Il vaccino Covid ha abbattuto del 68% i ricoveri per Omicron nei bambini di 5-11 anni
Il vaccino anti Covid ha abbattuto in modo netto il rischio di ricovero nei bambini di 5 – 11 anni durante l'ondata di variante Omicron. La riduzione rilevata da uno studio è stata infatti del 68 percento. La vaccinazione contro il coronavirus SARS-CoV-2, inoltre, è risultata molto efficace anche negli adolescenti tra i 12 e i 18 anni, prevenendo efficacemente il rischio di ospedalizzazione e di malattia critica. Questi risultati confermano che il vaccino nei più giovani non solo aiuta a ridurre la circolazione virale, proteggendo indirettamente la popolazione più a rischio di complicazioni ed esito fatale, ma rappresenta uno scudo prezioso anche per i piccoli.
A determinare che il vaccino anti Covid ha abbattuto del 68% il rischio di ricovero in ospedale per i bambini di 5 – 11 anni è stata una squadra di ricerca guidata da scienziati americani del COVID-19 Response Team dei CDC, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Center for Childhood Infections and Vaccines of Children's Healthcare, del Dipartimento di Pediatria dell'Università Emory di Atlanta e di numerosi altri istituti. Gli scienziati, coordinati dal professor Adrienne G. Randolph, docente di Anestesia presso la Scuola di Medicina dell'Università di Harvard e pediatra al Boston Children’s Hospital, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i casi di circa 3 mila bambini e adolescenti tra i 5 e i 18 anni. I giovani pazienti sono stati arruolati tra il 1 luglio 2021 e il 17 febbraio 2022, provenienti da 31 ospedali di 23 Stati degli USA. Fra essi vi erano 1.185 casi Covid e 1.627 piccoli del gruppo di controllo, ovvero bimbi ricoverati in ospedale per altre ragioni. Tra quelli con COVID-19 in 1043 (l'88 percento) non erano vaccinati, dei quali in 291 hanno richiesto supporto vitale e in 14 sono deceduti. I ricercatori hanno raccolto tutti questi dati dalla rete nazionale Overcoming COVID-19.
Incrociando tutti queste informazioni con lo stato vaccinale dei piccoli è stato possibile determinare la protezione del vaccino. I ricercatori hanno preso come riferimento le due dosi di BNT162b2 (Comirnaty), il vaccino a mRNA di Pfizer-BioNTech. Come indicato, nei bambini tra 5 e 11 anni la vaccinazione è risultata efficacia nel ridurre il rischio di ospedalizzazione del 68 percento. Per quanto riguarda gli adolescenti tra 12 e 18 anni, la vaccinazione è risultata efficace nel prevenire del 92 percento il ricovero per variante Delta e del 40 percento per variante Omicron. Quest'ultima, come noto, ha una ridotta sensibilità agli anticorpi neutralizzanti ed è dunque più brava a "bucare" lo scudo immunitario offerto dal vaccino. Nonostante ciò, il vaccino di Pfizer-BioNTech è risultato efficace al 96 percento nel prevenire la malattia critica durante l'ondata di variante Delta e al 79 percento durante l'ondata di Omicron. “La vaccinazione BNT162b2 ha ridotto di due terzi il rischio di ospedalizzazione associato a Omicron tra i bambini di età compresa tra 5 e 11 anni. Sebbene due dosi fornissero una protezione inferiore contro il ricovero associato all'Omicron rispetto al ricovero associato alla Delta tra gli adolescenti di età compresa tra 12 e 18 anni, la vaccinazione ha prevenuto la malattia critica causata da entrambe le varianti”, hanno scritto gli autori nell'abstract dello studio.
Al 16 marzo del 2022, secondo i dati dell'American Academy of Pediatrics, negli Stati Uniti solo il 57 percento degli adolescenti tra i 12 e i 18 anni e il 27 percento dei bimbi tra 5 e 11 aveva ricevuto le due dosi di vaccino anti Covid. Alla luce dei risultati del nuovo studio il professor Randolph e i colleghi si augurano che sempre più genitori facciano vaccinare i figli. “I benefici superano chiaramente i rischi, poiché infezioni gravi durante l'infanzia possono avere conseguenze a lungo termine”, ha dichiarato l'autore principale dello studio in un comunicato stampa. I dettagli della ricerca “BNT162b2 Protection against the Omicron Variant in Children and Adolescents” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The New England Journal of Medicine, tra le più autorevoli in assoluto in ambito medico.