Il segnale radio da un pianeta roccioso aumenta le probabilità di scoprire mondi abitabili
Un pianeta extrasolare (o esopianeta) roccioso e con dimensioni simili alla Terra chiamato YZ Ceti b potrebbe avere un campo magnetico. È la prima volta che gli scienziati fanno una scoperta di questo genere ed è molto significativa. Un campo magnetico rappresenta infatti uno “scudo” per l'atmosfera e la vita stessa su un pianeta, schermando la radiazione cosmica e stellare in grado di annientarle. È esattamente ciò che si verifica sulla Terra: se il campo magnetico non ci fosse, infatti, il plasma del vento solare – le particelle cariche elettricamente espulse dal Sole – e altre radiazioni UV distruggerebbero lo strato di ozono e raggiungerebbero la superficie, uccidendo tutte le forme biologiche su di essa (esseri umani compresi). Insomma, sapere che un esopianeta roccioso potrebbe possedere questo "sistema di difesa" è una notizia entusiasmante.
A scoprire il possibile campo magnetico sull'esopianeta YZ Ceti b, una “sub Terra” a 12 anni luce da noi incastonata nella costellazione della Balena, sono stati i due scienziati J. Sebastian Pineda e Jackie Villadsen, rispettivamente del Laboratory for Atmospheric and Space Physics dell'Università del Colorado di Boulder e del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell'Università Bucknell. I due studiosi hanno analizzato il pianeta con il radiotelescopio Karl G. Jansky Very Large Array, raccogliendo un segnale radio ripetuto affine a quello delle aurore polari. Non a caso lo hanno chiamato "auroral radio emissions". Questi fenomeni luminosi, come quelli apparsi recentemente sui cieli della Nuova Zelanda, nascono proprio dall'interazione tra le particelle del vento solare e i gas presenti nella ionosfera, distribuendosi lungo le linee del campo magnetico terrestre e dando vita ai meravigliosi archi aurorali. I ricercatori ritengono che le onde radio stellari rilevate nel sistema YZ Ceti derivino proprio dalle interazioni tra il campo magnetico dell'esopianeta roccioso e l'attività della sua stella.
"La ricerca di mondi potenzialmente abitabili o portatori di vita in altri sistemi solari dipende in parte dalla capacità di determinare se gli esopianeti rocciosi simili alla Terra abbiano effettivamente dei campi magnetici", ha dichiarato in un comunicato stampa il dottor Joe Pesce della NSF, direttore del programma per il National Radio Astronomy Observatory. "Questa ricerca mostra non solo che questo particolare esopianeta roccioso ha probabilmente un campo magnetico, ma fornisce un metodo promettente per scoprirne di più", ha aggiunto lo scienziato.
I due ricercatori si sono concentrati su YZ Ceti b perché orbita vicinissimo attorno alla sua stella e impiega solo due giorni per completare un'orbita (in altri termini, un anno su questo mondo alieno dura appena 48 ore terrestre). Ciò permette agli scienziati di analizzare rapidamente e ripetutamente i fenomeni di interazione tra i due oggetti celesti. Secondo i due studiosi la ricerca sta fornendo “nuove informazioni sull'ambiente intorno alle stelle”, ciò che viene chiamato “clima spaziale extrasolare”.
Poiché i campi magnetici sono invisibili (in assenza di un'aurora luminosa) affinare queste tecniche di rilevamento un giorno potrebbe permetterci di scoprire un esopianeta potenzialmente abitabile con tanto di campo magnetico, un dettaglio che aumenterebbe drasticamente le possibilità che possa ospitare forme di vita e addirittura possa essere colonizzato. Non è tuttavia il caso di YZ Ceti b, che orbitando vicinissimo alla stella madre è ben al di fuori dalla cosiddetta zona di Goldilocks – quella che permette in linea teorica acqua liquida sulla superficie – ed è caratterizzato da temperature infernali. I dettagli della ricerca “Coherent radio bursts from known M-dwarf planet-host YZ Ceti” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature.