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Il periodo in cui si nasce può influenzare come si accumula il grasso nel corpo, secondo uno studio

Ricercatori giapponesi hanno determinato che chi nasce nelle stagioni fredde ha maggiori probabilità di avere un tessuto adiposo bruno attivo, BMI più basso e meno grasso attorno agli organi.
A cura di Andrea Centini
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Chi nasce durante le stagioni fredde ha maggiori probabilità di avere un indice di massa corporea (BMI) più basso, meno accumulo di grasso attorno agli organi, un metabolismo energetico più efficiente e una maggiore attività del grasso bruno. È quanto emerso da un nuovo studio che ha trovato un'interessante associazione statistica tra il periodo in cui si viene alla luce e il metabolismo energetico, la cui efficienza alterata può innescare molteplici malattie. Di fatto, chi nasce nei mesi freddi potrebbe ottenere dei vantaggi sulla salute da non sottovalutare. Ricordiamo che il grasso bruno o tessuto adiposo bruno (TAB), a differenza del grasso normale (bianco) legato all'accumulo di lipidi, è un tipo di grasso specializzato strettamente connesso alla termogenesi, cioè alla produzione di calore attraverso lo sfruttamento degli acidi grassi. È legato anche al controllo della glicemia. Il grasso bruno è molto attivo nei bambini per il mantenimento della temperatura corporea, mentre negli adulti lo è molto meno, sebbene possa essere stimolato da fattori esterni (come il freddo). Anche negli individui in sovrappeso e obesi risulta in genere meno attivo.

A determinare che nascere in una stagione fredda può cambiare il modo in cui il grasso si accumula e attiva nel nostro organismo è stato un team di ricerca giapponese guidato da scienziati giapponesi della Facoltà di medicina dell'Università di Tohoku di Sendai e della Divisione di Medicina Metabolica, Centro di Ricerca per la Scienza e la Tecnologia Avanzate (RCAST) dell'Università di Tokyo, che hanno collaborato con i colleghi di diversi istituti. Fra quelli coinvolti il Dipartimento di Nutrizione, Facoltà di Infermieristica e Nutrizione del Tenshi College, l'Università di Scienze Avanzate di Kyoto e altri. I ricercatori, coordinati dal professor Takeshi Yoneshiro, docente presso la Divisione di Fisiologia molecolare e metabolismo dell'ateneo di Sendai, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver coinvolto centinaia di giovani in uno studio ad hoc. Nella prima parte della ricerca hanno analizzato l'attivazione del tessuto adiposo bruno in centinaia di volontari, osservando che quelli nati nel periodo freddo dell'anno lo presentavano con una maggiore "intraprendenza". Inoltre presentavano meno grasso attorno agli organi, un dispendio energetico superiore e un indice di massa corporea più basso, tutti segnali di una salute metabolica migliore. Gli scienziati ritengono che sia proprio la superiore attività del grasso bruno a guidare anche gli altri indici fisiologici legati al grasso bianco.

Yoneshiro e colleghi, infatti, sostengono che lo stress termico ambientale dovuto al freddo durante il periodo del concepimento sia in grado di influenzare l'attività degli adipociti legati al grasso bruno, attraverso meccanismi trascrizionali ed epigenetici. Ciò è stato ampiamente dimostrato in modelli murini (topi) sottoposti a determinati esperimenti, ma non vi sono certezze per quel che concerne la nostra specie (Homo sapiens). L'analisi dei dati dei partecipanti, con un attento studio delle condizioni meteorologiche al momento delle nascite, suggeriscono che questi processi siano presenti anche nell'essere umano.

“L'analisi meteorologica ha rivelato che temperature esterne più basse e maggiori fluttuazioni delle temperature giornaliere durante il periodo di fecondazione sono fattori determinanti chiave dell'attività del TAB”, spiegano Yoneshiro e colleghi nell'abstract dello studio. “Questi risultati suggeriscono che il destino metabolico del TAB e la suscettibilità alle malattie metaboliche sono preprogrammati dall'eredità epigenetica dell'esposizione al freddo prima della fecondazione negli esseri umani”, hanno chiosato gli esperti. In parole semplici, nascere in un periodo freddo potrebbe offrire un metabolismo energetico più efficiente e in qualche modo protettivo per determinate condizioni legate al grasso corporeo in eccesso. Negli esperimenti condotti con i volontari, i ricercatori hanno ad esempio osservato che dopo l'esposizione al freddo e alla temperatura ambiente, le donne nate tra ottobre e aprile avevano un grasso bruno molto più attivo di quelle nate tra aprile e maggio.

“Il nostro approccio ben progettato e il campione più ampio in questo campo ci consentono di certificare l'influenza intergenerazionale dello stress da freddo sull'attività del TAB negli esseri umani”, hanno spiegato gli esperti. Non sono chiari i meccanismi coinvolti, ma secondo gli autori dello studio potremmo essere innanzi a un “sofisticato adattamento predittivo al freddo” trasmesso ai figli, al fine di migliorare le probabilità di sopravvivenza della prole. In pratica, il freddo potrebbe modificare il "funzionamento" degli ovuli e/o degli spermatozoi e attivare determinati benefici. Nei topi lo stress termico sembrerebbe avere effetti sullo sperma. Sottolineiamo che si tratta di studi osservazionali e correlazionali e sarà necessario condurre indagini più approfondite e con un campione molto più ampio (e di diverse popolazioni) per avere tutte le conferme del caso. I dettagli della ricerca “Pre-fertilization-origin preservation of brown fat-mediated energy expenditure in humans” sono stati pubblicati su Nature Metabolism.

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