“Il sesso chimico mi aveva trasformato in uno zombie”: cos’è il chemsex e perché diventa una trappola

"Lentamente la tua vita inizia a deteriorarsi. Devi mangiare, devi dormire e devi andare avanti con la tua vita, ma tutto quello che riesci davvero a fare è pensare alla prossima volta in cui ti drogherai". Chris – il nome è inventato per garantire l'anonimato – ha rischiato di perdere tutto, anche la vita, per colpa del chemsex, anche noto come "sesso chimico", ovvero la pratica di assumer droghe psicoattive per avere rapporti sessuali.
Lo stigma culturale e sociale, la paura di essere giudicati e il senso di vergogna che vivono le persone che, come Chris, sono diventati dipendenti da chemsex rendono spesso difficile chiedere aiuto, complice spesso la mancanza di adeguate strutture di supporto e le insufficienti attività di informazione sui rischi per la salute fisica e psicologica di questa pratica.
La storia di Chris
Oggi Chris è riuscito a rompere il circolo vizioso della dipendenza e del senso di vergogna che lo aveva reso prigioniero del sesso chimico. Alla Bbc ha raccontato di aver iniziato a fare uso di sostanza psicoattive quasi casualmente, dopo che a una festa qualcuno gliele aveva offerte. All'inizio – ha raccontato Chris – si sentiva finalmente liberato da "molta della vergogna e del senso di colpa con cui sono cresciuto per la mia omosessualità". Poi, nel giro di qualche mese, tutto è precipitato e il bisogno di assumere droghe per avere rapporti sessuali è diventato una costante nella sua vita.
Come è successo a Chris, spesso le vittime del chemsex sono persone della comunità LGTBQ+ cresciute in una famiglia o in un contesto sociale che li ha colpevolizzati per la loro sessualità, fino a portare a sviluppare un profondo senso di vergogna che tutt'oggi ostacola la loro vita sessuale.
Cos'è il sesso chimico
Il sesso chimico consiste infatti nell'assumere sostanze psicoattive, come metanfetamine, GHB/GBL e mefedrone, "che – spiega un approfondimento del Santagostino – agiscono sul sistema nervoso centrale riducendo inibizioni, aumentando il desiderio sessuale e prolungando la resistenza fisica".
Il chemsex è infatti più diffuso tra le persone gay, così come tra coloro che soffrono di ansia, depressione o traumi irrisolti, perché spesso l'uso di sostanze psicoattive diventa una via di fuga dal dolore, un modo per liberarsi dal profondo disagio emotivo o dalla frustrazione che deriva dal non sentirsi accettati dalla società. Altre volte, invece, chi si avvicina a queste pratiche lo fa per avere esperienze sessuali più intense, sia da un punto di vista fisico che emotivo. Tuttavia, spesso questa ricerca si trasforma in una trappola.
I rischi legati a queste pratiche
Oltre alla dipendenza chimica generata dalle sostanze psicoattive, legare il piacere sessuale all'uso di droghe può infatti creare una dipendenza comportamentale ancora più difficile da rompere perché il cervello collega il piacere del sesso all'assunzione di droghe. Inoltre, spesso chi finisce in questo circolo vizioso prova un forte senso di vergogna che gli impedisce di chiedere aiuto, con il risultato di alimentare ulteriormente il bisogno di evadere attraverso l'uso di droghe.
"La tua vita inizia a deteriorasi. Il lunedì non riesci ad andare a lavorare. Non riesci a fare niente fino a mercoledì e poi venerdì tutto ricomincia". Chris ha raccontato che per lui il chemsex era diventato l'unico modo per fuggire "dall'orrore che è diventata la tua vita, ma è come se non lo vedessi davvero perché tutto ciò che vuoi fare è drogarti di nuovo. I miei amici mi dicevano che ero diventato uno zombie".
Inoltre, l'uso di droghe durante i rapporti sessuali oltre a essere pericoloso per il rischio di dipendenza, è – avverte il portale Infodrug – fortemente legata al rischio di malattie e infezioni sessualmente trasmissibili.
Il problema dello stigma sociale
Ignacio Labayen De Inza, amministratore delegato di Controlling Chemsex, un'organizzazione benefica di Londra nata per diffondere consapevolezza e offrire supporto alle vittime delle del chemsex ha spiegato che nonostante questo rappresenti una realtà diffusa, oggi se ne parla ancora molto poco e non si sta facendo abbastanza per migliorare le cose: "Non solo il governo nessuno, nessuno sta facendo abbastanza". Secondo De Inza il silenzio che circonda questo fenomeno risente ancora molto dei tabù che circondano temi come il sesso, soprattutto se si parla di sesso tra persone gay, e l'uso di droga.
Per questo è fondamentale lavorare per rimuovere lo stigma sociale e parlare di più di queste pratiche così da aumentare la consapevolezza sui rischi reali e offrire supporto alle persone che finiscono nella "trappola" – come l'ha definita un attivista di Controlling Chemsex – del sesso chimico.