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Il vaccino contro il fuoco di Sant’Antonio può ridurre il rischio di demenza: l’ipotesi di uno studio

Uno studio dell’Oxford University ha scoperto che un vaccino contro l’herpes zoster, meglio noto come “fuoco di Sant’Antonio”, riduce del 17% il rischio di demenza. Ma ancora non sono chiare le ragioni di questo ipotetico ruolo protettivo, motivo per cui saranno necessari ulteriori studi di conferma.
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Demenza e Herpes zoster, anche più comunemente noto come fuoco di Sant'Antonio. La maggior parte delle persone sarebbe pronto a scommettere che tra queste due condizioni non ci sia nessun elemento in comune, eppure un nuovo studio dell'Università di Oxford ha scoperto che uno dei vaccini esistenti contro l'Herpes zoster virus ridurrebbe il rischio di demenza, posticipando l'insorgenza della malattia anche di 164 giorni o più. Qui abbiamo spiegato quali sono i primi sintomi della con cui si manifesta e qual è la differenza rispetto all'Alzheimer.

Il vaccino in questione si chiama Shingrix, è stato prodotto con la tecnologia del DNA ricombinante, ed è l'ultimo siero introdotto, nonché il più efficace, per prevenire la malattia nota come Herpes zoster (o fuoco di Sant'Antonio) e la possibile nevralgia post erpetica successiva all'eritema tipico dell'infezione. In Italia è disponibile dal 2021.

In realtà, anche per il vaccino precedente era stato riscontrata una riduzione del rischio di demenza, ma ora lo studio dell'Università di Oxford suggerisce che lo Shingrix è in assoluto il vaccino con il maggior potere protettivo, anche in confronto a qualsiasi altro vaccino per altre infezioni.

I risultati dello studio sulle diagnosi di demenza

Lo studio è stato condotto su una platea di oltre 200.000 persone e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista di settore Nature Medicine. I risultati hanno registrato una riduzione del 17% delle diagnosi di demenza nei sei anni successivi al vaccino,

In sostanza, chi aveva ricevuto questo vaccino ha sviluppato la demenza 5-9 mesi più tardi rispetto a coloro che avevano ricevuto un altro vaccino, indipendentemente che si trattasse di uomini o donne.

Lo studio potrebbe essere il punto di partenza per nuovi studi sul legame tra demenza e Herpes zoster, un'infezione virale molto diffusa. In Italia ogni anno si registrano circa 157.000 nuovi casi e si stima che il 90% degli adulti avrebbe già contratto il virus responsabile durante l'infanzia e sarebbe quindi a rischio di sviluppare il fuoco di Sant'Antonio.

Come il vaccino potrebbe prevenire il rischio demenza

Anche se i risultati sono incoraggianti, ancora sono molti i punti interrogativi rimasti senza risposta. Uno di questi riguarda proprio il perché di questa associazione, ovvero cosa renda questo vaccino protettivo contro la demenza. Per il momento gli scienziati hanno solo potuto formulare delle ipotesi.

Secondo i ricercatori dell'Oxford University al momento le più verosimili sarebbero due. Ciò potrebbe dipendere dalla possibilità – ancora da confermare – che il virus dell'Herpes zoster aumenti il rischio di demenza, quindi attraverso il vaccino si eliminerebbe un fattore di rischio, diminuendo così la probabilità di sviluppare demenza. Oppure, si potrebbe supporre che nel vaccino siano contenute "sostanze chimiche che potrebbero avere effetti benefici separati sulla salute del cervello". Entrambi le spiegazioni sono però delle ipotesi che necessitano di essere meglio approfondite.

Anche se serviranno ulteriori studi, questi risultati aggiungono nuove prove a sostegno dell'ipotesi secondo cui il vaccino contro l'Herpes zoster potrebbe produrre una maggiore protezione contro il rischio di demenza o comunque ritardarne l'insorgenza.

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