Se hai problemi al cuore il vaccino contro il Covid-19 può allungarti la vita: lo studio
Da quando sono disponibili i vaccini contro il Covid-19, le persone con problemi cardiaci sono da sempre elencate nella lista dei soggetti fragili. Oggi, uno studio ne ha misurato i benefici nelle persone con insufficienza cardiaca: dall'analisi su quasi 150.000 pazienti affetti da questa condizione è emerso che le persone vaccinate hanno una probabilità maggiore dell'82% di vivere più lungo rispetto ai non vaccinati, riducendo il tasso di mortalità per tutte le cause.
Dallo studio è emerso anche che durante i sei mesi di osservazione, essersi sottoposti al vaccino contro il Covid-19 ha ridotto anche il rischio di essere ricoverati per insufficienza cardiaca, oltre a determinare una minore probabilità di contrarre l'infezione. Da gennaio 2024 sono disponibili i nuovi vaccini aggiornati ed efficaci contro le nuove varianti del Sars-Cov-2, arrivate nelle ultime settimane in Italia.
I risultati dopo sei mesi di studio
Questo studio è il primo – hanno spiegato gli autori – a mostrare un chiaro beneficio della vaccinazione sulle persone affette da insufficienza cardiaca, un problema che riguarda oltre 64 milioni di persone in tutto il mondo.
Dopo aver osservato i pazienti partecipanti allo studio per un periodo di sei mesi, i ricercatori hanno quantificato in che modo il vaccino avesse influito sulla loro salute e sulla loro aspettativa di vita. Partiamo dal dato più significativo: i pazienti vaccinati hanno mostrato l'82% delle probabilità in meno di morire per tutte le cause rispetto ai non vaccinati. Anche il rischio di essere ospedalizzati per insufficienza cardiaca è apparso minore, quasi dimezzato (del 47% in meno), e quello di contrarre il coronavirus inferiore del 13%.
Cosa è emerso dallo studio su insufficienza cardiaca e vaccini
Lo studio è stato presentato durante il Congresso mondiale sull'insufficienza cardiaca, a Lisbona, l'11 maggio 2024 ed è stato condotto dai medici del National Health Insurance Service Ilsan Hospital di Goyang, in Corea del Sud, servendosi dei dati dei pazienti raccolti nel database dell'ospedale.
Per effettuare lo studio, i ricercatori sono partiti da una platea di 651.127 pazienti con età media di 69,5 anni, 50% donne e 50% uomini. Di questi 538.434 (83%) sono stati classificati vaccinati (avevano ricevuto due o più dosi) e 112.693 (17%) come non vaccinati.
Tuttavia, per escludere il peso di altri fattori sulla salute complessiva dei partecipanti, i ricercatori hanno considerato solo i pazienti che potessero essere confrontati in base al sesso, età e altre condizioni di salute. In questo modo la platea è stata selezionata e ridotta a 73.559 pazienti vaccinati e 73.559 pazienti non vaccinati. Lo studio quindi, spiegano gli autori, fornisce nuove prove a favore della somministrazione dei vaccini anti-Covid nelle persone con insufficienza cardiaca, tuttavia ribadiscono che non rappresentano una regola universalmente valida e che nei pazienti con condizioni particolari bisogna sempre rimettersi alle valutazione dei rischi da parte dei medici.