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Il mistero dell’Homo juluensis, l’ominide dal “cranio enorme” che può riscrivere la storia umana

L’Homo juluensis è una nuova specie di ominidi proposta nel 2024 dai paleoantropologi Christopher J. Bae e Xiujie Wu sulla base dello studio di alcuni fossili rivenuti negli Anni 70 in Cina: sono i resti di 16 individui vissuti tra 200.000 e 160.000 anni fa, che non sarebbero attribuibili a nessuna specie conosciuta.
A cura di Valeria Aiello
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I fossili di misteriosi ominidi, che non sarebbero attribuibili a nessuna specie conosciuta, potrebbero riscrivere la storia umana, accrescendo di complessità il nostro albero genealogico. Si tratta frammenti di crani, denti e mascelle rinvenuti negli anni 70 in Cina, nel sito di Xujiayao, che rappresentano 16 individui vissuti tra 200.000 e 160.000 anni fa, durante il tardo Quaternario, un periodo che negli ultimi decenni è stato scosso dalla scoperta di altre specie di ominidi, come gli Homo floresiensis, dall’isola di Flores in Indonesia, e gli Homo luzonensis, dall’isola di Luzon, nelle Filippine.

Più di recente, uno studio dei fossili di Xujiayao, ha portato all’ipotesi che nel tardo Quaternario esistesse anche un’altra specie di ominidi, la cui caratteristica principale si riflette nel nome proposto per la specie: Homo juluensis, da “ju lu” che in cinese significa testa enorme. I crani di questi misteriosi ominidi sono infatti molto grandi, con una capacità stimata di 1.700, 1.800 centimetri cubi, rispetto a una media di 1.400 centimetri cubi di un uomo moderno.

La proposta di riconoscere questa nuova specie di ominidi, avanzata nel 2024 dai paleoantropologi Christopher J. Bae del dipartimento di antropologia presso l’Università delle Hawaii e dal professor Xiujie Wu dell’Istituto di paleontologia dei vertebrati e paleoantropologia di Pechino in uno studio pubblicato su Nature Communications, sta suscitando discussioni tra gli scienziati, che non concordano nel ritenere che quegli ominidi possano essere considerati come appartenenti a una nuova specie.

Chi è l’Homo juluensis, l’ominide dal “cranio enorme”

L’Homo juluensis è una possibile specie di ominidi, considerata come intermedia tra gli ominidi più primitivi, come gli Homo erectus, e quelli più moderni, come gli Homo Sapiens, sulla base dello studio su 21 fossili recuperati tra il 1976 e il 1979 nel sito di Xujiayao, al confine tra le province di Shanxi e Hebei nella Cina settentrionale. Questi fossili sono frammenti di crani e resti di denti e mascelle che rappresentano 16 ominidi vissuti tra 200.000 e 160.000 anni fa, da cui i paleoantropologi Bae e Wu sono stati in grado di ricostruire digitalmente un cranio.

I 21 fossili recuperati nel sito di Xujiayao, in Cina, e la ricostruzione digitale del cranio di un Homo juluensis / Credit: PaleoAnthropology 2024
I 21 fossili recuperati nel sito di Xujiayao, in Cina, e la ricostruzione digitale del cranio di un Homo juluensis / Credit: PaleoAnthropology 2024

La forma ampia, bassa e larga del cranio è completamente diversa da quella di altre specie di ominidi note, come i Neanderthal o l’Homo erectus, e dai crani a forma di globo dell’Homo sapiens, suggerendo una specie morfologicamente differente, che secondo Bae e Wu dovrebbe essere classificata come Homo juluensis. Secondo altri esperti non coinvolti nella ricerca, la mancanza di prove genetiche, sempre più utilizzate nella classificazione delle specie, e la sola differenza nella forma della scatola cranica non consentirebbero di definire questa nuova specie.

Tuttavia, se l’ipotesi di Bae e Wu si rivelerà corretta, quei fossili potrebbero contenere la chiave per risolvere uno dei più grandi misteri dell’evoluzione umana: un enigma iniziato con la scoperta di un osso di un mignolo nella grotta di Denisova, nei Monti Altai della Siberia meridionale. Le analisi del DNA di quel minuscolo fossile hanno portato alla scoperta, nel 2010, di una specie distinta di ominidi, che gli scienziati hanno poi chiamato Homo di Denisova. Molte persone oggi in vita portano tracce del DNA denisoviano nel loro patrimonio genetico, ma poiché i fossili di questi antichi ominidi estinti sono ancora pochi e rari, gli esperti non sanno ancora che aspetto avessero, dove vivessero e perché siano scomparsi.

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