Il satellite della NASA è precipitato sulla Terra, ma è mistero su ora e luogo di impatto
Il satellite RHESSI (Reuven Ramaty High Energy Solar Spectroscopic Imager) della NASA che ha tenuto tutti col fiato sospeso nelle ultime ore si è schiantato sulla Terra, ma mancano ancora informazioni ufficiali sull'orario esatto di caduta e soprattutto sul luogo – o sui luoghi – in cui sono precipitati i detriti. Ciò che è certo è che non ha nulla a che vedere col bagliore che ha illuminato Kiev attorno alle 22:00 del 19 aprile. Inizialmente si era diffusa la notizia che fossero stati proprio i resti del veicolo spaziale ad aver illuminato la capitale dell'Ucraina, ma la notizia è stata perentoriamente smentita dalla NASA e anche dal dottor Jonathan McDowell, astrofisico dell'Università di Harvard e dello Smithsonian Center for Astrophysics specializzato proprio nell'analisi delle orbite della cosiddetta “spazzatura spaziale”.
Per capire che fine ha fatto RHESSI, un satellite del Programma Small Explorer lanciato il 5 febbraio 2002 da Cape Canaveral per lo studio del Sole, si può fare riferimento all'ultimo bollettino rilasciato dal Center for Orbital Reentry and Debris Studies (CORDS) di Aerospace Corporation. Secondo i dati indicati il rientro sarebbe avvenuto a mezzanotte e 37 minuti del Tempo Coordinato Universale (UTC), con un margine di errore di più o meno 2 ore. Tradotto per il fuso orario italiano (CET) significa che RHESSI è precipitato sulla superficie terrestre tra le 02:37 e le 06:37 di oggi, giovedì 20 aprile. La finestra oraria abbraccia quella comunicata dall'agenzia aerospaziale statunitense nel suo ultimo aggiornamento, nel quale si prevedeva l'ora di impatto alle 02:50 ora italiana con un margine di errore di circa un'ora.
Nel momento in cui stiamo scrivendo nessun organo ufficiale ha comunicato l'orario esatto di impatto. La fonte principale è il Comando Spaziale degli Stati Uniti (U.S. Space Command), che in passato ha pubblicato su Twitter aggiornamenti in tempo reale sul rientro di altri veicoli spaziali, come ad esempio il razzo cinese Long March B schiantatosi il 4 novembre 2022 nell'Oceano Pacifico centromeridionale. Al momento non ci sono cinguettii dedicati al rientro di RHESSI. Anche Il servizio di monitoraggio dell'Unione Europea “EU Space Surveillance and Tracking” (EUSST) non ha rilasciato dati al riguardo.
Per capire la possibile area di impatto dei resti del satellite, sopravvissuti al processo di ablazione contro l'atmosfera terrestre, si può fare affidamento alle orbite finali segnalate da Aerospace Corporation. Inizialmente c'era il potenziale rischio che alcuni potessero cadere anche sull'Italia, ma in base alla mappa più aggiornata lo Stivale è stato completamente "risparmiato" da Rhessi (così come il territorio ucraino, del resto). I detriti del satellite potrebbero essere caduti su alcuni Paesi del Sud America (come Argentina e Brasile), in Africa, in Medio Oriente e in Asia (soprattutto Cina). Ma è molto più probabile, a questo punto, che siano finiti nell'Oceano Pacifico o nell'Atlantico.
Poiché il satellite in caduta libera aveva un peso di circa 300 chilogrammi, la NASA prevedeva la distruzione quasi completa dopo l'impatto con l'atmosfera terrestre. Tuttavia si prevedeva anche che alcuni frammenti sarebbero sopravvissuti al processo di ablazione, per questo è stata diramata l'allerta sui potenziali rischi. Fortunatamente, come avvenuto anche nel recente passato per altri incidenti analoghi, a questo punto si può desumere che non si siano registrati danni a cose a persone (ma ribadiamo che mancano ancora conferme ufficiali). Nel 2020, nel cuore della pandemia di COVID-19, i resti di un razzo cinese Long March 5-B caddero su un villaggio della Costa d'Avorio, ma non sono mai state fornite informazioni ufficiali sull'entità dei danni provocati.