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Il Sole come mai visto prima nelle straordinarie foto della sonda Solar Orbiter

Le immagini appena pubblicate dall’ESA rivelano molteplici aspetti del Sole: scattate quando il Solar Orbiter era a meno di 74 milioni di chilometri dal Sole, mostrano macchie solari, campo magnetico e flussi di plasma incandescente.
A cura di Valeria Aiello
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Immagine del Sole in luce visibile: sulla fotosfera, si vedono le macchie solari / Credit: ESA
Immagine del Sole in luce visibile: sulla fotosfera, si vedono le macchie solari / Credit: ESA

Quattro nuove spettacolari foto del Sole, catturate dalla sonda Solar Orbiter dalla più bassa distanza raggiunta da qualsiasi altro veicolo spaziale, mostrano la nostra stella come mai vista prima d’ora: appena pubblicate dall’Agenzia spaziale europea (ESA) che guida la missione, le immagini rivelano molteplici aspetti dell’oggetto più dinamico del Sistema solare, offrendo una visione completa della sua superficie visibile (fotosfera) alla più alta risoluzione raggiunta fino ad oggi.

Il Sole come mai visto prima: macchie solari, campo magnetico e plasma incandescente

Il Sole, come “nana gialla” che oggi conosciamo, è una stella molto dinamica e complessa, la cui superficie visibile (fotosfera) di plasma incandescente è in continuo movimento: ciò determina l’instaurarsi di correnti elettriche molto intense, che a loro volta generano un forte campo magnetico, concentrato nelle regioni delle macchie solari. “Ovunque si trovino le macchie solari – spiega l’ESA in una notail campo magnetico punta verso l’esterno o l’interno, spiegando perché perché il plasma all'interno delle macchie solari è più freddo: normalmente, la convezione sposta il calore dall’interno del Sole alla sua superficie, ma questo viene interrotto dalle particelle cariche che sono costrette a seguire le linee del campo magnetico denso all’interno e intorno alle macchie solari”.

Le macchie solari possono essere viste nell’immagine del Sole in luce visibile, catturata dallo strumento Polarimetric and Helioseismic Imager (PHI) della sonda Solar Orbiter, dove appaiono come macchie scure, perché più fredde dell’ambiente circostante, per cui emettono luce. Questo strumento non scatta però solo immagini in luce visibile, ma misura anche la direzione del campo magnetico, il che ha permesso di ottenere una mappa magnetica del Sole e una mappa del movimento e della velocità del materiale sulla sua superficie.

Quest’ultima mappa, nota anche come “tacogramma”, mostra in blu il movimento del materiale verso la navicella spaziale del materiale e in rosso quello lontano dalla navicella. “Mentre il plasma sulla superficie del Sole generalmente ruota con la rotazione complessiva del Sole attorno al suo asse, viene spinto verso l’esterno attorno alle macchie solari” ha evidenziato l’ESA.

Infine, la quarta immagine, ottenuta con lo strumento Extreme Ultraviolet Imager (EUI), mostra il Sole in luce ultravioletta, consentendo l’osservazione di ciò che accade nell’atmosfera esterna del Sole, la corona. “Sopra le regioni attive delle macchie solari, si vede il plasma luminoso che sporge – prosegue l’Agenzia spaziale -. Il plasma a un milione di gradi segue le linee del campo magnetico che fuoriescono dal Sole, spesso collegando le macchie solari vicine”.

Tutte le immagini sono state scattate il 22 marzo 2024, quando la sonda Solar Orbiter era a meno di 74 milioni di chilometri dal Sole, pertanto ogni scatto ha coperto solo una piccola porzione del Sole: le quattro foto appena pubblicate sono quindi un mosaico di singole immagini (25 scatti per ciascuna foto), catturate in un periodo di quattro ore. “L’elaborazione delle immagini era nuova e difficile ma, ora che è stata fatta una volta, l’elaborazione dei dati e l’assemblaggio dei mosaici saranno più rapidi in futuro” ha aggiunto l’ESA, precisando che, con il prosieguo della missione, avremo immagini full-desk ad alta risoluzione due volte l’anno.

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