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Il Mar Mediterraneo bolle da oltre un mese, +4° C rispetto alla media: quali sono i rischi

Il primo rapporto del progetto CAREHeat ha rilevato che da più di un mese la temperatura del Mediterraneo è oltre i 4° C rispetto alla media del periodo.
A cura di Andrea Centini
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Il riscaldamento globale catalizzato dai cambiamenti climatici non ha un impatto negativo sulla sola temperatura dell'aria, ma può influenzare significativamente anche quella di mari e oceani, portando a conseguenze drammatiche negli equilibri ecologici e a un rischio maggiore di eventi atmosferici catastrofici. Quest'anno l'ondata di calore provocata dall'anticiclone africano sta portando le temperature del Mar Mediterraneo a picchi di diversi gradi in più rispetto alle medie del periodo, come evidenziato nei giorni scorsi dal Servizio di monitoraggio dell'ambiente marino di Copernicus (CMEMS), missione cogestita dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dalla Commissione Europea. Domenica 19 giugno, ad esempio, lungo le coste di Italia, Francia e Spagna sono stati registrati 5° C in più oltre la media, un dato semplicemente sconcertante per l'impatto sugli ecosistemi marini.

Ma l'anomalia della temperatura della superficie del mare (SST) evidenziata nel Mare Nostrum non è una questione di singoli giorni. Il primo rapporto del progetto europeo CAREHeat (acronimo di deteCtion and threAts of maRinE Heat waves – rilevamento e minacce delle ondate di calore marine) indica infatti che dal 10 maggio alla metà di giugno del 2022 la temperatura superficiale del Mediterraneo è stata superiore di 4° C rispetto alla media del periodo di riferimento (1985 – 2005). Come specificato, in alcuni giorni sono stati rilevati picchi di oltre 5° C. È un problema enorme per molteplici ragioni. Ad esempio, le temperature elevate giocano un ruolo nelle correnti marine; influenzano la disponibilità e la distribuzione di plancton e fitoplancton alla base della catena alimentare; condizionano le migrazioni e gli spostamenti degli animali marini; favoriscono le esplosioni (bloom) di fioriture algali potenzialmente tossiche e le invasioni di meduse; sono legate all'acidificazione dell'acqua, alla riduzione dell'ossigeno e a quella degli stock ittici; catalizzano il rischio di eventi atmosferici violentissimi come uragani e tempeste, a causa dell'enorme energia accumulata dal mare che poi viene rilasciata con forza. Ecco perché dopo un riscaldamento come quello attuale gli esperti si aspettano giornate di maltempo particolarmente intense. Se andiamo oltre il Mar Mediterraneo, l'acqua marina più calda favorisce lo scioglimento dei ghiacci con conseguente innalzamento dei mari. Si stima che nel entro la fine del secolo finiranno sott'acqua intere metropoli e regioni costiere (anche in Italia), mentre spariranno isole e atolli soprattutto nell'Oceano Pacifico.

Queste sono solo alcune delle conseguenze che ci aspettano a causa delle ondate di calore, come quella che stanno investendo il Mar Mediterraneo. “Con il termine ondate di calore, in inglese Marine Heat Waves (MHW), si intendono situazioni in cui la differenza tra la temperatura superficiale del mare misurata e il valore climatologico, ovvero atteso per quella particolare regione in quello specifico periodo dell’anno, supera una soglia critica per almeno 5 giorni in un’area sufficientemente ampia di mare”, ha sottolineato in un comunicato stampa il dottor Salvatore Marullo, ricercatore presso il Laboratorio ENEA di Modellistica climatica e impatti, tra i principali attori del progetto CAREHeat. “Le attività di ricerca sono iniziate con lo studio dell’ondata di calore che attualmente interessa il Mar Mediterraneo partendo dall’analisi dai dati satellitari disponibili che per primi hanno rilevato l’anomalia termica, con valori confrontabili con l’ondata di calore del 2003. È dagli inizi di maggio che nell’area mediterranea si registrano temperature ben al di sopra della media stagionale e anche la prima metà di giugno è stata caratterizzata da situazioni meteorologiche tipiche di fasi più avanzate della stagione estiva”, ha chiosato il dottor Marullo.

Grazie al nuovo progetto di ricerca gli scienziati intendono mettere a punto nuovi modelli per prevedere e studiare le ondate di calore, oltre che il loro impatto su ambiente, biodiversità e attività economiche legate al mare come l'acquacoltura e la pesca. Si valuteranno anche gli impatti sugli strati più profondi del Mediterraneo grazie ai dati raccolti dai “profilatori automatici di parametri fisici e biochimici” chiamati ARGO e BIOARGO. Da luglio le ondate di calore saranno studiate anche grazie a nuovi modelli basati sull'intelligenza artificiale (reti neurali). Al progetto CAREHeat partecipano ENEA, CNR, ESA, i centri di ricerca francesi gli istituti di ricerca francesi CLS e IFREMER e due organizzazioni senza scopo di lucro, la portoghese +ATLANTIC CoLAB e la francese Mercator Ocean International.

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