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Il taglio delle emissioni va nella direzione sbagliata: aumenta il metano nell’atmosfera

Lo rileva uno studio sui dati satellitari condotto dalla società francese Kayrros che ha rilevato l’intensificarsi delle emissioni di questo potente gas serra da combustibili fossili.
A cura di Valeria Aiello
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Emissioni di metano dallo sfruttamento dei combustibili fossili si sono intensificate, aumentando più rapidamente del rimbalzo della produzione di gas e carbone dall’allentamento dei blocchi dovuti alla pandemia di Covid. Lo rileva uno studio sui dati satellitari condotto da Kayrros, una società francese di geoanalisi energetica e ambientale, che ha definito lo scenario “preoccupante” e sottolineato come, nonostante gli impegni del Global Methane Pledge alla conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP 26) di Glasgow, il taglio delle emissioni sembri andare andare nella direzione sbagliata.

Il Global Methane Pledge è stato sottoscritto da quasi 110 Paesi, che si sono impegnati a ridurre del 30% entro il 2030 le emissioni di metano, uno dei principali inquinanti dell’atmosfera nonché tra i più potenti gas serra, con un potenziale in termini di riscaldamento globale che è circa 80 volte superiore a quello dell’anidride carbonica nei primi 20 anni dall’emissione. Tuttavia, nel bacino del Permiano, il sito bacino petrolifero e di gas più prolifico degli Stati Uniti, le emissioni di metano nel primo trimestre del 2022 sono aumentate del 33% rispetto al trimestre precedente e del 47% rispetto al primo trimestre dello scorso anno. Le emissioni di metano, secondo i dati riportati dal Washngton Post, hanno superato anche quelle del quarto trimestre del 2019, ovvero del periodo pre-pandemia.

“Questo è un campanello d’allarme per l’industria dei combustibili fossili” ha affermato Antoine Halff, co-fondatore e capo analista di Kayrros.

Halff ha affermato che non c’è una spiegazione concreta all’intensificarsi delle emissioni, pur suggerendo che potrebbe derivare dal rapido aumento delle trivellazioni di petrolio e gas negli ultimi mesi, anche da parte di perforatori che potrebbero prestare meno attenzione al rilascio di metano nell’ambiente.

Il rapporto Kayrros indica inoltre che il numero di “super-emettitori” di gas naturale negli Stati Uniti è tornato a 70, dunque ai livelli raggiunti prima della pandemia. Al ritmo attuale, questo numero raggiungerà quest’anno 168 negli Stati Uniti, con il 59 per cento proveniente dal bacino del Permiano.

Le emissioni sono aumentate anche nei giacimenti di carbone degli Appalachi. La produzione delle miniere di carbone della regione è diminuita nel 2020 a causa della minore domanda a dovuta alla pandemia, ma “da quando la produzione ha iniziato a riprendersi nel 2021, le emissioni sono aumentate più velocemente” afferma il rapporto. La produzione è cresciuta del 13% nel 2021, ma i livelli di metano sono aumentati del 20% nello stesso periodo. “La crescente intensità di metano dalla produzione di carbone degli Appalachi significa che il suo contributo al cambiamento climatico è costantemente aumentato anche se il suo apporto alla produzione di energia è diminuito” aggiunge lo studio.

Il rapporto esamina anche la situazione relativa ad alcune delle più ricche riserve di combustibili fossili in altre parti del mondo, rilevando continue perdite dalle infrastrutture nonché un rapido aumento dei super-emettitori, almeno 47 in Turkmenistan dove le riserve di gas naturale sono stimate in 50 trilioni di metri cubi. Incrementi sostanziali sono stati rilevati anche in Algeria, dove le emissioni di metano dal bacino di Hassi R’ Mel sono “aumentate in modo significativo” nel semestre conclusosi a marzo. Il rapporto punta il dito contro “apparecchiature vecchie e che perdono”, che non sono adatte a soddisfare la domanda europea di maggiori volumi di gas algerino per sostituire il gas russo.

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