Il nuovo farmaco anti-diabete (che fa dimagrire) è efficace anche contro l’apnea notturna
Il farmaco tirzepatide (Mounjaro), nato come anti-diabete e recentemente diventato il secondo medicinale, dopo la semaglutide (Ozempic e Wegovy) ad essere approvato per la perdita di peso, ha dimostrato di poter essere efficace anche contro l’apnea notturna, una condizione medica caratterizzata da interruzioni respiratorie durante il sonno.
Nota anche come sindrome delle apnee ostruttive del sonno (Obstructive Sleep Apnea Syndrome, OSAS), l’apnea notturna può comportare una riduzione dei livelli di ossigeno nel sangue e un più alto rischio di complicanze cardiovascolari, come ipertensione, infarto e ictus, motivo per cui rappresenta un disturbo che causa non solo frequenti risvegli durante la notte, con tutte le conseguenze che ciò comporta, ma può anche aumentare la probabilità di sviluppare altre patologie croniche e pericolose per la vita.
Nel mondo, si stima che circa 900 milioni di persone soffrano di apnee notturne, per le quali le opzioni terapeutiche sono tuttavia limitate al controllo dei fattori di rischio (come obesità, abuso di alcolici e sonniferi e bassi livelli di ormoni tiroidei) e all’uso della pressione continua positiva delle vie aeree (CPAP) mediante una maschera che si applica su naso e bocca e che forza il passaggio dell’aria, facilitando il respiro.
Sono però in molti a non tollerare la CPAP, principalmente perché si hanno difficoltà nel dormire indossando un dispositivo: circa un terzo dei pazienti smette infatti di usare la maschera o la utilizza solo di tanto in tanto, trascurando così la condizione e lasciando che i suoi sintomi, come russamento e respiro affannoso, rilevati anzitutto dalla persona che dorme o convive con chi soffre del disturbo, rendano difficoltoso mantenere un sonno continuo e possano condurre a condizioni più serie.
Lo studio sulla tirzepatide: efficace anche contro l’apnea notturna
Il farmaco tirzepatide (nome commerciale Mounjaro), indicato per il trattamento del diabete di tipo 2 e da qualche mese approvato per il controllo del peso corporeo, ha mostrato di poter essere anche il primo e potenziale trattamento farmacologico per le apnee notturne, avendo prodotto risultati significativi nel ridurre il numero di interruzioni respiratorie durante il sonno, un indicatore chiave per misurare la gravità della condizione.
In due studi separati, entrambi di fase 3, che hanno coinvolto 469 adulti con apnea ostruttiva notturna da moderata a grave e obesità, i partecipanti che hanno ricevuto tirzepatide (10 mg o 15 mg) per 52 settimane, hanno mostrato un netto miglioramento della respirazione notturna, passando in media da 50 interruzioni del respiro all’ora a circa 29 eventi all’ora, con una differenza leggermente più marcata nei partecipanti che utilizzavano anche la CPAP.
Nello specifico, come dettagliato nei risultati della sperimentazione, pubblicati New England Journal of Medicine, nei partecipanti allo studio 1, che al basale mostravano una media 51,5 interruzioni del respiro all’ora, la variazione è stata di -25,3 eventi all’ora nel gruppo trattato con tirzepatide rispetto a -5,3 eventi all’ora del gruppo che ha ricevuto un placebo, per una differenza di trattamento stimata di -20,0 eventi per ora. Nei partecipanti allo studio 2, che utilizzavano anche la CPAP e al basale mostravano 49,5 interruzioni del respiro all’ora, la variazione è stata di -29,3 eventi all’ora con tirzepatide e -5,5 eventi all’ora (IC al 95%, da -9,9 a -1,2) con placebo, per una differenza di trattamento stimata di -23,8 eventi per ora.
Risultati che hanno evidenziato il potenziale della tirzepatide nel trattamento dell’apnea ostruttiva del sonno, suggerendo come questo medicinale sia efficace non solo contro diabete e obesità ma possa a breve diventare un prodotto valido anche nel migliorare la qualità di vita delle persone che soffrono di apnee notturne.
“Si tratta di risultati che segnano una pietra miliare significativa nel trattamento della condizione, offrendo una nuova e promettente opzione terapeutica che affronta sia le complicazioni respiratorie sia quelle metaboliche – ha affermato Atul Malhotra, autore principale dello studio e professore di medicina presso la School of Medicine dell’Università della California a San Diego – . La tirzepatide offre un’alternativa più accessibile per le persone che non tollerano la CPAP ma può anche rappresentare un trattamento combinato con la CPAC che, in aggiunta al controllo del diabete e alla perdita di peso, risulta ottimale nel ridurre il rischio cardiometabolico e i sintomi della condizione”.