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Il megalodonte non è il “mega” squalo che pensavamo: la nuova scoperta sulle dimensioni

Il riesame di alcuni reperti fossili rivela che il gigantesco squalo estinto 3,6 milioni di anni fa era molto più snello di quanto suggerito in studi precedenti.
A cura di Valeria Aiello
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Rappresentazione artistica di un megalodonte. Credit: Roland/Pixabay
Rappresentazione artistica di un megalodonte. Credit: Roland/Pixabay

Il megalodonte, l’enorme squalo estinto 3,6 milioni di anni fa, era meno “mega” di quanto finora ritenuto. Lo ha scoperto un team di ricerca internazionale che, in un nuovo studio pubblicato sulla rivista Palaeontologia Electronica, ha riesaminato alcuni reperti fossili, rilevando che il megalodonte era molto più snello di quanto suggerito da studi precedenti. Gli scienziati, co-guidati da Phillip Sternes dell’Università della California a Riverside e dal professore di paleobiologia della DePaul University di Chicago, Kenshu Shimada, hanno spiegato di aver intrapreso l’indagine dopo aver notato una discrepanza tra due lunghezze precedentemente pubblicate per uno stesso esemplare, il che ha spinto il team a rivalutare la validità della ricostruzione della forma corporea sulla base delle prove disponibili.

Uno dei principali limiti nella ricostruzione dell’aspetto del megalodonte (Otodus megalodon) risiede nel fatto che i paleontologi non dispongono di uno scheletro completo ma solo di denti e vertebre fossili, il che ha tradizionalmente richiesto l’impiego di un animale modello per la sua rappresentazione. I tentativi più recenti sono stati condotti utilizzando lo squalo bianco (Carcharodon carcharias) come specie modello, portando i ricercatori a concludere che il megalodonte fosse una versione più tozza del grande squalo bianco.

Il megalodonte era più snello ma più lungo di quanto finora ritenuto

Il nostro team ha riesaminato i reperti fossili, scoprendo che il megalodonte era più snello e forse anche più lungo del moderno squalo bianco” hanno spiegato gli studiosi. Avrebbe quindi misurato più di 15-20 metri di lunghezza ma sarebbe stato più snello di uno squalo bianco. “Pertanto, un modello migliore per la sua rappresentazione potrebbe essere il moderno squalo mako – ha precisato Sternes – . Era comunque un formidabile predatore, al vertice dell’antica catena alimentare marina, ma si sarebbe comportato diversamente in base a questa nuova comprensione del suo corpo”.

Quindi, che aspetto aveva effettivamente il megalodonte? I risultati del nuovo studio suggeriscono che il megalodonte non era semplicemente una versione più grande del moderno squalo bianco, ma aveva un corpo più snello e allungato, il che implicherebbe anche un canale digestivo più lungo. In questo caso, potrebbe aver goduto anche di un migliore assorbimento dei nutrienti, senza doversi cibare così spesso come finora ritenuto. “Con una maggiore capacità di digerire il cibo, avrebbe potuto resistere più a lungo senza bisogno di cacciare – ha aggiunto Sternes – . Ciò significa una minore pressione predatoria su altre creature marine”.

Queste conclusioni hanno portato alla formulazione di un’altra teoria sull’estinzione dei megalodonti, che non sarebbe quindi dovuta alla diminuzione naturale delle prede. Secondo la nuova ipotesi, in parte supportata dalla nuova comprensione della sua forma, a portare all’estinzione sarebbe stata “una combinazione di fattori, di cui uno potrebbe essere stato l'emergere del grande squalo bianco, che forse era più agile e un predatore ancora migliore del megalodonte – ritiene l’esperto – . La competizione per il cibo potrebbe essere stata un fattore importante nella sua fine”.

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