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Il segreto per vivere più a lungo è un’alimentazione che fa bene anche al pianeta

Lo mostrano i risultati di una nuova ricerca che ha valutato gli effetti delle abitudini alimentari di oltre 200.000 persone, riscontrando una riduzione del rischio di morte prematura e un impatto ambientale sostanzialmente inferiore in coloro che seguono la cosiddetta “dieta della salute planetaria”: ecco di cosa si tratta e cosa hanno scoperto i ricercatori.
A cura di Valeria Aiello
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Si chiama dieta della salute planetaria (dall’inglese Planetary Health Diet, PHD) e ha dimostrato di allungare la vita e avere un impatto ambientale sostanzialmente inferiore rispetto ad altri regimi alimentari: lo mostrano i risultati di una nuova ricerca che ha valutato i dati sanitari di oltre 200.000 persone che hanno preso parte al Nurses’ Health Study I e II e all’Health Professionals Follow-Up Study, tre tra le più grandi indagini condotte negli Stati Uniti per valutare come le abitudini dietetiche e lo stile di vita di donne e uomini siano associati all’incidenza di malattie gravi, come cancro e patologie cardiovascolari.

Dall’analisi è emerso che coloro consumavano principalmente cibi di origine vegetale minimamente trasformati, come noci, fagioli, frutta, verdura, cereali integrali e olio d’oliva, insieme a modeste quantità di carne, pesce, uova e latticini, avevano un più basso rischio di morte prematura per malattie cardiache, cancro e altre patologie croniche, riducendo al tempo stesso l’impatto ambientale della dieta, perché questo modello alimentare di basa su cibi coltivati utilizzando relativamente meno terra e acqua e su prodotti che determinano più basse emissioni di gas serra.

L’analisi, pubblicata sull’American Journal of Clinical Nutrition, si è ispirata a un importante rapporto del 2019 della EAT-Lancet Commission, che ha appunto progettato la “dieta della salute planetaria” in grado di sostenere 10 miliardi di persone e il pianeta entro il 2050. La dieta, a grandi linee, incoraggia le persone a mangiare più vegetali e cibi integrali insieme a piccole porzioni di carne e latticini, ed è stata progettata per essere flessibile e adattabile alle diverse preferenze culturali, culinarie e personali. Il nuovo studio è tra i primi ad esaminare i benefici di questa dieta sulla la salute umana e quella planetaria nel lungo periodo.

I partecipanti allo studio, che al momento dell’arruolamento non avevano malattie croniche importanti, hanno infatti completato una serie di questionari dietetici ogni quattro anni, per un massimo di 34 anni. Le loro diete sono state quindi esaminare in base al consumo di 15 gruppi di alimenti – inclusi cereali integrali, verdure, pollame e noci – per valutare l’aderenza alla PHD. Nel dettaglio, l’analisi ha rilevato:

  • Rischio di morte prematura più basso: coloro che avevano un regime alimentare che corrispondeva maggiormente alla dieta della salute planetaria avevano il 30% in meno di probabilità di morire prematuramente rispetto alle persone che consumavano minori quantità di alimenti che costituiscono la base della dieta della salute planetaria
  • Minore rischio di sviluppare malattie: le persone che seguivano un regime alimentare più attinente alla dieta della salute planetaria avevano un rischio del 10% più basso di morire di cancro, una probabilità del 14% inferiore di morire per malattie cardiovascolari, una riduzione del 47% del rischio di morte per malattie polmonari e una probabilità inferiore del 28% di morte per Alzheimer e altre malattie neurodegenerative.
  • Minore rischio di malattie infettive: le donne le cui abitudini alimentari erano più in linea con la dieta della salute planetaria avevano un rischio del 38% più basso di morire a causa di malattie infettive.
  • Migliore salute del pianeta: l’analisi dell’impatto ambientale ha rilevato che una maggiore aderenza alla dieta della salute planetaria è associato a una riduzione delle emissioni di gas serra del 29%, a una riduzione del 51% nell’uso dei terreni coltivati, a una riduzione del 21% nell’uso di fertilizzanti e a una riduzione del 13% nell’irrigazione e nel fabbisogno idrico.

Walter Willett, autore senior del nuovo studio e professore di epidemiologia e nutrizione presso la Harvard TH Chan School of Public Health di Boston, ha sottolineato che l’adozione di una dieta salutare per il pianeta non richiede la rinuncia alla carne, che costituisce comunque una parte importante della dieta, ma in proporzioni significativamente inferiori rispetto a cereali integrali, frutta, verdura, noci e legumi. Una tipica settimana di questa dieta potrebbe ad esempio includere una porzione giornaliera di latticini come latte, formaggio o yogurt, una porzione settimanale di carne rossa, una porzione settimanale di uova, due porzioni settimanali di pollame e due porzioni settimanali di pescato.

I nostri risultati mostrano quanto la salute umana e quella planetaria siano collegate  – ha evidenziato Willett – . Mangiare in modo sano aumenta la sostenibilità ambientale, che a sua volta è essenziale per la salute e il benessere di ogni persona sulla terra”.

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