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Vaiolo delle scimmie in Italia ed Europa

Il nuovo ceppo di vaiolo delle scimmie “sta mutando rapidamente”: l’allarme degli scienziati

Il nuovo ceppo di vaiolo delle scimmie (mpox) è una forma mutata del clade I (clade Ib) del virus che si distingue per la presenza di mutazioni indotte dalla citosina deaminasi APOBEC-3: secondo gli esperti, l’azione di questa proteina sta accelerando l’evoluzione virale.
A cura di Valeria Aiello
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Particelle di virus del vaiolo delle scimmie (in rosa) all'interno di una cellula infettata (in giallo) / Credit: NIAID
Particelle di virus del vaiolo delle scimmie (in rosa) all'interno di una cellula infettata (in giallo) / Credit: NIAID
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Il nuovo ceppo vaiolo delle scimmie (mpox) per cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato l’emergenza sanitaria globale è una forma mutata del clade I (clade Ib) del virus che, secondo gli esperti, sta mutando più velocemente del previsto, diffondendosi rapidamente in aree dove non ci sono fondi e strutture che permettano di monitorarlo adeguatamente. Ciò significa che sul nuovo ceppo virale ci sono molte incognite, legate sia alla reale portata dell’epidemia nell’Africa centrale, sia alla velocità con cui il patogeno si sta evolvendo.

Nella Repubblica Democratica del Congo, dove le prime infezioni legate al nuovo e più pericoloso ceppo sono state identificate nel settembre 2023, i focolai di vaiolo delle scimmie hanno causato più 18.000 casi sospetti e oltre 600 decessi da inizio anno, diffondendosi oltre i confini nazionali: nell’ultimo messe, sono stati confermati 222 casi di clade Ib in quattro paesi africani, più un caso in Svezia e uno in Thailandia, entrambi in persone di ritorno viaggi in Africa. I sintomi causati dal nuovo ceppo sono associati a una maggiore severità della malattia, soprattutto nei bambini, hanno inoltre quattro volte più probabilità di morire di mpox rispetto agli adulti.

Il nuovo vaiolo delle scimmie sta mutando più rapidamente

Il nuovo ceppo di vaiolo delle scimmie, noto come clade Ib, appartiene al clade I, uno dei due gruppi virali di vaiolo delle scimmie conosciuti. Rispetto al clade II, che ha innescato l’epidemia globale del 2022, evolvendosi in cinque anni o più nel clade IIb, il nuovo virus del clade Ib è mutato molto più rapidamente, impiegando meno di un anno a diffondersi in modo significato negli esseri umani.

Ad accelerare evoluzione virale del clade I – già endemico come sub-clade Ia in Congo e in altri paesi in Africa – sarebbero le mutazioni indotte dall’APOBEC, una famiglia di enzimi (citosine deaminasi) di cui fanno parte anche le proteine APOBEC-3 che, negli umani, sono in grado di modificare la citosina in uracile negli acidi nucleici.

In particolare, il sequenziamento genetico delle infezioni causate dal clade Ib del vaiolo delle scimmie ha mostrato che il virus è caratterizzato da queste mutazioni di tipo APOBEC-3, che sono un segno di adattamento del patogeno negli esseri umani, ovvero dell’azione che le proteine APOBEC-3 umane esercitano sul genoma virale.

Secondo quando affermato dal dottor Miguel Paredes, che sta studiando l’evoluzione dell’mpox e di altri virus presso il Fred Hutchison Cancer Center di Seattle, tutti i casi di mpox trasmessi da persona a persona presentano questa firma di mutazioni APOBEC, il che significa che il virus sta mutando più rapidamente di quanto ci aspetteremmo”. Tali mutazioni, come effetto diretto delle proteine APOBEC-3 sul DNA virale, avrebbero quindi agito come motore dell’evoluzione virale, portando alla differenziazione del nuovo e più pericoloso ceppo del clade I che, con la crescente diffusione, ora rischia di accumulare ulteriori mutazioni.

Le infezioni causate dal clade I del vaiolo delle scimmie sono associate a una maggiore gravità della malattia e una più alta mortalità, di circa il 5% negli adulti e del 10% nei bambini, rispetto all’1% del clade II. La nuova variante è stata inoltre segnalata per aver causato “un numero allarmante di aborti nelle giovani donne, mentre si registra un crescente numero di infezioni che dal Congo si sta rapidamente espandendo nei paesi limitrofi, tra cui Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda, dove finora non erano mai stati segnalati casi di mpox.

Mi preoccupa che in Africa stiamo lavorando alla cieca ha affermato il dott. Dimie Ogoina, esperto di malattie infettive presso il Niger Delta University Hospital e presidente del comitato di emergenza mpox dell’OMS – . Non comprendiamo molto bene la nostra epidemia, e se non comprendiamo molto bene la nostra epidemia avremo difficoltà ad affrontare il problema in termini di dinamiche di trasmissione, gravità e fattori di rischio della malattia”.

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