Il passero solitario nella poesia di Leopardi non è un passerotto solo, ma un magnifico uccello blu
D’in su la vetta della torre antica,
passero solitario, alla campagna
cantando vai finché non more il giorno;
ed erra l’armonia per questa valle.
Più o meno tutti ricordiamo i primi versi della meravigliosa poesia “Il passero solitario” di Giacomo Leopardi, nella quale il poeta di Recanati fa un parallelismo tra la solitudine di un uccello che vive su un campanile (quello della chiesa di Sant’Agostino) e la sua. Il cuore del testo, scritto verosimilmente attorno al 1830, risiede nella sostanziale differenza tra il modo in cui i due sperimentano questa solitudine. Il volatile, infatti, vivendo secondo la propria natura non percepisce e dunque non patisce la condizione, mentre il poeta, essendone consapevole, ne soffre profondamente, pensando che un giorno si pentirà di non aver goduto della giovinezza come i suoi coetanei. È un tema ricorrente nella produzione di Leopardi, che in questa poesia viene esplicato con dolcezza e struggente malinconia.
Un aspetto curioso e interessante relativo al capolavoro leopardiano riguarda proprio il passero solitario in quanto animale. In molti, non approfondendo la questione, potrebbero essere indotti a pensare che il poeta faccia riferimento a un comune passerotto – come ad esempio una passera d'Italia (Passer italiae) – che per qualche ragione vive e canta da solo sul campanile della chiesa marchigiana. Del resto sarebbe appropriato per raccontare il delizioso parallelismo al centro della poesia, pur trattandosi di animali sociali. In realtà il passero solitario è una specie ben definita che porta esattamente questo nome comune, classificata con il nome scientifico Monticola solitarius. Si tratta di un uccello appartenente alla famiglia dei Muscicapidi (i cosiddetti “pigliamosche”), come il pigliamosche comune, la balia dal collare, il pettazzurro, il pettirosso, l'usignolo comune e molti altri passeriformi.
Il passero solitario è uno dei più grandi della sua famiglia, essendo lungo oltre i 20 centimetri, più o meno come un merlo, ma dall'aspetto più elegante e slanciato. L'uccello, infatti, si caratterizza per uno splendido piumaggio blu cobalto e nero (nei maschi). Le femmine, come accade in moltissime altre specie di uccelli, hanno invece un piumaggio criptico che permette loro di mimetizzarsi mentre covano le uova e accudiscono i piccoli nel nido.
La specie in Italia è presente quasi ovunque, dalle montagne alle coste, ma è piuttosto schiva e può passare inosservata poiché da lontano e in volo il bellissimo colore blu non è molto evidente. I passeri solitari prediligono pareti rocciose, falesie e ruderi, nidificando tra le rocce e in anfratti non esposti alla luce solare diretta (non sugli alberi). Diverse coppie sono presenti anche in grandi città come Roma e Genova. Nel periodo primaverile i maschi cantano da soli dai posatoi per attrarre le compagne, proprio come l'esemplare osservato da Leopardi sul campanile di Recanati, divenuto protagonista di una delle sue opere più celebri.