictus. Questo composto, chiamato Hi1a, se applicato rapidamente dopo un attacco di cuore o un ictus ischemico potrebbe infatti prevenire la morte permanente delle cellule, scongiurando i danni più gravi – come l'insufficienza cardiaca – e i decessi associati a queste diffuse patologie cardio-cerebrovascolari. Al momento la molecola ha dimostrato la sua efficacia solo in modelli preclinici, ovvero cellule in provetta e modelli animali, tuttavia, grazie a un corposo finanziamento da 23 milioni di dollari ottenuti dalla startup Infensa Bioscience, il prossimo anno dovrebbero iniziare i primi trial clinici di Fase 1. Se confermata questa capacità nell'uomo, ogni anno potrebbe essere salvato un enorme numero di vite (le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte nei Paesi industrializzati).

La scoperta del composto è avvenuta per caso da parte dei professori Glenn King e Nathan Palpant dell'Uuniversità del Queensland (Australia). Mentre analizzavano la molecola PcTx1 presente nel veleno di una tarantola per un potenziale trattamento contro l'ictus, si sono accorti che nel veleno dei ragni australiani dalla ragnatela a imbuto (famiglia Atracidae) era presente una molecola affine che sembrava una doppia PcTx1. La molecola denominata Hi1a si è dimostrata molto più efficace dell'altra nel prevenire la morte neuronale in test preclinici, così, dopo gli opportuni perfezionamenti, è nato il farmaco candidato IB001, che in futuro potrebbe aiutare nel trattamento degli infarti e degli ictus. Ma come funziona esattamente?

Quando si verifica un infarto o un ictus, le cellule cardiache e i neuroni muoiono e non possono essere rimpiazzati; ciò avviene non solo per mancanza di ossigeno e nutrimento dovuta al blocco del flusso sanguigno, ma anche perché il nostro organismo attiva un segnale – attraverso un canale ionico sensibile all'acido (ASIC1a) – che provoca la morte cellulare. Gli scienziati non conoscono le ragioni biologiche di questo meccanismo durante gli eventi cardiovascolari, ma sanno che bloccandolo è possibile prevenire i danni permanenti determinati dalle malattie. Il farmaco candidato IB001, sviluppato in collaborazione col professor Peter Macdonald del Victor Chang Cardiac Research Institute e col professor Rob Widdop dell'Università Monash, fa proprio questo. Blocca l'attivazione del segnale scongiurando la morte delle cellule cardiache e dei neuroni. Nello specifico, il farmaco candidato si basa sul veleno del ragno dalla ragnatela a imbuto di Darling Downs o K'gari (Hadronyche infensa) che vive sull'isola di Fraser. Gli aborigeni Butchulla lo chiamano Mudjar Nhiling Guran, ovvero “ragno dai denti lunghi”. Il nome della startup Infensa Bioscience è proprio un omaggio al nome scientifico di questo ragno.

I promettenti risultati delle indagini precliniche sul veleno del ragno sono stati riportati lo scorso anno nello studio “Therapeutic Inhibition of Acid-Sensing Ion Channel 1a Recovers Heart Function After Ischemia–Reperfusion Injury” pubblicato sull'autorevole rivista scientifica Circulation. Ora, grazie, al corposo finanziamento, si spera di testarlo al più presto sull'uomo per dimostrarne l'efficacia. “Questa è una tecnologia rivoluzionaria che potrebbe avere un impatto mondiale e viene sviluppata e finanziata proprio qui in Australia”, ha dichiarato il professor Mark Smythe in un comunicato stampa. “È passato del tempo dall'ultima volta di una tale innovazione in questo campo e non vediamo l'ora di vedere come questo entusiasmante programma di lavoro può supportare chi soffre di malattie cardiache”, ha dichiarato il dottor Dean Moss, amministratore delegato di UniQuest, società associata all'Università del Queensland e legata al finanziamento. Gli scienziati inizieranno a testare il farmaco contro gli infarti del miocardio (il cuore è più accessibile del cervello), ma in futuro coinvolgeranno anche persone colpite da ictus. Puntano anche a realizzare farmaci per prolungare la vita dei cuori donati da destinare ai trapianti.

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