Il polo nord rischia di spostarsi di 30 metri entro il 2100: cause e conseguenze del fenomeno

Entro la fine del secolo il polo nord geografico potrebbe spostarsi di circa 30 metri rispetto alla posizione che aveva all'inizio del secolo scorso. È quanto emerso da un nuovo studio che ha valutato l'impatto dello scioglimento dei ghiacci innescato dal cambiamento climatico di origine antropica. Diversi studi, infatti, hanno dimostrato che la riduzione significativa delle calotte glaciali dovute al riscaldamento globale determina una ridistribuzione delle masse sulla Terra, che a sua volta influenza la posizione dell'asse di rotazione terrestre (inclinato di 23,7 gradi) che attraversa il Polo Nord e il Polo Sud. I poli geografici non vanno confusi con i poli magnetici; anche il polo nord magnetico si sta spostando, come evidenziato dalla nuova mappa in alta risoluzione (WMM2025) del modello magnetico mondiale che viene ricalibrato ogni cinque anni, ma si tratta di fenomeni differenti.
Lo spostamento del polo nord geografico è dovuto a quelli che gli scienziati chiamano processi baristatici, ovvero “la ridistribuzione delle masse continentali e oceaniche dovuta allo scioglimento delle calotte polari, dei ghiacciai globali e alle variazioni delle riserve idriche terrestri”, come indicato dagli autori del nuovo studio. Ciò influenza l'inclinazione dell'asse terrestre e il moto polare. La Terra è come una trottola gigantesca; se modifichiamo il peso delle masse nella parte superiore, la trottola inizia a oscillare perché cambia il suo asse di rotazione. La costante immissione in atmosfera di gas climalteranti come l'anidride carbonica (CO2) e metano (CH4) innesca l'effetto serra che porta allo scioglimento dei ghiacci, che a sua volta libera immense quantità di acqua – innalzando il livello del mare – e diminuisce la pressione sulla crosta terrestre. Ciò modifica la distribuzione delle masse e comporta lo spostamento dell'asse terrestre. Secondo i calcoli degli scienziati, nello scenario climatico peggiore legato a una fusione estesa dei ghiacciai e delle calotte, il polo nord geografico della Terra potrebbe spostarsi di oltre 27 metri rispetto alla posizione che aveva nel 1900.
A determinarlo è stato un team di ricerca internazionale guidato dai due scienziati Mostafa Kiani Shahvandi e Benedikt Soja dell'Istituto di geodesia e fotogrammetria dell'ETH Zurigo, che hanno condotto diverse simulazioni di scenari climatici tenendo presenti i dati più ottimistici e pessimistici stimati da altri esperti. I dati sono stati incrociati con quelli dello spostamento dei poli tra il 1900 e il 2018. Dall'analisi è emerso che nello scenario climatico più ottimistico lo spostamento del Polo Nord sarebbe di circa 12 metri entro il 2100, mentre per quello più pessimistico si arriverebbe a oltre 27 metri. Lo spostamento sarebbe diretto verso Ovest. La principale fonte di questo spostamento verrebbe dallo scioglimento del ghiaccio della Groenlandia e in misura minore da quello dell'Antartide. Anche i cambiamenti nei ghiacciai continentali e delle riserve idriche sulla Terra giocherebbe comunque un ruolo in questa ridistribuzione delle masse. Tutto questo avverrebbe a causa delle attività umane, principale volano della crisi climatica in atto a causa delle sopracitate immissioni di gas a effetto serra.
Ma cosa comporterebbe questa variazione del polo nord geografico? Come spiegato dai due scienziati, il moto polare è fondamentale per la navigazione dei veicoli spaziali e nell'orientamento dei telescopi nello spazio profondo, pertanto potrebbero insorgere problemi di precisione con tutte le conseguenze del caso. Anche i cambiamenti nelle maree potrebbero influenzare negativamente la gravimetria satellitare e altri strumenti scientifici che studiano il mantello terrestre. I dettagli della ricerca “Climate-Induced Polar Motion: 1900–2100” sono stati pubblicati su Geophysical Research Letters.