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Il mistero della base in Antartide, la mail di un ricercatore: “È diventato violento, abbiamo paura”

Uno dei membri della spedizione ha denunciato il “comportamento inquietante” di uno dei colleghi accusato di aver aggredito uno dei componenti della squadra generando un clima di paura tra i ricercatoti, ma nessuno può raggiungerli a causa delle condizioni meteo estreme. La base di ricerca si trova a oltre mille chilometri dalla punta più meridionale del Sudafrica.
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WIKIMEDIA | La base Sanae IV in Antartide dove sono bloccati i ricercatori, foto di Ross Hofmeyr
WIKIMEDIA | La base Sanae IV in Antartide dove sono bloccati i ricercatori, foto di Ross Hofmeyr

In un'area remota dell'Antartide, a oltre 4.000 chilometri dalla costa meridionale del Sudafrica, circondata soltanto dal ghiaccio e dalla neve, si trova la base di ricerca Sanae IV. Qui, dal 1959, il governo sudafricano invia spedizioni di ricerca composte da poche e selezionati scienziati ed esperti. Queste missioni in genere durano per tutto l'inverno antartico, ovvero circa dieci lunghi mesi, durante i quali i ricercatori sono completamente isolati e raggiungerli è praticamente impossibile a causa delle condizioni meteorologiche estreme.

Anche quest'anno, il primo febbraio un team di nove persone è partito alla volta della base in Antartide per studiare i cambiamenti nel clima della regione. Dopo giorni di viaggio – in genere ci vogliono due settimane per arrivare alla base partendo dalla punta più a Sud del continente – il team arriva alla base. Tutto tace, sembra non ci siano problemi, ma il 27 febbraio una strana mail di aiuto arriva al Ministero dell'Ambiente del Sudafrica.

Un'inquietante richiesta d'aiuto

A scriverla è uno dei componenti del gruppo di ricerca allarmato da un episodio di aggressione fisica avvenuto nel laboratorio da parte di un collega che stava avendo un "comportamento profondamente inquietante", fonte di paura per l'intera squadra. La persona che scrive chiede "un'azione immediata per garantire la mia sicurezza e quella di tutti i dipendenti". Il messaggio ha messo immediatamente in allarme le autorità. Nessuno infatti, nemmeno in caso di necessità, riuscirebbe a raggiungere fisicamente i ricercatori in tempi brevi.

La notizia della presunta aggressione fisica tra gli scienziati del Sanae IV è stata data per la prima volta domenica 16 marzo dal South Africa's Sunday Times, che ha riportato parti intere del messaggio, oscurando soltanto i nomi dei ricercatori coinvolti. Il testo è piuttosto allarmante, accusa un membro della missione di aver aggredito un al altro componente e di aver più volte minacciato di morte le persone del team: "Rimango profondamente preoccupato per la mia sicurezza, chiedendomi costantemente se potrei diventare la prossima vittima", scrive l'autore della mail. Nel testo si fa riferimento anche a un episodio di violenza sessuale.

Cosa sta succedendo

Il ministro dell'Ambiente del Sudafrica, Dion George, ha spiegato che all'origine dell'aggressione di cui si parla nella mail ci sarebbe stata una lite tra il presunto aggressore e il caposquadra sull'assegnazione di compiti finita male. Mentre – riporta la Bbc – le accuse di violenza sessuale sarebbero state in parte smentite, sebbene restino quelle di molestie sessuali contro un altro componente del team, su cui le autorità sudafricane starebbero indagando.

Il ministero ha spiegato che sta gestendo la situazione con "massima urgenza", aggiungendo che non è così raro – spiega la Bbc – che gli individui abbiano una fase di adattamento iniziale quando arrivano in aree estremamente remote, anche se fino a quel momento non avevano mai dato nessun segnale sospetto. Infatti – prosegue il ministero sudafricano – in fase di selezione tutti i componenti hanno superato i vari test psicologici e valutazioni mediche a cui vengono obbligatoriamente sottoposti per poterne confermare l'idoneità a partecipare alla missione.

Il ministero ha anche aggiunto di aver parlato con la persona accusata di aggressioni. Il presento colpevole avrebbe "partecipato volentieri" a una nuova valutazione psicologica, mostrando rimorso per l'accaduto – avrebbe anche scritto una lettere di scuse alla vittima – oltre a ribadire la sua disponibilità a collaborare e a "seguire tutte le misure raccomandate".

L'impatto psicologico dell'isolamento

Il South Africa's Sunday Times spiega che a volte condizioni di estremo isolamento, come quelle a cui sono costretti i ricercatori sudafricani, chiusi dentro la stazione, circondati soltanto da ghiaccio e impossibilitati perfino a uscire all'aperto per via delle condizioni meteorologiche estreme, possono indurre ad atteggiamenti inaspettati o inconsueti, a volte anche violenti.

Alan Chambers, un esploratore professionista che l'anno scorso ha compiuto una spedizione di oltre mille chilometri al Polo Sud, ha raccontato al giornale sudafricano che stare da soli, circondati solo dalla neve e dal ghiaccio, può richiedere un forte sforzo dal punto di vista psicologico: "È tutto bianco – non c'è colore, nessun rumore e niente che vedresti come normale, quindi il comportamento di tutti – incluso il tuo – viene ingigantito. La solitudine del continente ha un enorme impatto sul comportamento degli individui. Devi davvero stare bene con te stesso perché se sei in Antartide o nell'Artico, sei costretto a trascorrere davvero tanto tempo nella tua mente".

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